L’acquario d’acqua dolce è pronto. Ora mancano solo i pesci. Filtro maturo oramai… piante radicate, luce sufficiente. Tutto è perfetto e possiamo recarci al negozio specializzato per acquistarli.
Per cominciare, sei Paracheirodon innesi, sei Petitella georgiae e dodici Trigonostigma (ex Rasbora) heteromorpha. Il negoziante ce li ha consigliati perché l’acquario contiene già delle Caridina, che non vogliamo perdere, ed anche perché sono specie con caratteristiche compatibili, che vivono bene nelle acque acidule e tenere. Non per nulla abbiamo riempito la vasca quasi esclusivamente con acqua demineralizzata.
Trasportiamo i pesci rapidamente, li acclimatiamo lentamente. Poi apriamo le buste e li lasciamo uscire nella grande vasca da 300 litri. Tutto perfetto! I pesci appaiono in ottima salute e cominciano subito ad esplorare l’ambiente.
A questo punto sarebbe opportuno, per precauzione, verificare bene i valori dell’acqua in partenza, per evitare spiacevoli sorprese. Tuttavia non ne abbiamo molta voglia ed, in fondo, l’acqua è nuova, sterilizzata, demineralizzata e pulita. Cosa ci sarà mai da verificare?
Eppure dopo pochi giorni ecco un pesce a galla, tristemente morto. È rigonfio, biancastro, non si riesce neppure a capire bene di cosa si tratti. Eppure ad un primo conteggio manca un neon: si trattava di uno dei sei Paracheirodon! Poco male. Costava solo un euro e forse non stava molto bene. Il giorno dopo però ecco un altro paio di pesci morti, e poi un altro ancora. La cosa si fa preoccupante. Come dobbiamo comportarci? Potremmo scrivere sul forum. Magari qualche esperto si farà vivo per consigliarci.
Ma possiamo essere certi che la risposta sia corretta? Potremmo chiedere al negoziante specializzato, ma siamo certi che saprà formulare una diagnosi a distanza? Siamo disperati, non sapendo sino a quando la mortalità potrà continuare. Eppure esiste una semplice sequenza di azioni che può risolvere tutto perfettamente. A questo punto, senza esitazione, dovremmo attivare una procedura standard di comportamento:
- osservare bene i pesci, anche con l’aiuto di una lente di ingrandimento, per accertarci che non presentino sintomi esterni di malattia (macchie, puntini, corrosioni, decolorazioni, ecc.). Talvolta, nei pesci di piccole dimensioni, questi sintomi possono essere poco appariscenti ed ingannare la nostra attenzione. Meglio, anzi, fare attenzione anche ad eventuali sintomi comportamentali, sfregamenti, nuoto in posizioni irregolari.
- Effettuare una misura di tutti i principali valori dell’acqua per accertarci che non si siano discostati da quelli ideali per le specie allevate
La discussione del punto A richiederà una intera serie di articoli e quindi non la prenderemo neppure in considerazione qui. Supponiamo che i pesci appaiano tutti sani ed in buona salute.
Il punto B, invece, viene troppo spesso sottovalutato dall’appassionato e questo conduce a risultati deludenti. Sappiamo bene, infatti, che ogni specie ha delle precise preferenze in fatto di valori dell’acqua e non possiamo pretendere di conoscere quelli del nostro acquario semplicemente… osservandolo. È vero, abbiamo usato dell’acqua demineralizzata, ma siamo certi che questa abbia mantenuto inalterati i suoi valori chimici e fisici? Teniamo presente che basta un ghiaietto fertilizzato non idoneo per produrre un picco di fosfati, cui può seguire un calo repentino di pH. Oppure basta che alcuni oggetti dell’arredamento contengano materiali calcarei per produrre un improvviso aumento di durezza dell’acqua e di pH. Questo spostamento potrebbe aver condotto la nostra soluzione fuori dai limiti preferiti dai pesci che abbiamo appena introdotto. Questo spiegherebbe le morti osservate.
E allora, iniziamo a ragionare sulla chimica dell’acqua, non perché siamo dei piccoli chimici in nuce, ma perché abbiamo bisogno di capire. Nei prossimi articoli prenderemo in esame, uno per uno, tutti i principali valori chimico-fisici dell’acqua, in modo da comprendere i loro rapporti reciproci nell’acquario d’acqua dolce.
Oggi, invece, vogliamo risolvere un primo problema pratico: quali misuratori dobbiamo acquistare per comprendere il motivo della morte dei nostri pesci?
I tempi sono duri e la crisi non è affatto passata. Acquistare anche solo due o tre misuratori liquidi potrebbe costarci un piccolo capitale. Per giusta scadono rapidamente e dovremo tra un anno acquistarli nuovamente. Procurare un pHmetro elettronico a sonda (tanto per parlare di uno strumento molto banale) ci costerà più di quanto abbiamo speso per i pesci. Per giunta la sonda va tarata spesso per essere certi dei valori che ci fornisce. Possiamo risparmiare in qualche modo?
Senza dubbio una buona idea può essere quella di iniziare con degli stick multi-test. La maggior parte degli “esperti” a questo punto starà già storcendo il naso. Lasciamoli storcere e… proseguiamo per la nostra strada. Una misura corretta di pH o di ammoniaca, che possa fornire garanzie “da laboratorio”, richiede certo risorse ben più elevate rispetto a quelle costituite da una misura colorimetrica da test liquido. Parliamo allora di livelli di certezza. Un misuratore liquido fornisce risultati con una accuratezza maggiore rispetto alle cartine (in pratica, i “gradini” di misura sono più piccoli) ma la sua precisione può essere inferiore (se il misuratore sbaglia… sbaglia di grosso!). Le cartine spesso forniscono risultati grossolani (es. gradini di pH del tipo 6.5 – 7 – 7.5 – 8) ma in questa fase possono essere più che sufficienti per orientarci. In più, le cartine sono abbastanza stabili nel tempo (tempi di scadenza molto lunghi se sono mantenute in ambiente secco) e, dulcis in fundo, sono molto economiche. Sullo stesso stick, del costo di 10-20 centesimi, troviamo i test per il pH, KH, GH, nitriti e nitrati. Non male, per cominciare! Se tutti i valori appariranno nei limiti ideali potremo tranquillizzarci. Se qualcuno dei valori sarà fuori dal range atteso (supponiamo, ad esempio di misurare un pH 5, od un GH 20) allora potremo acquistare un misuratore liquido ed approfondire il problema.
Siamo certi: per ora basterà acquistare un flacone di stick multi-test ed iniziare le nostre indagini. Poi saremo in grado di andare avanti spediti. Fatelo subito, perché dal prossimo articolo entreremo nel vivo del discorso!
Le altre parti del corso uscite finora:
- I valori chimico-fisici nell’acquario d’acqua dolce – prima parte
- I valori chimico-fisici nell’acqua dolce: il pH
- Il pH nell’acquario di acqua dolce – terza parte sui valori chimico-fisici
- La durezza KH, GH ed il Ph nell’acqua dolce – i valori chimico fisici quarta parte
- La durezza ideale in acqua dolce ed i metodi per correggerla – i valori chimico fisici quinta parte
Bibliografia: