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Guppy: quello che tutti vorrebbero sapere e nessuno purtroppo osa chiedere

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Guppy e Neon: si può fare

Guppy: quello che tutti vorrebbero sapere e nessuno purtroppo osa chiedere
DCF 1.0

Paracheirodon axelrodi: i Guppy sono stati rinvenuti anche in acque con valori tipici questa specie.

Per quanto sopra riportato da illustri esperti di fama mondiale, in base alle mie personali esperienze e di molti altri allevatori e appassionati, mi sento di rispondere all’amletico dubbio che affligge molti acquariofili sull’annosa questione: “ma Guppy e Neon, o Cardinali, possono convivere?” ebbene la risposta non può essere che SI, agendo però sulla versatilità dei Guppy e quindi utilizzare acqua più morbida e non viceversa, poiché oggettivamente un cardinale a pH oltre 8, (sebbene anche essi abbiano un confort range ampissimo, supportato da relativi studi e che affronteremo in altra sede), non avrebbe modo di dare il meglio di se; pertanto sarebbe auspicabile mantenere una concentrazione idrogenionica neutrale (pH 7) o leggermente acida che soddisferebbe senza problemi entrambe le specie. E anche i 20°C che i Neon (non i Cardinali) prediligono in inverno, non sono di ostacolo ai nostri Guppy, che se nutriti e gestiti in modo ottimale ne traggono vantaggio in longevità.

Guppy: quello che tutti vorrebbero sapere e nessuno purtroppo osa chiedere
Fonte web: izt.ciens.ucv.ve

Dal lontano 1972 a fasi alterne ho sempre avuto guppy nelle mie vasche e per quanto non abbia mai applicato selezioni (anzi erano fantastici i guppy anni ’70, senza cambi, senza filtro, con i coralli e le alghe, erano veri “Highlander” immortali), negli anni successivi ho avuto modo di allevarli con successo sia in acqua tenera e acida che in acqua salmastra e in taluni rari casi anche in acqua marina senza eccessiva corrente (sebbene ottimi nuotatori non amano acque troppo mosse), oltre che a temperature invernali fino a 17°C.

Ma allora… cosa è veramente importante per lui?

Il fattore determinante per il benessere dei Guppy è in assoluto la disponibilità di cibo altamente proteico come larve di zanzara (da qui la sua presenza cosmopolita per contrastare la presenza dei Culicidi) o altri microinvertebrati e un habitat a fortissima presenza vegetale e/o algale (al limite dell’eutrofizzazione), tra cui questa specie trova rifugio e nutrimento, poiché anche la parte vegetale dell’alimentazione non deve essere sottovalutata.

Purtroppo giuoca a nostro sfavore i decenni di allevamento intensivo e di selezione esasperata che inevitabilmente ne hanno indebolito il sistema immunitario e la resistenza alle malattie, facendolo diventare da paladino dell’acquariologia dei principiante a specie che necessita, qualora si tratti di pesci “commerciale” e appariscente, di qualche attenzione in più.

Inoltre si deve con rammarico rilevare che il 90% delle vasche degli appassionati non rispecchiano questi canoni e troviamo invece ambienti semi spogli, con 4 piante (magari di plastica) e un palombaro e in cui la somministrazione di cibo avviene si e no 1 volta al giorno e magari con digiuno settimanale; è impensabile in tali situazioni meravigliarsi se i nostri amici con le pinne cadono spesso vittima delle più disparate patologie: penserete mica veramente che i Guppy possano campare con 4 coriandolini colorati somministrati 1 volta al gg, vero?

Provate a nutrire i Guppy almeno 1 volta al gg con Chironomus e Artemia congelati e fornite loro cibo vegetale e un habitat fitto di vegetazione…….. poi ne riparliamo!!!!! 

Esiste solo un modo per tenere bene questa specie, che è giustamente ritenuta dagli esperti “COSMOPOLITA”: cibo abbondante e altamente proteico, verdura e habitat fittamente piantumato; da non sottovalutare anche la presenza eventuale di alghe, una merenda sempre disponibile che viene apprezzata da tutti i Pecilidi.

I migliori? Made in Italy naturalmente!!!!

Ricordiamoci che gli esemplari più longevi e più robusti sono quelli nati nelle nostre vasche e per tale motivo è consigliabile inserire più femmine che maschi, non tanto per un discorso di stress che possono subire le femmine da parte dei maschi (con quelle code cosa volete che stressino che non riescono manco a nuotare,) bensì per un più consistente numero di avannotti che saranno meglio adattati all’ambiente del nostro acquario . 

Viceversa per le varietà ancestrali i cui maschi sono ad alto tasso di testosterone è indispensabile una maggiore presenza femminile!!!!

Sintetizzando il discorso la pratica insegna che quelli di casa nostra possibilmente allevati all’aperto da fine Aprile a Settembre hanno sicuramente una marcia in più: meno soggetti alle malattie e anche più longevi.

Vorrei far notare che sebbene molto pubblicizzata e utilizzata da molti appassionati per la protezione degli avannotti, la sala parto è indicata cosi perché deve essere utilizzata esclusivamente per il parto e non per la crescita degli avannotti che se non vengono trasferiti avranno un’alta probabilità di avere ritardi di sviluppo e a volte addirittura tare di crescita. 

Guppy: quello che tutti vorrebbero sapere e nessuno purtroppo osa chiedere
Un avannotto di Guppy nato prematuro a causa della morte della mamma su cui è stato praticato un taglio cesareo. Se si riesce ad intervenire entro 30/45 minuti dalla morte della femmina (intervenire dopo sarebbe troppo tardi a causa dei processi degenerativi che lascerebbero in anossia i nascituri) è possibile salvare i piccoli a patto che abbiano sviluppato le branchie. Il piccolo in foto è rimasto 10/12 giorni nascosto nel muschio in una vaschetta apposita in attesa del riassorbimento del grosso sacco vitellino. Ha poi avuto sviluppo totalmente normale. La macchia rossa in centro è il piccolo cuore che pulsa velocissimo.

Inoltre qualora fossimo costretti ad utilizzare esclusivamente questo sistema non naturale per riuscire a salvare gli avannotti (qualora non si abbiano micropredatori come coinquilini) significa che l’habitat in cui alleviamo i nostri Guppy non è idoneo alla specie: in una vasca correttamente gestita, questa specie tende a non predare i propri piccoli o lo fa in modo non sistematico, consentendo alla maggior parte di essi di potersi sviluppare in modo naturale e armonico.

Untori? No grazie

Vorrei concludere queste mie righe affrontando un’altra questione che sta iniziando ad apparire sul web (fonte di conoscenza ma ahimè anche di tanta ignoranza): i Guppy vengono indicati come portatori sani di svariate patologie tra cui flagellati (non esistono pesci portatori sani di flagellati poiché fanno parte della normale flora intestinale dei pesci e che solo a causa di stress possono diventare patogeni) e di altre malattie. 

Poiché sono stati fatti parecchi studi sulle parassitosi dei pesci ornamentali più comuni, non poteva ovviamente mancare il nostro Guppy (eh certo mica un Acanthurus leucosternon), su cui vi è una notevole mole di documentazione al riguardo spesso pubblicata (più facilmente semplicemente trascritta) da semplici appassionati, che ha però generato una gran confusione e che può far interpretare in modo errato anche ricerche universitarie in cui vengono descritte svariate patologie che possono colpire i Poecilia reticulata soprattutto negli allevamenti del sud-est asiatico.

Talune ricerche rilevano come a partire dal loro inserimento in alcuni corsi d’acqua ed in alcuni ambienti (classico esempio riportato in letteratura la diffusione in allevamenti ittici Coreani di Camallanus da parte di Guppy di importazione Indonesiana), le specie indigene abbiano iniziato a risentire di determinate patologie, facendo giungere alcuni studiosi e moltissimi appassionati ad una prematura e superficiale conclusione che i Guppy siano degli “untori”……… e grazie al cavolo…….. mi verrebbe da dire, ……..se li quarantenate male e li curate peggio per forza!  

Ad una più attenta riflessione ci si rende conto che nessuna di queste ricerche porta ad una diretta relazione tra un Guppy sano e lo sviluppo della patologia in un’altra specie, o per lo meno non vi è una incidenza di trasmissione diversa da quella che si potrebbe avere con altre specie non quarantenate.  

Di seguito lo studio effettuato ma che personalmente non ritengo dia solidità al legame Guppy/patologia – https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0044848601006913

Ogni trasferimento di materiale ittico deve essere accompagnato da una serie di esami che ne comprovino lo stato di salute: se non viene eseguito un raschiato cutaneo, un esame accurato delle feci e un antibiogramma, insomma se non si garantisce una perfetta salubrità dei soggetti di immissione o di importazione tramite una accurata profilassi, ogni organismo inserito in un nuovo ambiente è potenzialmente veicolo di patologie.

Non sono i Guppy a portare malattie bensì chi li inserisce in nuovi ambienti senza le dovute precauzioni. 

A supporto di quanto sopra esposto e a dimostrazione che non sono solo i Guppy ad essere potenziali bombe biologiche, allego di seguito uno studio a dimostrazione del fatto che le 8 specie amazzoniche analizzate (tra cui Scalari e Cardinali) sono risultate parassitate sia da ecto che endo parassiti, tra cui anche Procammallanus sp., il medesimo parassita di cui si narra che il nostro Guppy ne sia portatore sano: https://www.scielo.br/scielo.php?pid=S1984-29612010000200007&script=sci_arttext&tlng=en

Altra patologia attribuita al Guppy come vettore è Cryptosporidium, peraltro presente anche nei pesci del lago di Ginevra: https://www.researchgate.net/publication/281293261_Identification_of_Cryptosporidium_Species_in_Fish_from_Lake_Geneva_Lac_Leman_in_France

Ora la domanda nasce spontanea: ma ci saranno mica Guppy anche nel lago di Ginevra?

La risposta è ovviamente NO!!! E basta effettuare una breve ricerca su google per vedere quante specie possano essere ospiti, e quindi vettori, di questo protozoo.

Certo, un Guppy malato potrebbe trasmettere queste patologie, ma ne più ne meno di come potrebbe trasmettere Ictio, Costia, Piscinoodinium o Gyrodactylus!!!!!

Gli stessi parassiti che possono essere trasmessi da un Cardinale o da uno Scalare o da un Pesce Rosso, che non siano stati adeguatamente quarantenati.

Credo che alla luce delle evidenze sopra riportate, possiamo affermare che i nostri Guppy possano essere acquistati in tutta tranquillità (qualora siano stati quarantenati in modo corretto), senza temere che un loro inserimento possa “appestarci” matematicamente la vasca. 

Un pesce che è e sarà sempre la storia delle nostre vasche non può e non deve essere relegato ai margini di questo mondo per semplice ignoranza e superficialità. Ridiamo ai Guppy il loro ruolo di nave scuole per principianti, magari con qualche attenzione in più e perché no anche con qualche coccola. In fondo se non è più la roccia di alcuni decenni fa è solo perché l’uomo vuol sempre andare oltre i colori e le forme che madre Natura ci regala. Torniamo alla Natura e solo così potremo di nuovo apprezzare appieno le emozioni che ci possono regalare questi bellissimi pesci quando per la prima volta si scorgere in una vaschetta parto o tra qualche ciuffo di piante gli occhietti scuri di un avannotto: a me era successo nel 1972 ed è scolpito come un tatuaggio nella mia mente!

E per tutti coloro che hanno avuto l’attenzione di leggere fino alla fine, un suggerimento per approfondire:

E con questo video lo Zio vi saluta sperando di aver fatto un po’ chiarezza sulla vera natura del pesce più famoso del mondo 😊

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