Domenica 18 settembre si è tenuto a Cesena, presso l’aula magna della facoltà di psicologia, il quarto corso di acquariologia (l’acquario di barriera), a cui hanno partecipato circa 200 persone.
Il corso è stato reso possibile dall’interessamento degli sponsor che cito in puro ordine alfabetico: Sera Italia, AIPA, Anubias, Aquaristica, CEAB, COF, Kuda Tropical Fish, Oasi, Oceanlife, Planctontech, Reef International, Seaplast e Testudo edizioni, a cui va in ringraziamento particolare visto che, senza di loro, queste iniziative non sarebbero possibili.
Il corso è stato organizzato dal corso di laurea in “Acquacoltura e Igiene delle produzioni ittiche” della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Ateneo di Bologna e Ser.In.Ar.
Purtroppo per una volta non avevo con me la mia fida macchina fotografica, quindi dovrete accontentarvi delle (molto) modeste immagini fatte con il mio iPhone e delle mie parole che cercheranno di raccontarvi questa bellissima giornata.
Il corso era indirizzato primariamente agli operatori del settore, e solo secondariamente era aperto agli hobbisti, e per la prima volta ho visto davvero tantissimi operatori del settore che avevano una gran voglia di apprendere e di aggiornarsi, per una volta i negozianti erano più interessati di noi Acquariofili nel migliorare la propria cultura acquariofila.Come ha scritto un negoziante, che è voluto rimanere anonimo, “… rientro in quella categoria di negozianti che ritiene fondamentale informarsi continuamente perché è un hobby in cui ogni giorno c’è qualcosa di nuovo da apprendere e non bisogna mai avere la presunzione di sapere già tutto. Spesso il negoziante è li esclusivamente per vendere: io ritengo che il negoziante debba soprattutto essere in grado di fornire sia all’hobbista dilettante che a quello più competente quelle basi che permettano loro di essere soddisfatti del proprio hobby. Chi, invece, è li solo per vendere senza avere una preparazione adeguata, ma anche l’umiltà di ammettere i propri limiti perché non si può sapere tutto, finisce solo per riempire la gente di prodotti quasi sempre inutili e il risultato è quello di scoraggiare la gente…” ecco un pensiero che condivido e che in questa giornata si è molto palesato.
Purtroppo molti negozianti mancavano ed alcuni addirittura hanno chiesto che corsi del genere non venissero fatti… Un atteggiamento sbagliato che non capisco, anche perché il corso è stato veramente di alto livello.
Proseguiamo con il resoconto della giornata.
Dopo una veloce registrazione in cui ci è stato consegnato del materiale, l’attestato di partecipazione, che vedete riprodotto sopra, ed il badge ci siamo seduti nella bellissima aula magna, pronti per ascoltare subito una relazione di assoluto rilievo, la prima dell’amico Roberto Ferri, di cui riporto qualche stralcio senza nessuna pretesa di completezza.
La barriera corallina è un’oasi biologica in un ambiente complessivamente povero ed in natura esistono anche coralli che non hanno bisogno di zooxantelle, come quelli presenti in una barriera in Norvegia a 300 mt di profondità.
L’orientamento sessuale dei coralli. Il 75% dei coralli sono ermafroditi, alcuni sono anche ermafroditi proterandrici altri sono simultanei mentre i pesci sono ermafroditi, alcuni proteroginici, cioè nascono femmine e diventano maschi con l’età, altri invece sono proterandrici, cioè nascono maschi e poi diventano femmine, come ad esempio tutti gli ampiphrion.
La foto superiore, cliccabile, mostra le larve di Ampiphrion Ocellaris in avanzato stato di deposizione
La foto superiore mostra piccoli Pterapogon kauderni ospitati nella bocca del padre, essendo i kauderni incubatori orali, cliccando sulla foto sarete indirizzati sul mio articolo della riproduzione dei baby kauderni con un video in alta definizione spettacolare
Il corallo invece non può muoversi, e deve sviluppare delle strategie per riprodursi e quindi perpetrare la specie.
Fisiologia riproduttiva del corallo.
La strategia riproduttiva può essere sessuata o asessuata. La riproduzione sessuata deve essere guidata da un certo tipo di sincronizzazione, che in genere è fondata su luce lunare, temperatura più calda, durata del giorno, alta bassa marea, fasi ormonali.
Da qui si arriva la spawning, cioè l’emissione dei sacculi.
Le correnti li trasportano lungo percorsi di vari chilometri e succede che poi si adattano ai vari microambienti.
Dai sacculi si forma la planula che ha già su di se le zooxantelle.
Una colonia la si può considerare matura quando avendo raggiunto una dimensione notevole impiega parte della sua energia per riprodursi piuttosto che per crescere.
A seguire il dott. Massimo Morpurgo biologo del museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige di Bolzano ha continuato il discorso della riproduzione dei coralli a scheletro calcareo in acquario.
La riproduzione dei coralli per via asessuata in acquario può avvenire per frammentazione, gemmazione, migrazione dei polipi, per formazione di planule e per formazione di antochauli, a seconda del tipo e specie del corallo.
Gemmazione: da una colonia se ne stacca una parte gradualmente, che può essere un singolo polipo oppure più polipi, come ad esempio accade nei faviti.
La migrazione di singoli polipi invece avviene ad esempio nelle pocillipore, seriatopore e stilipore, sono singoli polipi senza componente scheletrica, fenomeno che si verifica spesso in situazioni di stress. Simile alla formazione di planule per via sessuata. A differenza delle acropore però qua la planula è già formata.
Tutte esperienze vissute in acquario.
Vi lascio una foto della riproduzione della mia Acropora microphthalma avvenuta nel mio acquario un paio di anni fa, se cliccate sulla foto potete andare direttamente all’articolo dove ho raccontato e documentato l’evento.
Nella foto si vede il sacculo, rosato, in uscita dal polipo
A seguire ha preso la parola l’Ing. Matteo Dovesi che ci ha parlato dell’Illuminazione in acquario, avevo molte aspettative per questa conferenza visto il tema interessante di cui parlava.
La parte iniziale è stata dedicata alla definizione generica della luce, che è una radiazione elettromagnetica che raggiunge la superficie, penetra e si diffonde nelle acque. Per poi arrivare al concetto di penetrazione della luce in acqua e quindi della perdita progressiva dei colori rosso e poi verde lasciando infine solo il blu.
L’occhio é sensibile ai vari colori. Il rosso ha una distribuzione gaussiana, e siamo più sensibili al blu quando c’è poca luce. Normalmente siamo più sensibili al giallo verde, cioè ad una lunghezza d’onda attorno ai 550nm.
Le piante percepiscono la luce in maniera differente da noi. La fotosintesi, direttamente od indirettamente è la base della vita. La fotosintesi grazie alla forte energia esterna fornita dal sole, cioè dalla luce, a partire da acqua e co2 crea carboidrati ed ossigeno.
Non tutte le radiazioni sono però benefiche per gli esseri viventi. Le radiazioni maggiori a 760nm generano calore, mentre quelle inferiori ai 380 possono interagire con la materia formando prodotti non voluti.
I pigmenti fotosintetici sono caratterizzati da uno spettro di assorbimento che ci mostrano dove i pigmenti stessi assorbono più energia come Clorophilla a e b ad esempio.
Cosa succede nei coralli? Essi vivono in simbiosi con alghe, le zooxantelle, che hanno quindi una attività fotosintetica ed hanno dei pigmenti fotosintetici. Oltre 6 milioni di cellule per cm quadrato.
A questo punto definiamo il PAR, o radiazione fotosintetica attiva, cioè la misura dell’energia necessaria alla clorofilla A e B per avviare la fotosintesi e che non occupa tutto lo spettro della luce ma solo una partei.
A questo punto passiamo alle misurazioni strumentali.
Secondo l’ing. Dovesi il reattore elettronico è molto meglio del ferromagnetico. 840 contro 550 di PAR con 250w, io in effetti sapevo diversamente ma approfondirò, ho sempre saputo però che con il reattore ferromagnetico fosse maggiore l’energia, ed il consumo a scapito di una linearità di comportamento ed una durata della lampada.
L’ing. Dovesi ci mette poi in guardia dall’uso di un misuratore di PAR, perché la risposta è una funzione quadra, che non è detto che indichi poi quello che vorrebbe l’animale.
Introduciamo il PUR, ed è in sostanza quella parte di PAR che contribuisce alla crescita delle piante.
È definito fra 430-500 e 620-720nm, ma la luce serve anche come energia radiante.
La luce in acquario viene gestita su 3 parametri, quantità, qualità e fotoperiodo.
Sorgenti luminose artificiali:
Lampade a scarica di gas, contenitore in vetro o quarzo con interno in gas.
Hqi ioduri metallici o alogenuri metallici
I neon si caratterizzano per 110lm/w e 20.000 ore di vita, che non sono le ore di impiego in acquario, possono essere da 2700 a 12000k
Flusso fino a 6000 lumen
Vita media, buona efficienza, differenze spettrali possibili
Hqi, con mercurio ed argon e spesso iodio, ricoprono le stesse applicazioni delle lampade fluorescenti.
80-120lm/w
6000-36000 watt
Da 70 a 400w
6000-12000 ore
Lo spettro ha dei picchi ma non ha parte ondulatoria ma è costante.
Consumi medio alti.
Confrontiamo neon ed Hqi, ipotizziamo di prendere una vasca e di illuminarlo con 30.000 lumen.
250w 10k e 11.000lm contro 8t5 54w 10k 4000 lumen
2t5 e 2hqi contro 8×54
10 ore Hqi e 12 t5, 10-12 ore le t5.
Parliamo di led, illuminazione del futuro.
I led lavorano bene a 25 gradi.
Le ore di vita dipendono dalla temperatura di giunzione. A 350mA vive a 150 gradi ed una vita di 60.000 ore.
Se prendiamo lo scatolotto e lo teniamo a 170 gradi la vita diminuisce a 40.000 ore.
Se io prendo il led e raddoppio i mA, a 700mA ho un 30% in più di potenza ma scendo a 40.000 ore.
Più la temperatura aumenta più il flusso diminuisce, anche del 70 %
Arrivano ad efficienze elevate, 250 lm/watt (a dire il vero altri ingegneri in sala hanno confutato questo dato come reale, nel senso che sono stati annunciati ma non sono attualmente utilizzabili, e nell’industria di parla oggi massimo di 140 lm/w. ndr)
I led sono ecologici, non risentono di problemi meccanici, sono facilmente dimmerabili e possono fare una riaccensione a caldo.
E lo spettro del led?
È molto continuo con due gobbe pronunciate, in corrispondenza di blu e rosso, molto simile a quello del PAR.
La foto della comparazione fra le tre tecnologie risulta la seguente:
In verità, commento io, in questa situazione non si tiene in debito conto sia il costo di acquisto della plafoniera, sia il fatto che togliendo alla vasca la componente di calore dovuto alle lampade HQi si rischia di spendere molto più di quanto guadagnato dai led per riscaldare la vasca, è a mio modesto avviso, impossibile non cercare di tenere conto di tutte le fonti di calore prima di uscire con numeri così sensazionali… perlomeno a prima vista ad un occhio non troppo esperto.
Poi si è parlato dell’importanza dei riflettori e della fotoinibizione.
A seguire ha ripresto la parola Roberto Ferri: che ha cominciato a parlare della pigmentazione dei coralli duri
Schiarendo gli animali li uccidiamo, togliendogli capacità di adattamento.
Consiglio per coloro che se lo fossero perso di guardare il video della relazione sempre tenuta da Roberto a Livorno che parla degli stessi argomenti e che trovate cliccando sulla foto di Roberto
Alcuni estratti raccontao che le colorazioni sono sensazioni soggettive cioè interazioni fra la luce ed il nostro occhio.
Se un corallo non è geneticamente portato, quindi non ha Cromofori o cromoproteine, non riusciremo mai a colorarlo.
Durata e qualità della luce ci portano alla colorazione.
Il colore apparente del corallo dipende dal colore dei pigmenti, dalla colorazione delle alghe zooxantelle, e dalla densità delle stesse.
L’aumento delle sostanze organiche incrementa la densità delle zooxantelle.
In acquario abbiamo davanti sempre condizioni molto differenti.
Il corallo si scurisce anche se il carico organico viene portato quasi a zero, perché non ha energia, il corallo ha necessità di mangiare. A tal proposito vorrei linkarvi l’articolo che ho scritto sull’alimentazione dei coralli e che ha le medesime considerazioni di quanto esposto da Roberto e che potete leggere cliccando sulla foto seguente:
Dopo la pausa pranza ha preso la parola il Dott. Giuseppe Mosconi, ittiopatologo di fama internazionale, che ha parlato di lampade germicide e schiumatoi.
Gli uv, raggi ultravioletti, si trovano al di sotto di 380nm. Uva alta lunghezza onda 400-315, Uvb 315-280 e gli Uvc 280-100
Noi useremo gli uvc per combattere i batteri. Gli uvc sono completamente bloccati dall’atmosfera.
In genere in acquario si usano le lampade a vapori di mercurio. Si usano quelle a bassa pressione a spettro monocromatico che sono influenzate dalle variazioni di temperatura. In genere passano i 254 nm, con una resa del 95%.
Poi c’è una camicia che esclude dall’esterno tutto e sterilizza quindi l’acqua all’interno.
Gli uv colpiscono gli acidi nucleici RNA DNA cambiando le informazioni genetiche, impediscono così lo sviluppo cellulare dei germi.
Quanti gliene devo dare per uccidere i vari batteri, funghi, parassiti, virus?
L’efficacia è connessa alla grandezza di quello che voglio uccidere ed al tempo di contatto.
Non abbiamo mai la certezza che tutti i batteri vengano uccisi, anche se gli diamo le lunghezze d’onda che servono per il tempo che serve.
Per i protozoi e virus servono dosaggi di almeno 4 volte superiori.
Quali sono i fattori limitanti:
Lampada vecchia, trasparenza dell’acqua o trasmittanza, temperatura, poi ci vuole tantissimo tempo per arrivare a funzionamento, tempo di contatto, quindi da questo si deduce che la lampada non dovrebbe mai essere spenta perché questo oltre ad accorciarne la vita la rende inefficiente per diverso tempo.
L’acqua deve essere ultrafiltrata altrimenti il battere non viene colpito dalla radiazione.
Quindi prima della lampada sarebbe auspicabile avere carbone attivo e microfiltrazione. Più grande è un microbo più grande la parete che ne protegge il DNA.
La presenza di ferro e manganese nell’acqua è nociva per la lampada, infatti questi devono essere inferiori a 0,2 mg/l e 0,05 rispettivamente. Poiché altrimenti ci sono ossidazioni e deposito di minerali sul quarzo purissimo che invece dovrebbe essere trasparentissimo.
I punti di forza della lampada uv:
Non trasforma o crea sottoprodotti indesiderati
Il contatto con l’acqua da trattare è veloce
Basso consumo
Vantaggi collaterali:
Diminuzione dell’uso di chemioterapici
Riduzione della carica batterica totale e che impediscono la schiusa delle uova.
Controindicazioni:
Riduce zooplancton e fitoplancton
Aumenta la riduzione dei nitrati in nitriti per azione catalizzante. Rischio di disastro.
Trasformazioni chimica di sostanze medicinali.
I raggi UVC uccidono tutti gli organismi trasportati, quelli utili ed inutili.
Lo schiumatoio
Alcune sostanze organiche disciolte , tensioattivi o surfattanti, sono attratte da una parte dall’acqua dall’altra dall’aria.
La produzione di bollicine crea attrazione verso tali molecole nella fase liquida, queste si addensano e si separano dall’acqua nella fase asciutta.
La schiumazione è un evento naturale, come si può vedere osservando la schiuma che si osserva al mare.
Noi eliminiamo alcune sostanze disciolte nell’acqua DOC, e sostanze legate al particolato POC proteine, aminoacidi, carboidrati, lipidi, etc
L’efficienza dello schiumatoio è legata alle caratteristiche chimiche dell’acqua, e dalle caratteristiche dello schiumatoio, permanenza delle bolle nella colonna di contatto, altezza della colonna, tipologia delle bolle, diametro delle bolle, miscela acqua bolle. Il diametro delle bolle dovrebbe essere compreso tra 0,5 e 0,8 cm
Il tempo di permanenza di almeno 2 minuti, fino a 12 minuti.
Non tutte le proteine possano essere adsorbite dallo schiumatoio, ma devono essere a doppia polarità. Il rapporto aria acqua massimo è attorno a 16-1.
Noi invece negli schiumatoi in vendita siamo attorno a 0,5-1 circa
Qualità e quantità dell’adsorbito
La quantità ed il suo colore non sono indice di efficacia dello schiumatoio. E questa è una frase che dovremmo tenere bene a mente quando cerchiamo ci capire quanto sia efficiente uno schiumatoio.
La quantità di adsorbito non è proporzionale alla qualità ma alla tecnica.
Noi vogliamo asportare il DOC ma non il POC.
Vantaggi: vengono eliminate sostanze orgniche che quindi non si trasformano in nitrati e fosfati. Toglie fosforo dall’acqua. Fornisce scambio gassoso, aumenta redox, stabilizza ph, elimina fenoli, funge da filtro meccanico.
Svantaggi: toglie alcuni batteri dall’acqua, toglie oligoelementi dall’acqua, può togliere POC come zooplancton e sostanze colloidali
Ogni acquario deve essere tarato in maniera a se stante.
Poi ha ripreso la parola Roberto Ferri che ha parlato dell’alimentazione dei coralli, concetto espresso anche nel video già citato precedentemente.
In ogni caso gli sps preferiscono lo zooplancton, oltre a fito e luce, nei coralli molli invece quasi esclusivamente fitoplancton.
A seguire il Dott. Massimo Morpurgo ha parlato delle malattie dei coralli e dei parassiti, e come debellarli. Relazione molto interessante ma troppo frammentata per poter essere schematizzata qua dentro.
Ed infine il Dott. Baratta, dirigente della forestale ci ha parlato e chiarito dei dubbi riguardo al Cites. Il tutto si può riassumere dicendo che, dal punto di vista delle regole Cites e della Forestale, il negoziante deve compilare un registro di carico scarico con gli animali che vengono caricati in negozio e scaricati ai clienti oppure che siano morti. L’acquariofilo che li acquista non è tenuto ad avere e sapere nulla, normalmente, nè può essere sanzionato in alcun modo se non avesse nessun certificato Cites, che appunto non è tenuto ad avere. L’unica eccezione riguarda l’hobbista che vuole riprodurre la specie per poterla vendere che invece dovrebbe farsi fornire un registro di carico scarico dalla forestale, e dovrebbe farsi dare il numero identificativo dell’animale da parte del venditore. Nel caso di cessione a titolo gratuito non è ncessario il registro di carico e scarico.
Con questo è tutto, spero di avervi fatto “sentire” cosa vi siete persi, e spero di avervi dato degli spunti di riflessione. Ringrazio ancora l’Università di Bologna per aver organizzato questo corso, e spero che si possa riproporre anche il prossimo anno. Una esperienza che consiglio caldamente a tutti.
Se aveste domande, sono qua per rispondervi.