La seconda domanda che abbiamo chiesto ai nostri interlocutori riguardava la quantità e la frequenza dei cambi d’acqua. Comincia Danilo Ronchi che ci ricorda quando, relativamente agli acquari di acqua dolce, negli ultimi anni novanta si raccomandava di fare un cambio del 20% del volume dell’acquario ogni settimana, e che il passaggio all’acquario di acqua marina aveva portato ad un numero estremamente più favorevole, che investiva solo il 5% del volume dell’acquario ogni due settimane. Come dire una diminuzione di 8 volte del carico di lavoro. Davide Mascazzini asserisce che non esiste una regola definitiva e che la quantità dipende fortemente dalle situazioni dell’acquario. In ogni caso propone un cambio del 20% ogni due settimane, anche se un cambio del 5% settimanale sarebbe sicuramente l’optimum per un acquario marino in salute. Ovviamente fa notare che esistono casi in cui sia necessario più di un cambio durante la settimana se ci si trovasse in presenza di un alto valore di nutrienti. Enzo Romeo è più preciso e consiglia un 10% settimanale senza troppi preamboli, ovviamente in mancanza di eventuali segnali di pericolo.
Massimo Morpurgo lega il cambio d’acqua soprattutto al popolamento delle vasche, e ci porta la sua esperienza dove ci racconta che nell’acquario di barriera del Museo di Scienze Naturali di Bolzano cambia tra il 5 e il 10% dell’acqua alla settimana, utilizzando poi questa acqua “vecchia” per cambiare l’acqua all’acquario dei nautili e dei limuli che è posizionato vicino a quello dei coralli. In questa seconda vasca si cambia dal 40 al 60% dell’acqua alla settimana, perché limuli e nautili sporcano molto l’acqua, ma nel contempo, soprattutto i nautili, sono molto sensibili alla qualità dell’acqua, per approfondimenti potete leggere l’articolo dedicato al Museo di Scienze Naturali di Bolzano e all’acquario dedicato ai limuli. Roberto Ferri consiglia un cambio dell’acqua del 10% a settimana, e per farlo Roberto isola una vasca “polmone”, nel suo caso 100 litri di capienza, dal circuito della sump, la svuota completamente dalla vecchia acqua, la riempie con acqua nuova ed apre il rubinetto del circuito, goccia a goccia quindi molto lentamente, in questo modo il cambio reale avviene in 48 ore, questo anche per non smagrire troppo velocemente una vasca magra dedicata agli SPS.
Ehsan Dashti chiaramente ci indica le sue proporzioni nel caso di acquari che non aderiscano ad un protocollo di test così dettagliato come Triton o Fauna Marin, e ci consiglia un cambio del 10% ogni 2 settimane come valore di massima. Valore che però può arrivare anche al doppio, ovvero al 10% a settimana per sistemi chimicamente sbilanciati, come acquari basati su Zeovit, o Balling light, per arrivare al 15% al mese per acquari basati sul metodo Berlinese con reattore di calcio o con il metodo Balling completo. Ovviamente secondo Ehsan nei sistemi monitorati con test dettagliati il cambio diventa utile solo in caso di misurazioni anomale e quindi da correggere. Anche Ronald Shimek insiste sul fatto che le proporzioni del cambio dipendono dal tipo di acquario considerato e di cosa si voglia ottenere. Negli acquari marini che si vogliano mantenere al massimo della loro salute Ronald consiglia cambi sostanziosi e frequenti, fra il 30 ed il 50% ogni due settimane. Questo nei suoi acquari più piccoli, mentre nel suo acquario decorativo da 400 litri è solito cambiare 100 litri ogni 3 settimane. Ovviamente in caso di problemi, come quando, ci racconta, si ruppe il riscaldatore in sump contaminando l’acquario con metalli pesanti, ha provveduto ad effettuare il 95% del cambio, ed altrettanto dopo solo due ore (certo che questo richiede una quantità di acqua notevole sempre pronta – ndr).
Anthony Calfo consiglia un cambio importante ogni settimana, almeno il 20% del volume dell’acqua per un acquario ben mantenuto con animali in buona salute. Intendendo con questo un acquario dove gli animali vengano nutriti molto spesso, almeno tre volte al giorno, e con un meccanismo di esportazione dei nutrienti molto efficiente, come uno schiumatoio sovradimensionato o con filtri varii ad alghe. Calfo ci lascia anche un consiglio sul tempo di pulizia dello schiumatoio, suggerendoci di pulirne il collo la notte a luci spente invece che di giorno, assicurandoci che in questo modo la raccolta delle sostanze nel bicchiere sarà molto migliore a causa del metabolismo degli animali. Calfo però introduce anche un nuovo modo di condurre acquari, utilizzando solo cambi d’acqua settimanali, arrivando quindi a cambiare quasi tutta l’acqua nei suoi acquari con meno di 300 litri, questo perché l’acqua nuova sarà sempre migliore di quella vecchia che potrebbe avere accumulato tante e tali sostanze di rifiuto indipendentemente dall’utilizzo di resine, carboni, schiumatoi, integratori e quant’altro. In questo modo il cambio toglie tutto quanto crei problemi e ristabilizza tutto quanto serva all’acquario, e si permette di non usare schiumatoio, reattore di calcio, di non fare integrazioni, ovvero di non fare nulla se non il cambio d’acqua.
Michael Paletta è concorde sul 10% a settimana, che è il quantitativo che è solito cambiare nei suoi acquari. Michael racconta anche di aver provato a diradare i cambi aumentandone la percentuale, ma di non aver ottenuto risultati ugualmente buoni. Anche Claude Schuhmacher ritiene il 10% settimanale come la percentuale perfetta. Facendo un po’ di calcoli, cambiando il 12% di acqua ad ogni cambio d’acqua a settimana vorrebbe dire di arrivare a cambiare l’intera acqua dell’acquario in un anno, considerando che ogni settimana non tutto il 12% proviene da acqua vecchia.
L’ipotesi proposta più gettonata, che è poi quella che questi acquariofili utilizzano, è circa del 10% settimanale, con tutto quello che questo comporta, come vediamo nella tabella seguente:
Acquariofilo | Percentuale | Frequenza | Percentuale annua |
Danilo Ronchi | 5 % | Ogni 14 giorni | 130 % |
Davide Mascazzini | 5 % | Ogni 7 giorni | 261 % |
Enzo Romeo | 10 % | Ogni 7 giorni | 521 % |
Massimo Morpurgo | 7,5 % | Ogni 7 giorni | 391 % |
Roberto Ferri | 10 % | Ogni 7 giorni | 521 % |
Ehsan Dashti | 10 % | Ogni 14 giorni | 261 % |
Anthony Rosario Calfo | 20 % | Ogni 7 giorni | 1043 % |
Ronald Shimek | 25 % | Ogni 21 giorni | 434 % |
Michael Paletta | 10 % | Ogni 7 giorni | 521 % |
Claude Schuhmacher | 10 % | Ogni 7 giorni | 521 % |
Media Raccomandata | 11,25% | Ogni 9,8 giorni | 460 % |
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Il numero perfetto, perlomeno individuato con questo metodo empirico è quindi dell’11% ogni 10 giorni, che potremmo approssimare al 10% a settimana. Ovvero circa 4,5 volte il volume dell’acquario in un anno. Questo ovviamente se non si considera un metodo di rilevazione della chimica del proprio acquario marino, come Triton o Fauna Marin, che potrebbe quasi a portare ad annullare questo numero secondo alcuni di questi autori, o quello che fa Calfo, che ultimamente gestisce i suoi acquari con il solo cambio d’acqua, senza usare altra tecnica alcuna.
Facciamoci quindi due conti, per amore di discussione. In un acquario medio da 300 litri cambiare il 460% dell’acqua in un anno, equivarrebbe a dover cambiare circa 300*4,6=1380 litri di acqua. In questo caso e considerando circa 40 grammi per litro di acqua (approfondisci qui il motivo di questo numero) vorrebbe dire circa 55,2 kg di sale. Considerando un sale come Essenza Reef di Equo, l’ultimo testato su DaniReef, che ha un costo di 82 euro per un bidone da 25 kg, vorrebbe dire 181 euro di sale, a cui sommare il costo dell’acqua per quanto irrisorio esso sia. Questo vorrebbe dire, in linea di principio, che si potrebbero spendere circa 180 euro all’anno in misurazioni dell’acqua ed evitare di fare i cambi. Stessa spesa, ma conduzione diametralmente opposta.
Possiamo inoltre evidenziare, in maniera sempre empirica, come in Italia si indichi un fabbisogno inferiore di acqua nei cambi, rispetto all’estero, praticamente la metà. Noi stiamo sul 7,5% contro il 15% del resto del mondo, con una frequenza però maggiore di 8 giorni contro 11 giorni di pausa fra un cambio e l’altro.
Ohhhh che bello sentire voci così importanti a confronto!
Danilo devi aprire assolutamente una rubrica dove si approfondiscono temi importanti e tanto discussi come questo…
Comunque sia mi trovo d’accordo soprattutto con il pensiero di Calfo , come si fa a dire che l’acqua nuova sia peggiore di quella vecchia? Appunto.. Quindi cambiarla regolarmente dev’essere la strada da percorrere.
Pero’ mi sarebbe piaciuto anche approfondire cosa succede alla biologia del l’acquario intesa come batteri ..
Infine trovo interessante il metodo adottato da Ferri per ripristinare l’acqua ” goccia a goccia”.. Voglio farci un pensiero visto che riparto con la nuova vasca..
Grazie Danilo per questa chicca!
Ciao Jonathan,
Ottima la domanda relativa ai batteri, indubbiamente l’acqua nuova sotto questo punto di vista è più povera, ma nessuno delle persone intervenute ha menzionato la necessità di introdurre batteri in concomitanza dei cambi.
Se approfondisci il cambio goccia a goccia, rendi i risultati noti che sono molto interessato.
Saluti
Finalmente sono arrivato alla fine di questo articolo.
Trovo interessantissimo questo parallelo tra più esperti. Mi piacerebbe tanto che questo diventasse uno stile da applicare anche a futuri articoli.
Avendo letto l’articolo in più riprese avrò bisogno di un ulteriore lettura per memorizzare assimilare la moltitudine di informazioni contenute.
Ribadisco i complimenti e mi unisco a Jonathan nei complimenti.
Ciao, articolo bello ed interessante come sempre. Sono molto incuriosito dall’attuale metodo di gestione di Calfo. Mi sfugge qualcosa però. Infatti sostiene di gestire le vasche senza l’ausilio delle integrazione, skimmer o reattori vari; quindi con il solo cambio d’acqua quasi dell’intero volume della vasca. A questo punto sorge spontanea la domanda, in che percentuale 80%? Con un simile volume d’acqua asportato, le rocce presenti in vasca finirebbero all’asciutto, con tutte le conseguenze del caso. E la flora batterica? Così facendo, non si ha un sistema in continua maturazione?
Ciao Crestedlucifer
Io penso più vicino al 90%.
Se le rocce finiscono all’asciutto non succede mica nulla eh? Si parla di qualche ora al massimo, ma sarebbero comunque umide.
Idem per la flora batterica, che rimarrebbe quella già presente nel film a contatto con le rocce, con i vetri etc
Grazie per la risposta tempestiva. Il mio dubbio nasce dal fatto che spesso, nelle guide, si legge di non far prendere aria alle rocce, per non incappare in nuova maturazione. Se così non fosse chiedo venia, le mie conoscenze si rifanno aolo a ciò che leggo eheh.
Invece quando parlavo di batteri, intendevo quelli presenti nella colonna d’acqua, anche qui, spesso si legge: acqua matura..
Ad ogni modo é un metodo davvero interessante, sarebbe bello ed utile avere ulteriori riscontri al riguardo, anche qualche contribuito fotografico di una vasca gestita in questo modo
Figurati ci mancherebbe, non credo che si abbia una nuova maturazione se la roccia rimane per qualche minuta non immersa nell’acqua, dal momento che rimane completamente umida. Altrimenti in mare con l’alta e la bassa marea sarebbe un massacro. Certo che se la lasci fuori dall’acqua per diverse ore è un discorso magari diverso.
I batteri sono sulle rocce, e sul film umido che rimane in acquario, ce ne sono in abbondanza.
Potrei chiedere a Calfo di approfondire e vediamo se riusciamo a scrivere un articolo in merito.
Grazie del tuo commento
ciao a tutti, seguo sempre con interesse le varie opinioni di gestione del reef, sopratutto quelle di Danilo. io gestisco la mia vasca di solo LPS e Molli con un fondo di sabbia corallina grossolana alta con molta roccia. gestisco l’acquario integrando l’acqua evaporata con un osmoregolatore collegato in due recipienti, 1 recipiente con acqua calcarea l’altro con acqua di mare diluita del 50%. il risultato è stupefacente.
Ma se integri acqua evaporata con acqua di mare aumenti la salinità continuamente.
Inoltre diluendo l’acqua di mare e non utilizzandola subito ne uccidi molti degli organismi contenuti, con riversamento in acquario di organismi morti e quindi inquinamento. Oppure non ho capito bene io?