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L’Acquario come fotografarlo: Corso di fotografia parte I

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In occasione della mia visita all’ottava edizione di Salento Acquari, mi sono trovato a relazionare su un tema che mi piace molto: l’Acquario come fotografarlo, e sono quindi qua, come promesso, a riproporre un mini corso digitale come linea guida su come fotografare in acquario ottenendo il massimo compatibilmente con la nostra attrezzatura, ovviamente il corso si rivolge a tutti, visto che la maggior parte di quanto verrà scritto si applica a qualsiasi genere fotografico, anche se gli esempi saranno incentrati sulle fotografie in acquario.

Spero che il corso vi sia utile e che vi divertiate a leggerlo, per le domande e le richieste usate pure i commenti.

Questa è la prima parte e riguarda le nozioni base di fotografia, la scelta degli obiettivi, il settaggio generale della macchina, la seconda parte invece riguarderà nello specifico le fotografie in acquario, scendendo nei particolari di come fotografare gli acquari, i pesci ed i coralli, e l’ultima parte riguarderà invece lo sviluppo del negativo digitale, il file RAW.

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Le impostazioni di base in una macchina fotografica sono il Tempo di Scatto (T o S) ed il Diaframma (A o Av).

• Il DIAFRAMMA ci dice quanta luce entra dentro la macchina fotografica

• Il TEMPO DI SCATTO ci dice per quanto tempo la luce entra dentro la macchina fotografica

Subito dopo per importanza possiamo considerare il Bilanciamento del Bianco e gli ISO

• Il BILANCIAMENTO DEL BIANCO ci dice come il nostro sensore reagisce al flusso luminoso, ed è l’equivalente delle tipologie dei vecchi rullini, fondamentale per avere colori credibili in acquario.

• Gli ISO ci indicano quale sia la sensibilità alla luce che chiediamo al nostro sensore, e sono fondamentali per poter avere fotografie che non siano mosse

Quando fotografiamo dobbiamo decidere il corretto bilanciamento dei quattro elementi fondamentali che abbiamo appena visto. Diaframma, Tempo di Scatto, Bilanciamento del bianco ed ISO, a seconda di queste scelte otterremo quello che ci siamo prefissi.

Da questo discende come fondamentale anche la distinzione su come salvare la nostra fotografia, che può essere salvata dentro la fotocamera generalmente in formato jpg o in formato raw (dall’inglese grezzo).

Il formato jpg è più veloce e di immediato utilizzo, il formato raw ci permette a posteriori di intervenire sul fotogramma potendo variare praticamente tutti i valori preimpostati, tutti tranne Diaframma e Tempo di Scatto che caratterizzano ogni singola foto, come abbiamo visto sopra, e che abbiamo considerato come fondamentali.

La profondità di campo

La messa a fuoco identifica un piano parallelo alla macchina fotografica in cui ogni oggetto appare nitido e definito.
La profondità di campo invece espande questo concetto ad un limite superiore e ad un limite inferiore, indicandoci uno spazio ove tutto ci sembra nitido, e che dipende fondamentalmente dal cosidetto cerchio di confusione, in pratica, e cercando di dirlo con parole semplici, un punto non a fuoco ci sembrerà nitido se sarà più piccolo di quanto noi siamo in grado di percepire, tipico caso di una fotografia che sembra nitida guardandola nello schermo della macchina fotografica, ma che poi appare sfuocata sullo schermo del computer.

A seconda della nostra scelta sarà importante isolare un soggetto piuttosto che preferire avere tutto correttamente a fuoco, e per farlo useremo appunto il concetto di profondità di campo.

La profondità di campo è influenzata in primo luogo dal diaframma
Se il diaframma è aperto, cioè se il numero f è basso (f/1,8 ad esempio) avremo una limitata profondità di campo.
Se il diaframma è chiuso, cioè se il numero f è alto (f/11) avremo una estesa profondità di campo.
Anche la distanza dal soggetto è importante, in quanto più siamo vicini minore sarà la profondità di campo, così come è fondamentale la lunghezza dell’obiettivo, in quanto per inquadrare la stessa scena un obiettivo di una data lunghezza focale (ad esempio 100 mm) avrà profondità di campo minore di un obiettivo con lunghezza focale inferiore (50 mm ad esempio), a parità ovviamente di ogni altro fattore.

In questa foto vediamo una ampia profondità di campo ad esempio. La foto è della vasca di Giancarlo Molendini che potete ammirare qua e qua.

Qua invece vediamo una minore profondità di campo che isola il soggetto dallo sfondo.

Mentre in questa foto vediamo una ridottissima profondità di campo.

Vediamo ora la Correlazione fra Tempi e Diaframma

A parità di sensibilità (ISO) la quantità di luce per avere una corretta esposizione è individuata da una coppia di valori di tempo e diaframma, ad esempio “1/125 sec f 5,6” questa coppia di valori identifica la quantità di luce nell’unità di tempo. A seconda delle nostre scelte della profondità di campo noi possiamo aprire o chiudere il diaframma oppure variare il tempo di scatto ottenendo infinite coppie “corrette”.

Ma se la luce non dovesse bastare… cosa possiamo fare?

Aumentare la sensibilità, oppure usare il flash, anche se in acquario non lo ritengo eticamente corretto oppure aumentare gli ISO, che però comporterà un aumento del disturbo elettrico, chiamato rumore.

In ogni caso usare il flash non è semplice né è sempre fattibile, e meriterebbe una ampia trattazione a parte.

Come impostiamo quindi la nostra macchina fotografica?

Tendenzialmente si utilizza la fotocamera in una delle tre seguenti impostazioni:

Priorità di diaframma (A o Av) = indicato per macrofotografie e visioni d’insieme
Priorità di tempi (S o Tv) = indicato per le fotografie ai pesci
Manuale = massima espressione ma leggermente più complesso

In verità molte compatte e diverse reflex hanno anche una serie di scene preimpostate che possono aiutare chi non ha molta domestichezza con quanto stiamo andando ad esporre, ma siccome l’utilizzo delle scene non ci garantisce un ampio margine di manovra, io preferisco approfondire i concetti e regolarmi di conseguenza.

La fotografia sopra rappresenta quello che in genere si chiama AQUASCAPE e ritrae la vasca di Roberto Franchini che potete vedere qua, le impostazioni di scatto sono Nikon D300 con Nikkor 50 mm f1,8 – diaframma f/5 – tempo di scatto 1/160 sec – iso 500.

La fotografia sopra invece rappresenta un pesce in movimento e quindi le impostazioni di scatto sono Nikon D300 con Sigma 150 mm macro – diaframma f/4,5 – tempo di scatto 1/400 sec – iso 1600.

Parliamo ora degli obiettivi la cui scelta diviene per noi fondamentale.

L’Obiettivo permette l’ingresso della luce all’interno della fotocamera e, a seconda delle sue caratteristiche, ci porta più lontano (grandangolo) o più vicino al soggetto (tele).
L’Obiettivo è caratterizzato da 2 parametri principali, la distanza focale e l’apertura (o diaframma).
L’apertura ci indica quale sia la massima quantità di luce che può entrare nell’obiettivo nell’unità di tempo.

Per fotografare in acquario io uso in genere sempre gli stessi obiettivi:

Il Nikon 50 mm f1,8, utilizzato per quasi tutte le fotografie.

Il Nikon 70-200 f2,8 VR, per le fotografie ai pesci, visto che coniuga elevate aperture (f/2,8) ad un autofocus estremamente veloce.

Il Sigma 150 macro per le fotografie macro.

ed il Tokina 12-24 che mi serve in tutti quei casi in cui non c’è molto spazio davanti all’acquario e quindi sia necessario utilizzare un ultragrandangolare per vedere l’acquario dal davanti senza distorsioni prospettiche.

Ultimamente ho inserito nella mia batteria anche il nuovo Nikon 35 mm f1,8, in sostituzione del 50 mm per le foto con poca profondità di campo ma che non siano macro.

E’ possibile migliorare la resa del nostro obiettivo? Indipendentemente dalla sua classe? La risposta è si, e sequendo questi piccoli consigli è possibile migliorare enormemente la resa del nostro obiettivo:

L’apertura massima ci indica anche la classe di appartenenza dell’obiettivo, in quanto gli obiettivi zoom molto luminosi, diciamo con luminosità massima inferiore ad f4, sono generalmente creati per offrire il loro meglio anche a tutta apertura (cioè diaframma aperto ovvero numero f piccolo), a differenza degli zoom cosidetti consumer.
In ogni caso qualsiasi obiettivo rende al meglio se chiuso di 1 stop, quindi un f/2,8 rende meglio ad f/4, anche se ovviamente quelli professionali hanno già una ottima resa a TA ed il miglioramento è percepibile ma meno netto che quanto si ottiene con uno zoom consumer.
Il limite superiore dipende dalla grandezza del sensore, ma per limitare effetti di diffrazione si sconsiglia di diaframmare ad f maggiori di 11 per macchine APS-C o 16 per macchine FF, fotografie macro escluse, dove abbiamo altre logiche.

Come otteniamo il corretto tempo di scatto?

Per ottenere una foto tecnicamente perfetta non è sufficiente decidere il solo diaframma e disinteressarsi del tempo di scatto, perché questo incide sul mosso e sul micromosso.

Il Mosso si ha in genere con un soggetto in rapido movimento (pesci?) per il quale il tempo della fotocamera è troppo lento.
Il  Micromosso invece è il movimento della fotocamera indotto dal fotografo per il quale il tempo di scatto è evidentemente troppo lento.

Come è possibile evitare il Micromosso?

Evitare il mosso dipende dalle condizioni di quello che vogliamo fotografare mentre evitare il micromosso significa invece poter quantificare l’entità del movimento indotto.
Convenzionalmente si prende un tempo uguale all’inverso dello focale utilizzata, eventualmente corretta per le fotocamere APS-C (x 1,5), questa ovviamente è una regola generale e non vale per tutti, per cui sarebbe buona norma fare alcuni scatti di prova.

Esempio: focale 200mm, tempo di sicurezza su FF uguale a 1/200, su APS-C 1/300.

L’uso dello stabilizzatore (VR o IS) abbassa il tempo necessario allo scatto per soggetti non in movimento, ma non può nulla per soggetti in movimento!

Il Bilanciamento del Bianco

Con le ultime fotocamere il bilanciamento automatico fornisce un discreto bilanciamento ma la scelta migliore sarebbe quella di misurarlo sempre per ottenere la corretta valutazione dei colori da parte della macchina fotografica.
In ogni caso è un parametro che, a grandi linee, può essere completamente impostato sul file raw nella seguente post produzione.

Dato lo scatto è importante poter valutare istantaneamente le fotografie on camera, ed è possibile utilizzando gli istogrammi attraverso il monitor della fotocamera e gli altri strumenti che la fotocamera ci mette a disposizione.

Aree “bruciate” on camera

In tutte le fotocamere c’è la possibilità di visualizzare le aree bruciate dell’immagine, cioè aree in cui non è registrata nessuna informazione, come lampeggianti.

Gli Istogrammi ci mostrano la distribuzione della luminosità (istogramma principale), del canale rosso, verde e blu e ci permettono quindi di valutare se la foto sia correttamente esposta, se ci siano aree bruciate oppure aree troppo scure.

Sulla destra gli istogrammi come mostrati nella Nikon D300 e sulla sinistra quelli della Canon 50D come esempio.

Nel caso la fotografia sia troppo chiara o troppo scura, e quindi l’istogramma non ci soddisfi, sia cioè troppo a destra o troppo a sinistra, possiamo intervenire utilizzando il pulsante di compensazione dell’esposizione e ripetere lo scatto.
Potremmo anche intervenire in post produzione agendo sul raw, ma in questo modo otterremmo anche un aumento di rumore, che potrebbe invece essere evitato potendo ripetere lo scatto.

Per valutare il mosso od il micromosso è sufficiente zoomare sull’immagine scattata fino ad arrivare al rapporto 1:1 per poter così valutare adeguatamente la nitidezza delle nostre immagini.

Dopo aver visto tutto quanto fino a qua esposto possiamo dire che per ottenere il massimo dalla nostra fotografia dovremo:

1) Utilizzare un diaframma maggiore di 1 o 2 stop rispetto a quello nominale (minimo) della lente alla data focale;

2) Utilizzare un tempo di scatto che ci consenta di evitare il mosso ed il micromosso, oppure impiegare un treppiede;

3) Utilizzare una sensibilità tale per cui sia possibile utilizzare un tempo di scatto adeguato (meglio una foto rumorosa che una foto mossa);

4) Utilizzare il corretto bilanciamento del bianco;

5) Verificare in macchina la corretta impostazione dei parametri e valutare lo scatto dal punto di vista tecnico per poterlo eventualmente ripetere.

E’ online la seconda parte del corso che potete leggere qua:

L’acquario come fotografarlo: Corso di fotografia parte II: Le foto

26 COMMENTS

  1. Ciao Danilo, complimenti per le dritte, sei stato molto chiaro ed esaustivo!

    Ti volevo chiedere come ti trovi con il 50mm 1.8D, stavo pensando di prenderlo su vendilosalerno, viene venduto a 90€ e sarebbe compatibile con la mia D90..

    Ciao e complimenti ancora!
    Manuel

  2. […] L’Acquario come fotografarlo: Corso di fotografia parte I : DaniReef […]

  3. Ciao Dany,
    ottima spiegazione anche se per profani come me va riletta più volte.. 🙂

    Volevo solo chiederti…
    io ho un Sony-Minolta Alfa 100 con obbiettivo da 18-70 3,5-5,6.

    Come posso impiegarlo per la foto di acquari e quali impostazioni dovrei dare per foto ai pesci ed ai coralli in primo piano.

    Grazie
    Alex

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