La superficie terrestre è ricoperta dal 71% di acqua salata e come ben sappiamo tutti, tra i paralleli sopra e sotto l’equatore fino al 23°26′ abbiamo la maggior presenza di strutture coralline con tutti gli organismi ad essa strettamente legati.
Le Strutture madreporiche o coralline sono tra gli ambienti naturali con la maggior quantità diversificata di esseri viventi per metro quadro del pianeta.
Nelle barriere coralline, come detto prima, sono presenti decine di migliaia di organismi differenti: le condizioni di vita in cui si ritrovano sono tra le più estreme. Infatti nei pressi delle scogliere coralline regna una estrema oligotrofia, termine che in biologia indica la quasi assenza di sostanze nutritive disciolte in acqua, condizione a cui tutti facciamo riferimento per mantenere i nostri acquari belli.
Se consideriamo solo i due aspetti sopra descritti sembra esserci un problema: come si può avere una elevata biodiversità ma un ambiente quasi privo di sostanze nutritive?
Questo come altri ambienti, risponde ad una esigenza fondamentale che permette di dare a questo quesito una semplice risposta: “evitare lo spreco“. Tutto ciò che è di scarto per un organismo è nutrimento per un altro e così via. Anche se è facilmente comprensibile non è però sufficiente, poiché non si intravede un “inizio” di “nuova sostanza“.
Tutto questo può essere corretto se ci si riferisce strettamente al campione di riferimento della barriera corallina.
Per poter ritrovare il punto di produzione dobbiamo considerare un ambiente più ampio, tutto il pianeta.
Infatti tutti gli oceani, sia essi tropicali che polari sono strettamente legati tra loro dalle correnti, siano esse calde o fredde. La distinzione tra calde e fredde non è corretta poiché nelle stesse correnti si alternano zone più calde e zone più fredde. La differenza di temperatura fa variare la densità dell’acqua e questo implica una forte variazione nel peso specifico (S.G.) che ne permette lo sprofondamento o l’innalzamento. Lo sprofondamento avviene a temperature basse che portano densità maggiori, al contrario nelle zone tropicali le correnti sono più calde ed hanno una densità inferiore che ne permette l’affioramento. Bisogna aggiungere che nelle correnti profonde, l’acqua si carica di nutrienti ma non hanno grosse quantità di organismi, che riscaldandosi portano i nutrienti nella parte più superficiale ricca di organismi.
Siamo giunti così ad avere acque temperate superficiali ricche di nutrienti che sono ora disponibili come alimento per tutti gli organismi autotrofi.
Come capite, non tutto è legato in modo stretto alla barriera e molto gli arriva da centinaia di miglia di distanza ed a ogni stagione e periodo dell’anno corrispondono nutrienti differenti che si scontrano con la scogliera madreporica.
Anche la posizione delle più grandi formazioni coralline risente fortemente di questa risalita che se si paragonano i vari punti di risalita e la posizione delle cogliere si ritrova che alla fine della risalita corrisponde una zona di barriera.
Gli organismi autotrofi sono quelli che sono in grado di formare tutto ciò di cui necessitano per il loro metabolismo e la loro riproduzione a partire da sostanze inorganiche e da una fonte di energia. La maggior parte degli autotrofi sfrutta la radiazione luminosa o quella solare per produrre l’energia necessaria alla formazione di tutti i composti di cui necessita, quindi la maggior parte degli autotrofi che ci interessano sono vegetali.
La crescita degli organismi autotrofi, menzionati prima, è data da vari fattori diversi: nutrienti, elevata temperatura ed irraggiamento solare per 3/4 delle ore del giorno.
Gli organismi autotrofi e i loro consumatori rientrano nella macrocategoria del materiale particolato organico (P.O.M.), mentre i nutrienti presenti sono materiale organico e inorganico disciolto (D.O.M. e D.I.M.).
Nella successiva parte analizzerò più in dettaglio il P.O.M. nella sua componente a noi più interessante il Plancton e quello che lo compone, fornendo indicazioni sulle dimensioni e sulle varie tipologie che trovano un’applicazione per l’allevamento di coralli, invertebrati e pesci normalmente allevati nei nostri acquari.
[Testo di Davide Mascazzini – foto di Danilo Ronchi]
Fanno parte della stessa serie:
- Il trasferimento globale di nutrienti in mare per capire meglio come funziona un acquario
- Il plancton – zooplancton e fitoplancton – andiamo a conoscerlo assieme
- Il Plancton in acquario e lo sbaglio sul fitoplancton come alimentazione
- Il fitoplancton in acquario – specie di alghe, loro allevamento e risultati
- Il plancton – zooplancton e fitoplancton – andiamo a conoscerlo assieme
- Lo zooplancton per nutrire SPS, LPS e pesci – rotiferi e copepodi
- Lo zooplancton meno pregiato da utilizzare in acquario: specie e caratteristiche