Ci siamo lasciati, al termine del precedente articolo, con la promessa di recarci subito al negozio specializzato per acquistare una confezione di stick multi-test. Lo avete fatto?
Supponiamo di no (per motivi didascalici!). Supponiamo che non ci sia stato tempo sufficiente o che il negoziante abbia risposto, come al solito “tra qualche giorno mi verranno consegnati questi prodotti direttamente dal grossista!”.
La situazione è grave e non possiamo attendere oltre. Ci viene incontro un vicino di casa, pessimo acquariofilo ma possessore di un pHmetro stick. Questo ci offre l’occasione per discutere del pH e della sua importanza nell’acquario d’acqua dolce.
Innanzitutto il nome: pH (scritto proprio così, con la p minuscola e la H maiuscola) significa “pressione Idrogeno”, dal momento che H è nella tavola degli elementi, per l’appunto, il simbolo dell’elemento Idrogeno.
Pressione idrogeno? Cosa sta a significare?
Sappiamo che l’acqua è composta da molecole H2O, ognuna costituita da due atomi di idrogeno (H2) ed uno di ossigeno (O). Se si trattasse di un qualsiasi altro composto la storia finirebbe qui!
Invece si tratta dell’acqua, il composto della vita per eccellenza, con delle proprietà quasi magiche. Nel liquido che tutti conosciamo, una certa quantità di atomi di idrogeno si stacca dalla molecola principale e questi se ne vanno in giro a far guai. In particolare, gli ioni idrogeno staccati dalla molecola, che sono una percentuale minima di quelli presenti in un bicchiere d’acqua, sono alquanto aggressivi e se abbondano possono diventare addirittura corrosivi. Pensate all’acido solforico: sarà bene aggressivo, no? Non ci credete? Provate a metterci un dito dentro (no, non lo fate, per carità!). Infatti, si tratta di un acido forte, ovvero, di un liquido contenente tanti ioni idrogeno liberi.
Ovviamente quando uno ione idrogeno si stacca lascia orfana (o vedova?) una parte della molecola, costituita da un altro atomo di idrogeno ed uno di ossigeno: OH. La particella OH è un altro ione ed esso è responsabile delle proprietà basiche dei liquidi. Quando essi abbondano si producono delle basi forti, come la soda caustica. Abbastanza aggressiva pure quella, no?
Niente paura comunque: nell’acqua pura gli ioni idrogeno (H+) e quelli ossidrile (OH–) sono in equilibrio quasi perfetto. In questo caso di dice che il pH è “neutro”. È stata inventata un’apposita scala per misurare il pH, ovvero il grado di acidità o basicità dell’acqua. Questa scala va da 0 (massima acidità) a 14 (massima basicità). Inutile dire che alla metà della scala, ovvero al valore 7, corrisponde la neutralità.
Ecco dunque che la nostra teoria è completa. Il pH definisce l’acidità dell’acqua, va da 0 a 14 ed a metà, ovvero in corrispondenza del valore 7, indica neutralità (non acido né basico).
Cosa c’entra questo col nostro acquario?
Innanzitutto osserviamo che le acque dolci di tutto il mondo hanno un pH prossimo alla neutralità, diciamo, tra 5.0 e 8.0. Le acque marine invece hanno un pH molto stabile, attorno ad 8.1-8.3.
Prima osservazione: l’acqua degli oceani ha un pH quasi costante mentre quello dei fiumi varia. Questo è ovvio, perché gli oceani, fanno parte tutti della stessa massa d’acqua, quindi un cambiamento di pH è improbabile (anche se l’aumento di anidride carbonica nell’aria dovuto alle nostre tossiche emissioni sta lentamente modificando pure questo!). I fiumi invece attraversano terreni che modificano le caratteristiche dell’acqua, sono sottoposti ad equilibri biologici alquanto instabili e possono quindi variare. Da questo deriva un’altra considerazione: i pesci marini necessitano di un pH molto stabile, appunto, prossimo ad 8.2. Non conoscono un’acqua diversa. Non l’hanno conosciuta nell’ultimo milione di anni di evoluzione! I pesci d’acqua dolce invece hanno dei range di preferenza più o meno ampi, secondo il loro territorio di origine.
Se mettiamo un pesce che preferisce acqua acida in un acquario con acqua alcalina (altro modo per dire “basica”) quello molto probabilmente morirà.
Che i nostri pesci siano morti per questo? Evidentemente nel caso dell’acqua dolce, rispetto a quella marina, è fondamentale informarsi sul pH preferito dalle specie che si allevano.
Incredibile: una cosa che è molto più complessa nell’acqua dolce rispetto al marino (non è vero: ne troverete tante altre!).
Se acquisti un pesce marino hai poche domande da farti sul pH: l’acqua deve essere a pH 8.2. Se invece acquisti un pesce d’acqua dolce occorre proprio che ti informi sulle esigenze di quella particolare specie.
Siete già disorientati? Passate alla sezione “marino” di questo sito e troverete esperienze più semplici da affrontare. Siete coraggiosi? Allora proseguiamo!
Abbiamo ancora due argomenti importanti da discutere prima di affrontare il nostro acquario con l’aiuto del vicino di casa e del suo miracoloso misuratore elettronico: la misura del pH ed i suoi rapporti con gli altri valori dell’acqua.
Allora, abbiamo detto che esiste una scala da 0 a 14 e che quindi l’acidità dell’acqua può essere misurata. Come? Non dovremo mica contare gli ioni idrogeno uno ad uno?
Evidentemente questo sarebbe impossibile, per cui possiamo utilizzare delle misure chimiche od elettrochimiche.
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