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Le domande impossibili dagli amici davanti all’acquario

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Acquario di Gianluca Favata'

Non c’è dubbio; un acquario ben tenuto, ricco di coralli e pesci variopinti è un gran bel colpo d’occhio e la bellezza non lascia indifferenti le persone che arrivano in casa.

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Se, capita quasi sempre, l’osservatore non è un appassionato, raramente ricorda le eventuali lezioni di scienza imparate a scuola.

Scattano così alcune domande che risultano inevitabili ed alle quali non si sfugge.

Al cospetto delle colonie di antozoi, molli o duri che siano, la meraviglia esplode solitamente nel quesito: “Ma che piante fantastiche, come fai a tenerle così?”

Risposta rassegnata: “Non sono vegetali…”.

“Ah, sono finte?”

“No sono animali, anzi un insieme di tantissimi animali: polipi corallini”.

Silenzio e battuta: “Posso farlo con le patate?”

“Quello è il polpo, l’octopus, la piovra insomma”.

Polipi di Acropora millepora gialla

Superati i primi ostacoli, la constatazione successiva è un po’ più tecnica: “Allora si muovono perché sono vivi!”

Poi l’occhio curioso cade su forme colorate e, appena ottenuta l’informazione che trattasi di spugne, è quasi automatico notare come siano diverse da quelle per la doccia (soprattutto se sintetiche).

I pesci non sono oggetto di particolari curiosità, anche se la respirazione è sempre associata ai polmoni… le branchie sono un accessorio.

Branchie di Acanthurus sohal

Le Tridacne, invece, sono fonte di grande stupore, soprattutto il mantello e la sua contrazione.

“Che cosa è?”

“Un mollusco bivalve”.

“Sembra una conchiglia, anche se quella che ho a casa è solo osso”.

“Beh, osso… no è il guscio vuoto dell’animale che lo abitava”.

Ricomincia l’opera di persuasione al fine di spiegare che le conchiglie non sono come in vetrina, così come i coralli da vivi non sono uguali a collane e bracciali né sono contenti di diventarlo.

“Il sale dell’acqua non è quello della cucina vero?”

“Ovviamente. Aggiungo quello adatto quando faccio i cambi d’acqua”.

sale marino appena pesato prima di essere sciolto in acqua

E’ in questo frangente che non è scontato il concetto di evaporazione in cui è soltanto l’acqua a salire al cielo.

Esiste poi un vario campionario di domande bizzarre: dalla richiesta se i pinnuti vedono fuori dal vetro (agitando il barattolo di mangime, la corsa alla prima fila fornisce adeguata risposta), al desiderio di introdurre le mani in vasca (neutralizzato con secca reazione), alla rara, ma capitata, voglia di assaggiare la spirulina in scaglie (permesso concesso ad un amico vegano già gran divoratore di alghe nori).

Con questi aneddoti divertenti, non intendo mancare di rispetto a chi non è acquariofilo; piuttosto voglio considerare come noi che pratichiamo questa passione avremmo, nel limite, il dovere di raccontare, informare, affascinare gli amici, rendendoli consapevoli della bellezza e fragilità del mondo sommerso.

Io esagero. Quante fughe al mio accenno su cosa sia un dsb o il ciclo dell’azoto.

Tuttavia, senza anestetizzare l’interlocutore, si può illustrare come, in fondo, alcuni coralli siano l’espressione dei tre regni della natura: animale con i loro polipi, vegetale con le loro alghe simbionti, minerale con il loro esoscheletro calcareo.

polipi di Acropora in acquario

Evitando la classificazione delle specie, si può parlare della riproduzione (argomento che cattura sempre l’attenzione) di invertebrati e pesci. La livrea è un buon catalizzatore d’interesse, così come l’invito a scattare fotografie incontra sempre consenso.

Non perdiamo l’occasione di far conoscere il mondo che adoriamo!

Rendiamo al mare il servizio di farlo rispettare, difendendolo nella sua meravigliosa e precaria esistenza.

Com’è possibile pretendere di riprodurre scorci di barriera corallina e non contribuire a farla amare?

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