Un grande acquario pone dei problemi logistici nello svolgimento delle normali operazioni di gestione. La vasca del Museo è troppo grande per lavorare solo con le mani, ma troppo piccola, una volta popolata con invertebrati sessili, per potervisi immergere con l’attrezzatura subacquea. Ad esempio, per collocare o per “potare” dei coralli si deve lavorare dall’alto con una pinza, spesso senza riuscire a vedere bene come si sta operando. Riuscire a trovare una giusta e stabile collocazione per un corallo può richiedere vari tentativi, tempo e fatica (dovendo stare chinati a lungo sotto una lampada da 1.000 watt!). La stessa operazione in un acquario domestico, dove si può lavorare con le mani, richiede invece al massimo un paio di minuti. Anche la cattura di pesci da trasferire si presenta difficile. Bisogna ricorrere a nasse o trappole, solo raramente si riesce al primo e unico colpo fortunato a catturare in superficie un pesce durante l’alimentazione. Se si fallisce nel tentativo, bisogna aspettare almeno una settimana per riprovare, perché i pesci diventano giustamente diffidenti.
La manutenzione tecnica è piuttosto impegnativa. Per avere un’idea, la periodica pulizia del bicchiere del grande schiumatoio, effettuata due volte alla settimana, deve essere abbinata a un piccolo cambio parziale d’acqua e richiede circa un’ora di lavoro, mentre la stessa operazione in un acquario domestico impegna al massimo cinque minuti. In generale, a causa delle dimensioni dell’impianto tecnico, tutti gli interventi di manutenzione sono circa dieci volte più impegnativi di quelli necessari per un grande acquario di barriera corallina privato di 600-700 litri.
Ovviamente le grandi dimensioni dell’acquario comportano anche molti vantaggi.
● Il sistema è molto più stabile, rispetto a un normale acquario da salotto.
● L’eventuale morte di un singolo animale, ad esempio un pesce o un invertebrato, non provoca un inquinamento pericoloso.
● I coralli hanno più spazio a disposizione e negli anni possono crescere fino a raggiungere dimensioni naturali, ad esempio una colonia di Pocillopora damicornis verde è diventata lunga circa 1 metro!
● Si possono allevare insieme più pesci e si possono tenere anche pesci considerati aggressivi con i conspecifici in coppie o piccoli gruppi, in questo modo essi manifestano un comportamento più naturale. Ad esempio attualmente nuotano pacificamente in acquario ben otto specie di pesci chirurgo per un totale di 18 esemplari tra cui tre Acanthurus leucosternon, una coppia di Naso lituratus e un gruppo di sei Paracanthurus hepatus, un’associazione comune in natura ma difficilmente ricreabile in un acquario domestico!
La quarantena di pesci ed invertebrati nuovi è fondamentale nella gestione di un grande acquario di barriera. Animali non quarantenati possono introdurre in acquario espositivo malattie e parassiti. Fino ad alcuni anni fa solo i pesci erano sottoposti a quarantena ma, dopo alcune esperienze negative dovute all’arrivo in acquario di parassiti di coralli (nudibranchi divoratori specializzati di Montipora) e di tridacne (gasteropodi della famiglia Pyramidellidae), tale pratica viene applicata anche agli invertebrati. Per i pesci la quarantena può durare anche più di sei mesi, allo scopo di farli irrobustire, crescere e abituare ai vari mangimi prima di trasferirli nell’acquario espositivo, preferibilmente in gruppo: un singolo esemplare introdotto in un acquario in cui siano già presenti un centinaio di pesci spesso viene attaccato, anche brutalmente, dai vecchi inquilini; se invece si introducono contemporaneamente 10-15 pesci, ben nutriti e robusti, l’aggressività della comunità ittica si fraziona e si diluisce, facilitando così l’ambientamento dei nuovi arrivati.
Per la gestione di un acquario espositivo (ma ciò vale anche per un acquario domestico) è molto utile annotare regolarmente i valori chimico-fisici dell’acqua, le manutenzioni effettuate, eventuali guasti e imprevisti, le migliorie tecniche apportate, l’introduzione di nuovi organismi e le loro dimensioni, osservazioni biologiche varie, eventuali riproduzioni, ecc., documentando se possibile periodicamente le varie fasi evolutive della vasca con molte fotografie. Tutte queste informazioni permettono di individuare più facilmente le cause di eventuali problemi, di condurre meglio l’acquario e, all’occorrenza, di ripercorrerne la storia.
Quando 15 anni fa sono stati introdotti i primi ospiti, l’acquario aveva un aspetto decisamente… artificiale. I coralli apparivano semplicemente appoggiati sulle rocce e quasi estranei al contesto.
Poi negli anni i coralli sono cresciuti saldandosi alle rocce e ricoprendole; alcune colonie di sclerattinie sono diventate così massicce da richiedere l’asportazione di rocce calcaree vicine per fare loro spazio! Adesso l’acquario appare molto più naturale ed è particolarmente affascinante se osservato dall’alto: si possono ammirare meglio i colori dei coralli e osservare come gli invertebrati crescano sfruttando tutti i substrati disponibili sotto la luce. Se si spengono le pompe di movimento, l’acqua appare cristallina e ci si può immaginare a fare snorkeling su una vera barriera corallina…
I primi invertebrati e pesci sono stati introdotti nell’acquario nella primavera del 1998. Da allora la comunità biologica si è sviluppata enormemente. Alcune colonie di Madreporari vivono e crescono in vasca da 15 anni e da esse sono state prodotte tantissime talee. Diversi invertebrati sono di riproduzione e sono arrivati in acquario tramite scambi con acquari pubblici e altri musei. Alcuni tra i pesci e gli invertebrati più grandi e belli sono stati donati da acquariofili che, per problemi di spazio, non potevano più tenerli nelle loro vasche.
Circa il 50% degli invertebrati sessili è costituito da Madreporari SPS (generi Acropora, Hydnophora, Montipora, Pavona, Pocillopora, Porites, Seriatopora, Stylophora, Turbinaria), il 15% da Alcionacei (generi Capnella, Lobophytum, Nephthea, Pachyclavularia, Pinnigorgia, Sarcophyton e Sinularia), il 10% da Madreporari LPS (generi Euphyllia, Favia, Favites, Fungia, Galaxea, Symphyllia), il 10% da altri “coralli duri” non sclerattinie (il corallo blu Heliopora coerulea e il corallo di fuoco Millepora intricata) e il restante 15% da vari invertebrati sessili, quali Corallimorfari (Discosoma, Rhodactis, Ricordea), Ceriantari, Attiniari (Entacmaea quadricolor) e tridacne (Tridacna squamosa).
Sono inoltre presenti numerosissimi altri invertebrati appartenenti a svariati gruppi tassonomici, molti dei quali arrivati con le rocce vive: Poriferi, Vermi Policheti, Molluschi, Crostacei (Calcinus, Lysmata, Stenopus), Echinodermi (Asterina, Diadema, Ophiarachna, Ophioderma, Ophiothrix) ed altri ancora. Sul fondo le fronde morte dell’alga verde corallina Halimeda sp. hanno formato negli anni uno strato di sabbia di 2-4 cm di spessore.
L’acquario appare più bello se osservato dall’alto, qui si vedono i pesci pagliaccio Amphiprion ocellaris e gli anemoni di mare a bolla Entacmaea quadricolor rossi, questi ultimi si riproducono velocemente per scissione, tanto che da un singolo esemplare proveniente dall’Acquario di Genova se ne sono originati più di cento!
Attualmente sono presenti 26 specie di pesci corallini per un totale di circa cento esemplari: in prevalenza Acanturidi (Acanthurus leucosternon, Ctenochaetus strigosus, Naso lituratus, Paracanthurus hepatus, Zebrasoma desjardinii, Z. flavescens, Z. veliferum, Z. xanthurum) e Labridi (Halicoeres chrysus, H. marginatus, H. melanurus, Pseudocheilinus hexataenia), oltre a Monacantidi (Acreichthys tomentosus), Blennidi (Atrosalarias fuscus), Gobidi (Amblygobius phalaena), Pomacentridi (Amphiprion ocellaris, Chrysiptera cyanea), Chetodontidi (Heniochus acuminatus), Pomacantidi (Centropyge acanthops, C. loriculus, Pomacanthus imperator), Serranidi (Pseudanthias squamipinnis), Pseudocromidi (Pseudochromis fridmani), Apogonidi (Pterapogon kauderni, quasi tutti nati nel nostro acquario) e Siganidi (Siganus virgatus e S. vulpinus). Seguendo gli insegnamenti della prof.ssa Ellen Thaler, etologa dei pesci di barriera, i pesci vengono abbondantemente alimentati: ogni giorno mangiano 60-70 g di crostacei surgelati, prima scongelati e poi sciacquati (copepodi marini, mysis, krill), con aggiunta settimanale di vitamine, più di tanto in tanto mangime secco granulare e in fiocchi (Sera). Inoltre mangime pellettato Ocean Nutrition Formula 1 e 2 viene somministrato otto volte al giorno da due mangiatoie automatiche Eheim, una caricata con pellettato medio e l’altra con quello piccolo.
Letteratura
Korallenriff-Aquarium 1: Grundlagen für den erfolgreichen Betrieb
Delbeek J.C. & Sprung J., 2005: The Reef Aquarium: Science, Art and Technology. Ricordea Publishing, Coconut Grove, Florida, USA.
Fosså S. A. & Nilsen A. J., 1995-2010: Korallenriff-Aquarium. Band 1-6. Birgit Schmettkamp Verlag und Natur und Tier Verlag.
Hebbinghaus R., 1994: Der Löbbecke-Kalkreaktor. Deutsche Aquarien und Terrarien Zeitschrift, Jahrgang 94, S. 517-525.
Knop D., 2007: L’unica cosa certa è il cambiamento. La manutenzione a lungo termine di grandi acquari di barriera. CORALLI N. 39 Nuovi Orizzonti Editore, Udine.
Pawlowsky E., 2007: I fosfati negli acquari marini. Reefart N.12, AquaEdì s.r.l., Milano.
Questo acquario é uno spettacolo!!! Spesso si va negli acquari pubblici e non ci sono acquari marini di barriera, mentre questo museo andrebbe fatto vedere in tutto il mondo. Complimenti alla struttura ed a Massimo per quello che ha creato!
Notevole!!! Non ne sapevo nulla, ora DEVO ricordarmi di questa meraviglia di acquario la prossima volta che passo di lì… se va tutto bene sarà la prossima estate! 🙂
Meraviglia!!!’ Perché voi di Danireef non organizzate una visita…sarebbe bello poter vedere anche il dietro le quinte … Questi acquari fanno sognare davvero 🙂
Ottima idea… ci mettiamo subito in moto!
Danilo
Grazie per il vostro apprezzamento per il nostro acquario e per il mio articolo!
Si, certamente sii può organizzare una visita guidata all’acquario e, per un piccolo gruppo, al dietro le quinte.
Massimo
Grazie Massimo!!!
Un capolavoro! Complimenti sia per la progettazione che per il mantenimento