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La durezza KH, GH ed il Ph nell’acqua dolce – i valori chimico fisici quarta parte

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Lasciamo bollire l’acqua per una decina di minuti, poi spegniamo la fiamma e lasciamo raffreddare. Noteremo che sul fondo si è raccolta una polverina bianco-grigio che in gergo chiamiamo “calcare”. Non c’era prima! Evidentemente è stata sottratta all’acqua nella quale era disciolta. Quella polverina corrisponde esattamente al KH che avevamo misurato. Proviamo ora a misurare nuovamente la durezza temporanea. Questa volta (per motivi didattici!) useremo un misuratore liquido, più costoso e generalmente più preciso. Esso è costituito da una provetta contenente un liquido con odore intenso ed una provetta di plastica o di vetro. Aggiungiamo nella provetta una certa quantità d’acqua, seguendo le istruzioni (generalmente 5-10 ml di acqua) prelevandola dalla superficie della nostra pentola. Ora cominciamo ad aggiungere delle gocce di soluzione colorata, come da istruzioni, contandole una per una. All’aggiunta della prima goccia l’acqua assume una determinata colorazione, che dipende dai reagenti usati. Supponiamo che diventi rossa. Aggiungendo altre gocce il rosso persiste, sino ad un certo punto, quando improvvisamente il colore cambia, diventando verde (o giallo o comunque diverso, come descritto nelle istruzioni dello specifico prodotto). In gergo si dice che il colore “vira” dal rosso al giallo. Il numero di gocce aggiunte per raggiungere il viraggio di colore corrisponde alla durezza. Allora contiamo: una… due… ehi, il colore vira! Allora abbiamo ora una durezza temporanea di soli due gradi tedeschi. Prima di bollire l’acqua ne avevamo misurati nove. Significa che gran parte di essa è precipitata sotto forma di sali insolubili. Potremmo lasciar decantare l’acqua versarla in bottiglie pulite, per usare un liquido con durezza temporanea molto bassa.

acquario olandese acqua dolce

La durezza temporanea, infatti, detta anche “durezza carbonatica” è prodotta da carbonati e bicarbonati di calcio e magnesio che con la bollitura divengono insolubili e precipitano. Questa però è solo … metà della storia. Esiste infatti una seconda durezza, detta “permanente”, che non scompare con la bollitura. La somma della durezza temporanea (KH) e di quella permanente produce la cosiddetta “durezza totale”. Essa viene comunque misurata in gradi tedeschi (°d) per gli scopi dell’acquariofilo e si definisce “GH”. Poiché non è facile misurare la durezza permanente, la calcoleremo per sottrazione, da quella totale, secondo la formula:

Durezza permanente = GH – KH

A questo punto torniamo alla nostra pentola da esperimento e supponiamo di misurare la durezza totale prima e dopo la bollitura. Useremo delle cartine multi-test oppure un misuratore liquido, proprio come abbiamo fatto per il KH. In questo caso, però, noteremo che il GH misurato inizialmente –supponiamo fosse pari a 20- si è ridotto dopo la bollitura solo per la porzione del KH. Pertanto, poiché il KH era pari a 9 inizialmente, a 2 dopo la bollitura (7 gradi si sono persi con la precipitazione) il GH inizialmente pari a 20 si è ridotto dopo la bollitura a 13. I sette gradi mancanti sono quelli relativi al KH. Speriamo che questo concetto risulti abbastanza chiaro, perché questi calcoli vi permetteranno poi di comprendere cosa accade nel vostro acquario e come gestire la durezza ed il pH.

piante in acquario di acqua dolce

I sali responsabili della durezza permanente, infatti, non precipitano con la bollitura. Si tratta di cloruri, solfati ed altri sali di metalli alcalino-terrosi e tendono a portare il pH in zona basica. Come possiamo “visualizzarli” visto che non precipitano facilmente? Lasciamo bollire ancora l’acqua nella pentola ed evaporare abbondantemente. Ad un certo punto non ci sarà più “spazio” nell’acqua per contenere i sali della durezza (si raggiungono concentrazioni di saturazione) e questi cominceranno ad incollarsi alla superficie della pentola. Quando tutta l’acqua sarà evaporata noteremo una incrostazione giallastra sulle pareti di metallo. Questi sono i sali della durezza permanente.

phcontroller

Per i nostri scopi da acquariofili non dovremo fare altro che misurare GH e KH mediante cartine o test liquidi, poi effettuare la sottrazione (GH – KH) per ottenere il valore della durezza permanente. Nel caso in cui i valori ottenuti siano troppo elevati o troppo bassi (nel prossimo numero chiariremo quali sono i limiti) potremo correggere entrambe le durezze in vari modi. Se invece i valori sono nei range corretti per le specie da allevare, non avremo che da modulare il pH, giocando sul rapporto tra KH (durezza carbonatica) ed anidride carbonica, come descritto nel precedente articolo.

Ed ora vi lasciamo riposare, per ripensare a quanto sin qui imparato. I concetti appresi, infatti, vi permetteranno di gestire il vostro acquario d’acqua dolce in maniera professionale ed in assenza di sorprese.

Le altre parti del corso uscite finora:

Bibliografia:

valerio zupo chimica in acquario piacca durezza e altre storiePiacca, durezza & altre storie – Valerio Zupo

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