Biopod è una di quelle realtà poco conosciute al grande pubblico, ma sicuramente in grado di riservarci delle gradite sorprese.
Il nostro primo incontro con Biopod era stato lo scorso anno all’Interzoo di Norimberga (editoriale) e ci aveva colpito moltissimo.
Il progetto che sta alla base di tutto è volto a fornire all’utente un terracquario completo di tutto il necessario per replicare fedelmente una moltitudine di habitat naturali, in modo da poter allestire e gestire con facilità un complesso ecosistema nel salotto di casa nostra.
L’origine di un progetto unico
Biopod nasce come progetto dal biologo canadese Jared Wolfe e si autofinanzia raccogliendo fondi sulla piattaforma Kickstarter.
Inizialmente studiato come un modo per salvaguardare alcune rare specie di rane dall’estinzione, il progetto si è sviluppato attorno ad una solida piattaforma hardware e ad un applicativo software di gestione dalle ottime potenzialità, fino a giungere alla versione attualmente in produzione.
La validità e la flessibilità del progetto hanno da subito suscitato l’interesse del pubblico internauta, basti pensare che, nella campagna di finanziamento, è riuscito a raccogliere ben 414,547 $ canadesi, a fronte dei 30,000 richiesti per mandare in produzione i primi esemplari.
Ma in cosa questo che si definisce terrario/vivario/paludario si differenzia dalle altre produzioni presenti sul mercato?
Biopod è in grado di ricreare i più disparati contesti ambientali, con una predisposizione naturale per quelli tropicali, ma con un occhio che strizza anche a quelli lacustri o paludosi. I campi di applicazione poi sono davvero molteplici.
Può essere usato per riprodurre uno specifico ambiente o habitat per particolari animali, oppure semplicemente come vivaio di crescita per piante rare che andranno a valorizzare i nostri ambienti casalinghi. Può sostituire apparecchiature più complesse per colture idroponiche o proporsi come acquario per diverse specie di pesci d’acqua dolce.
Il sistema è interamente controllato da una applicazione che è in grado di modificare in automatico vari parametri tra cui temperatura, luce, umidità, pioggia e ventilazione per fornire sempre un supporto adeguato al tipo di ambiente che avrete selezionato.
Parlando di ambienti, ce ne sono davvero molti, accessibili tutti con pochi passi in sede di configurazione tramite il nostro applicativo.
[nextpage title=”I vari modelli ed il set base”]
I modelli e le caratteristiche principali
I modelli a disposizione nella lineup originale sono quattro, qui elencati dal più piccolo al più grande:
- ONE – circa 48x32x36cm di misura per 57lt di volume totale;
- TERRA – circa 63x39x36cm e 85lt di volume;
- AQUA – circa 63x39x54cm per 129lt di volume;
- GRAND – circa 125x39x72cm per un totale di 341lt.
A questi è stato aggiunto AQUA II, di cui non abbiamo al momento molte informazioni, ma che risulta essere il più costoso dell’intera serie.
Dovrebbe essere prevista anche la possibilità di acquistare Biopod insieme a dei pacchetti di piante, specificatamente studiati per permetterne un rapido avvio di habitat particolari.
Ma di quali alchimie si avvale questo intrigante strumento, per raggiungere dei risultati così strabilianti alla vista, ma soprattutto per garantire una più che degna sopravvivenza ad animali che con ogni probabilità, e salvo qualche caso di allevamento che potremmo definire di nicchia, avremmo la possibilità di ammirare solo in natura?
La fornitura di base
Le predisposizioni comuni a più o meno tutti i modelli sono le seguenti:
- 2 sensori di temperatura permettono di monitorare la temperatura dell’aria e del substrato (sia esso solido, semi-solido o acquoso);
- 1 sensore di umidità posizionato nella parte superiore del pannello di destra;
- 8 luci del tipo a LED nei modelli Biopod ONE e Biopod TERRA, 14 nel modello Biopod AQUA e ben 28 nel Biopod GRAND. L’insieme dei LED è progettato per ricreare lo spettro solare e nel complesso il sistema è in grado di emettere una luce con lunghezza d’onda compresa tra 400 e 800nm, con due picchi principali posti a 420-450nm e 630-650nm ed un picco di minore entità a 540-570nm;
- 1 diodo LED UVB-B in grado di emettere luce nel range ultravioletto tra 295 e 305nm;
- 1 camera full HD (1080p) completamente visualizzabile e controllabile tramite l’applicazione (naturalmente è richiesta la connessione internet);
- 2 sistemi di riscaldamento che controllano rispettivamente la temperatura dell’aria e la temperatura del substrato;
- 2 spruzzatori per erogazione di vapore acqueo;
- controller wi-fi per la gestione remota.
Il cuore del sistema è verticale
Tutti i modelli sono dotati inoltre di una parete verticale denominata “Living Wall” che permette di elevare nella terza dimensione il substrato per la crescita della vegetazione.
La “parete vivente” è mantenuta costantemente bagnata tramite un sistema di filtraggio attivo che preleva l’acqua dalla zona inferiore e la immette nella sommità dove per gravità cade innaffiando il substrato verticale. Nei modelli AQUA e GRAND l’acqua è prelevata direttamente nella vasca inferiore visto che questi due modelli sono dotati di una zona acquario posta al di sotto della restante struttura.
Nei modelli ONE e TERRA, che non dispongono di una zona dedicata, l’acqua viene prelevata nella zona immediatamente inferiore al substrato che costituisce il piano orizzontale.
Naturalmente per chi volesse allevare anche qualche specie di pesce i modelli obbligati sono AQUA e GRAND. In questo caso la “living wall” risulta di fondamentale importanza perché è proprio in questa parete verticale che si andrà ad instaurare il processo di filtrazione.
Ecco perché Biopod raccomanda che questa specifica zona venga popolata di piante e radici che permettano una filtrazione efficace e che il processo sia ben avviato prima di procedere all’inserimento di pesci (sono disponibili degli esaustivi video tutorial che ci aiutano nella predisposizione di una buona “living wall”).
[nextpage title=”Il database infinito e la commercializzazione futura”]
Un database in continuo aggiornamento
Biopod è quindi un vero e proprio concentrato di accorgimenti, sensori, pompe, luci, diffusori, substrati che messi tutti insieme e gestiti all’unisono dal potente software sono in grado di mantenere i parametri ideali per una moltitudine di habitat.
Ecco perché gli ecosistemi disponibili sono così tanti.
Si parla di oltre 300 specie animali e piante per i quali Biopod è in grado di fornire un ambiente vitale dedicato. Un database davvero vasto ed in continua espansione, che certifica un imponente lavoro di ricerca, catalogazione e di adattamento dei vari settaggi. Come se non bastasse il già vasto elenco di biotopi sarà possibile richiedere l’inserimento di specie ed ecosistemi attualmente non presenti, semplicemente inviando una email all’azienda, che attiverà il proprio gruppo di lavoro per creare uno specifico set.
Sebbene una tale mole di dati potrebbe spaventare l’utente, in realtà il processo di configurazione è praticamente del tutto automatizzato e avviene, come detto, tramite l’applicazione scaricabile gratuitamente (ndr. abbiamo provato a scaricarla in versione iOS, ma purtroppo non è impiegabile visto che richiede il numero di serie del Biopod e non ci risulta esserci una modalità demo).
Sembra infine che Biopod stia lavorando a uno strumento che permetterà in futuro di inserire un proprio biotopo andando a interagire su parametri quali fotoperiodo (Sunrise/Sunset), temperature minime e massime (dell’aria e del substrato), minima e massima umidità relativa e precipitazioni. E’ inoltre previsto che questi dati possano essere condivisi mediante un cloud dedicato. Questo andrebbe ad ampliare notevolmente le possibilità garantendo uno strumento dalla flessibilità pressoché totale all’utente finale.
Nelle foto a seguire potete vedere alcuni bellissimi allestimenti che siamo riusciti a fotografare nell’ambito della fiera di Norimberga 2016.
Certamente particolare e ben curato è quello che ospitava una bellissima specie di rane azzurre della famiglia Dendrobatidae. Queste piccole rane sono note perché ospitano un gran numero di alcaloidi tossici sulla loro pelle. Queste sostanze, una volta estratte, venivano utilizzate dagli Indios per avvelenare i dardi delle loro cerbottane. Da qui la denominazione comune di “rana freccia” che questa specie ha assunto nel tempo.
Piccole e davvero bellissime, le Dendrobates azureus sembravano essere davvero a proprio agio nel loro giardino privato.
Così come sembravano godersi l’umido clima tropicale le loro cugine Dendrobates tinctorius, tutte allegramente immerse nella fitta vegetazione ricreata appositamente per loro. Davvero uno spettacolo per i nostri occhi.
In attesa del debutto ufficiale del Biopod…
In definitiva Biopod è un prodotto davvero interessante. Sicuramente ha catturato la nostra attenzione grazie anche agli ottimi allestimenti che avevamo visto in fiera.
Siamo sicuri che Biopod potrà riscuotere un buon successo di pubblico, viste le grandi capacità, l’ottima versatilità e il supporto di primordine ad un progetto che, nato dall’intuizione e dal lavoro e di un appassionato, si è sta sviluppando assumendo una connotazione ben precisa e ha ormai raggiunto un buon grado di maturità per essere immesso sul mercato.
Purtroppo, pur avendo atteso quasi un anno dalla presentazione ufficiale di Interzoo 2016, non si conosce ancora la data di commercializzazione. Sul sito ufficiale si fa solo un generico riferimento a questo autunno.
Allo stesso modo non siamo in grado di sapere attraverso quale canale verrà distribuito.
Speriamo davvero di poter avere buone notizie nel prossimo futuro. Perché il progetto è sicuramente valido e indubbiamente merita di essere portato a completamento.
Noi vorremmo vederlo distribuito al più presto in Italia. In attesa che qualche appassionato lo valorizzi con un allestimento degno e che, magari, ci permetta di apprezzarlo e di farvelo conoscere in un futuro articolo.