Sono un impaziente, anche se non frettoloso.
La fretta induce a fare le cose con approssimazione e superficialità. L’impazienza, se trattenuta entro limiti non tossici, anima l’attesa di piacevoli inquietudini ed invoglia all’approfondimento dell’obiettivo al quale si tende.
Chi entrasse in un negozio d’acquari, desideroso di realizzare al più presto una vasca bella e funzionante, sarà certo di non sentirsi proporre un “dsb” (letto di sabbia profondo).
Questo metodo di conduzione, che ho adottato per allestire un ambiente dedicato a lps ed sps, richiede adeguati tempi di maturazione e, non avendo io frequentato monasteri zen, i ritmi e le procedure hanno messo a dura prova la mia indole nervosa.
Ma, si sa, l’acquariofilia è una “malattia curativa” e dal mondo sommerso giungono infiniti insegnamenti.
Una volta predisposta la vasca, sistemato correttamente lo spesso strato sabbioso, aggiunte le rocce e messa l’acqua, comincia il lungo periodo in cui batteri, organismi bentonici, fauna di superficie e profondità, alghe e madre natura tutta lavorano mentre l’appassionato attende. In questo stato sospeso tra nirvana e crisi di panico, ogni microscopico segnale, ogni piccola azione divengono eventi.
Quando ricevetti il barattolo per l’inoculo, contenente l’infauna per avviare il sistema, mi sentii Noè disceso dall’Arca con la missione di ripopolare il pianeta.
Naturalmente i potenziali pionieri sarebbero già presenti nella rocciata viva, ma non vi è spazio per ulteriori dubbi nella mente di un uomo in speranzosa attesa.
In momenti di debolezza, ho guardato con invidia sorridenti persone esibire il sacchetto con il corallo appena acquistato.
Poi passa… e prevale l’entusiasmo dell’osservazione, la consapevolezza di lavorare ad un progetto affascinante, il piacere di percorrere un cammino che è al tempo stesso percorso e meta.
Trascorrono le settimane e, un bel giorno, accendendo le luci per il consueto rito di contemplazione, accade il miracolo… il grandioso avvenimento; no, non è comparso un Capodoglio e nemmeno un’isola vulcanica è sorta nella vasca! Ben di più: una minuscola, millimetrica galleria si rivela ad increduli occhi. Un verme, o qualcosa di simile, ha scavato un tunnel. Eureka!
Osanna! Gaudeamus igitur! Il dsb vive!
Seguono giornate dedicate ai test. Il desiderio spinge verso le caselle chiare della scala colorimetrica di NO2, NO3, PO4. La realtà propende per tonalità più intense ed il responso è: “Ragazzo, keep calm e studia ancora”.
L’avvio del fotoperiodo è una sorta di accensione dell’albero di natale agli Champs-Élysées; un tripudio, un’emozione che spezza la notte.
Persino le inevitabili alghe che iniziano il loro ciclo sono accolte come diversivo alla monotonia. Intanto, le prime bolle di Azoto si liberano dal substrato e, con loro, sale in alto anche il morale da tempo altalenante. Ogni giorno porta un segno in più, un piccolo cumulo di sabbia, uno spirografo clandestino sbucato dalla roccia, un’acqua sempre più cristallina.
Il pensiero che lì dentro abiteranno Acropore, Scolymie, Ascidie variopinte, elegantissimi pesci, è scivolato in sottofondo, come in incubazione. Ormai, l’attenzione e addirittura la curiosità sono orientate al dsb in sé, alle dinamiche chimiche, fisiche e biologiche del sistema.
In qualche mese, insieme all’acquario, sono evoluto anch’io. Ho trasformato le effimere nozioni in esperienza diretta. Ho percepito il tempo come portatore di vita. Ho avuto vicino persone che non solo hanno condiviso e consigliato ma, come una piena, tracimando gli argini del semplice rapporto, mi hanno inondato di amicizia.
Infine il momento arriva. I test danno l’ok. L’acquario è pronto. Poso la prima Stylophora pistillata come in un rito sacro. Ha inizio una fase nuova. Tuttavia i mesi dell’attesa lasciano in me un senso di nostalgia e non sono completamente lieto di dare l’addio al periodo concluso.
L’auspicio è che il futuro riservi altrettante occasioni di scoperta e conoscenza.
Forse non sapeva del reef e neppure dell’ossidoriduzione, ma il buon Giacomo Leopardi disse bene concludendo il “Sabato del villaggio”:
“…Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d’allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo’;
ma la tua festa
ch’anco tardi a venir
non ti sia grave”.
Ciao,
Bellissimo articolo, più vicino ad una poesia che ad una prosa.
Ne approfitto per esporre una mia curiosità in merito al DSB: mi hanno detto che i coralli con la gestione DSB assumono colori più pastello mente con un classico BB si ottengono colori più intensi. Sarei curioso di avere un riscontro diretto a questa affermazione, magari seguendo i progressi di questa tua vasca.
Saluti ^_^
Ciao Federico,
grazie per l’apprezzamento!
Non ho avuto modo di allevare coralli duri con il BB, in quanto nella mia vasca con questo sistema preferisco tenere molli e pesci riservando lps ed sps al dsb.
A naso, però, ti direi che ad influenzare i colori sono più la luce, il cibo e la qualità dell’acqua non tanto il metodo di conduzione scelto.
Ho appena finito di leggere questo bellissimo articolo…
Condivido proprio tutto. Mi pareva di averlo scritto io..
Purtroppo, alla fine ho saputo della mancanza del autore.
Grazie del feedback Constantin