Una notte ho fatto uno strano sogno. Attorno ad una vasca si accalcavano molte persone vocianti.
Qualcuno aveva uno zaino con boccette multicolori contenenti tutti gli elementi traccia dell’acqua marina. Altri disquisivano sul rapporto tra schiumatoio e lampade led. Un tipo vestito da sommozzatore, in piedi su una sump rovesciata, recitava a memoria, ed in ordine alfabetico inverso, i nomi scientifici degli SPS presenti a sud del Madagascar.
Una sorta di medico gettava sonde di misurazione in ogni dove, mentre un capannello di sacerdoti discettava di formule esoteriche: NO2, PO4, Redox, Sacra Triade, Dinoflagellati.
La confusione fu interrotta dalla comparsa di un bambino.
Egli, ignorando gli astanti, era mosso da un solo desiderio: liberare nell’acquario il pesce rosso che teneva nel sacchetto gocciolante.
Sullo sfondo bisbigliavano gli esperti: “E’ un Carassius Auratus maschio”. “Macché – confutavano altri – è una femmina di Oranda Calico”.
Il bambino, incurante delle dispute tassonomiche, scalò una tanica vuota, tolse l’elastico dal sacchettino e fece per accomodare in vasca il nuovo inquilino.
Un attimo di stupore, uno di silenzio, poi, rivolto con tono di rimprovero agli adulti gridò: “Incapaci, non avete messo l’acqua!”.
Non nascondo che da tempo mi sto appassionando alla chimica, alla fisica, alla biologia. Uno degli aspetti che rende speciale l’acquariofilia è questo suo stimolarci all’approccio multidisciplinare: è utile sapere di idraulica, elettrotecnica, zoologia, oceanografia ed infiniti altri argomenti.
Tanto più saremo capaci di agire su questi fronti, tanto più sarà grande la soddisfazione.
Non trovo alcun fascino negli acquari imposti da architetti a coloro che, semplicemente pagando, affidano totalmente la gestione del loro “arredo” al manutentore. Si tratterà certo di vasche meravigliose, ma dove sta la passione?
Ecco il punto della questione: posto che un ecosistema non è semplice abbellimento della casa, credo che nemmeno la necessaria competenza tecnica possa bastare a rendere completa questa nostra disciplina.
Studiare sì, e ancora studiare, condizione fondamentale, ma poi andare oltre, non tralasciare mai l’entusiasmo del bambino con il pesciolino rosso.
Conoscere cosa sia la linea laterale, la vescica natatoria, servirà a capire meglio la natura dell’amico pinnuto, ma ciò sarebbe sprecato se non fosse poi tradotto in curiosità, rispetto, amore.
Gli NO3 sono alti? Va bene, via con resine, Ozono, denitratore, ma a che scopo? Ovvio, anzitutto ridurre gli NO3, ma soprattutto, direi addirittura esclusivamente, per amore verso gli esseri viventi che ospitiamo i quali, non lo si dimentichi mai, non ci hanno chiesto di vivere in cattività anziché nel vasto mare.
Naturalmente fa piacere ricevere complimenti dagli amici per la bellezza della propria vasca (chi è immune ad una certa sana dose di autocompiacimento?).
Così come sono onesto nell’ammettere che nel mio ridurre pesci e coralli in spazi ristretti è, comunque la si veda, anche un atteggiamento con una componente di egoismo, sono altrettanto sincero nell’affermare che devo, voglio, fare del mio meglio per accudire quelle vite che ho la fortuna di osservare.
Non mi importerebbe tenere l’acquario in camera, invisibile agli altri, pur di ricreare l’habitat più armonioso e naturale possibile.
Quanto sarebbe bello finirla con quelle puerili competizioni a chi possiede (pessimo verbo) il “reef” più appariscente, “l’ettolitro d’acqua” più sbalorditivo.
Si lascino ad altri i miracoli e si cerchi di agire con la massima passione.
A proposito di passione; qualora fosse in vendita il test per misurarla, non compratelo… segna sempre valori sballati!
bellissimo grande verità
Questo articolo mi fa sorridere… 🙂 Vedo che nn sono l’unico a fare sogni strani riguardo il nostro hobby… È’ proprio vero.. La passione muove tutte le cose e spesso fa davvero la differenza… Condividiamo ogni esperienza con semplice entusiasmo!