Il metodo berlinese, nelle sue componenti essenziali, è altamente compatibile con la gestione di piccoli acquari marini chiamati nanoreef, ossia con vasche inferiori ai 100 litri.
I componenti principali che caratterizzano questo metodo (e tutti gli altri metodi basati sul berlinese) sono:
- le rocce vive
- lo schiumatoio
- l’illuminazione
- un forte movimento
- le integrazioni
- il carbone attivo
I nanoreef ci permettono di contenere le spese di allestimento e di manutenzione anche se il sistema completo sarà meno stabile rispetto a vasche più grandi visto che un sistema più piccolo è più sensibile alle variazioni rispetto ad acquari più grandi. Ad esempio l’inquinamento dato dalla morte di un anemone in un nanoreef risulterebbe distruttivo, quando invece l’impatto della stessa morte in un acquario di grosse dimensioni sarebbe meglio sopportato dal sistema.
Questo articolo è strutturato come un glossario che cerca, in ordine alfabetico, di spiegare in breve i punti più importanti che vanno considerati nell’allestire un nanoreef con metodo berlinese.
Acqua
Se chi ha acquari di grosse dimensioni non ha dubbi nel comprare un impianto ad osmosi inversa il proprietario del nanoreef potrebbe considerare l’opzione di comprare direttamente l’acqua d’osmosi dal proprio negoziante di fiducia (attenzione a non usare acqua distillata da supermercato), conviene in ogni caso controllare il residuo fisso (TDS), o meglio ancora la conducibilità, per assicurarsi che l’acqua sia di ottima qualità. Un’acqua purissima è infatti assolutamente necessaria non solo nel rabbocco ma anche nella preparazione dell’acqua per i cambi, in quanto un sale di buona qualità contiene tutti gli elementi necessari per la creazione di un’acqua perfetta.
Per quanto riguarda i cambi d’acqua sono più facili da effettuare che nei grandi acquari, infatti può già bastare un secchio d’acqua di piccole dimensioni per ottenere un cambio del 10%. Per saperne di più sui cambi d’acqua leggete questo articolo recentemente apparso qui su danireef: Il cambio d’acqua in acquario marino – 10 esperti internazionali a confronto e anche l’intervista all’undicesimo esperto che trovate qui.
Carbone attivo
Negli acquari con gestione berlinese il carbone attivo è sempre consigliato, i nanoreef non fanno differenza. Nel caso dell’assenza di sump è possibile inserire il carbone attivo ed altre eventuali resine in un filtro interno o a zainetto accuratamente svuotato di spugne e lana di perlon che sono specifiche per il filtraggio in acqua dolce e producono i nitrati i quali sono invece da minimizzare nell’acquario marino.
Coralli
Sceglieteli con cura, perché avete spazio limitato. Quando li posizionate considerate che cresceranno e lasciate loro lo spazio necessario. Detto questo un nanoreef non pregiudica l’inserimento di nessun tipo di corallo, a patto che non diventi troppo grande.
Fondo
Spesso troviamo vasche che sul fondo non hanno che il vetro stesso, anche chiamate Bare Bottom. Questo evita qualsiasi problema possa emergere a causa della sabbia. Se questa scelta non ci attira particolarmente è però possibile inserire un sottilissimo strato di sabbia, meglio se a vasca matura. La sabbia non è necessaria in quanto il metodo berlinese affida il filtraggio alle rocce vive e non alla sabbia (al contrario, ad esempio, del Deep Sand Bed dove il fondo sabbioso è alla base del metodo).
Illuminazione
L’illuminazione è fondamentale per la crescita dei coralli e per aiutare diverse reazioni chimiche essenziali alla vita dell’acquario.
Date le dimensioni ridotte dei nanoreef può essere difficile adottare soluzioni classiche come HQi o T5 (anche solo per la loro lunghezza). L’avvento però della tecnologia LED ci permette di avere sempre più scelta e di poter ospitare anche i coralli più esigenti di luce nel nostro nanoreef pur mantenendo le spese d’esercizio (corrente elettrica) entro un certo limite.
Ciao Simone,
ottima guida, hai dimenticato di menzionare il miglior abitante per un nanoreef (meglio un picoreef) il Lybia Tessellata (aka granchio pugile o granchio pon pon).
Per il resto trovo tutto impeccabile, anche il libro suggerito è molto valido.
^_^
Ciao Hkk.2003,
grazie dei complimenti e sentiti libero di aggiungere altri commenti e osservazioni, il titolo lo trovo esagerato, la guida non è definitiva, è un punto di partenza, visto che anche in 60 litri non si smette mai di imparare… Quindi se potete arricchirla o se avete qualche dubbio rispondete pure!
ps. il libro consigliato è un’idea di danilo 😀
Lo aveva consigliato anche a me ed è da un annetto sullo scaffale, per quello mi sono sentito di aggiungere un commento anche su quello.
Mi inviti a nozze in quanto c’è un punto che secondo me non è chiaro della tua guida.
Non condivido la frase “Le rocce inoltre dovrebbero avere un certo spessore”.
Posso immaginare che tu voglia indicare la necessità di usare rocce e non frammenti, ma non vorrei che la frase venisse travisata e che qualcuno decidesse di allestire un 30 litri con un unico masso!
Ci terrei a precisare che le rocce devono essere molto porosa e ricche di insenature. Una roccia cava è da preferire ad una piena in quando offre una maggiore superficie colonizzabile.
All that IMHO 😉
Si, vero sulle rocce, però più ci sono zone lontane dalla superficie, maggiori sono le possibilità che si creino zone anaerobiche, e questo in rocce piccole non può avvenire. Quindi io, personalmente, sono d’accordo con quanto scritto nella guida da Simone.