A volte è un po’ come montare di guardia ad un tesoro prezioso.
Si passano ore ad osservare, vegliare, simili a sentinelle all’avamposto più strategico.
La vasca deve essere monitorata e neppure gli apparati più tecnologici possono sostituire l’occhio umano, soprattutto se ben connesso a cervello e cuore.
Sto seduto con l’acquario alla mia sinistra, di fronte all’amico avversario.
Lui ha i pezzi bianchi, io i neri.
Apre con il pedone di re avanti due case (classico e2 – e4). Rispondo.
Sta al bianco muovere, ma la mia attenzione è sul fianco: non della scacchiera… sul mio fianco; il dsb.
C’è un copepode che traccia un bel solco sulla sabbia. Com’è veloce; mai visto prima.
Sposto distrattamente il cavallo perché mi sto concentrando sull’Acropora nobilis: “Sarà mica un tiraggio dal basso quello?”
Lascio momentaneamente la partita e controllo: “No, per fortuna! Il solito ingannevole riflesso della finestra. A chi tocca?”.
L’amico sbuffa e muove.
L’alfiere rischia di rimanere inutilizzato; meglio che lo usi. Diagonale di quattro case; però l’Anthias è da troppo tempo sotto alla roccia… provo a stimolarlo con un po’ di artemia. Intanto il mio alfiere è morto; l’ho portato come uno sprovveduto in bocca al nemico.
Il bianco è già fuori con molti pezzi, regina compresa.
Prima di arroccare, sarà bene regolare lo skimmer su una schiumazione leggermente più liquida. Poi metto il re al riparo.
E’ chiaro che sono sulla difensiva. Dieci secondi di concentrazione sulla mossa e tre minuti per studiare i punti di crescita della Milka.
Accidenti! Solitamente mi piace attaccare; ma come faccio se il movimento in vasca mi sembra blando? Sacrifico di fretta una torre (mica poco) ed agisco sul flusso delle pompe.
Ho esagerato. Il getto colpisce troppo direttamente la Pocillopora; mi faccio soffiare il quinto pedone ed oriento meglio l’onda in vasca.
Finalmente catturo un alfiere al nemico che si era distratto sul giallo dell’Acropora aculeus. “Guarda che sviluppo ad ombrello che ha”. Faccio notare. Intanto riguadagno il centro della scacchiera.
L’altro riprende posto e mette giù la testa sui pezzi. La mia è sulla temperatura dell’acqua; tra 0,3° partirà il refrigeratore.
“Chissà perché lo Ctenochaetus strigosus bruca come una mucca, ma non tocca mai quel ciuffo di alghe in alto? Troppo sotto la luce hqi?”
Andata anche l’altra torre.
Agisco con la cavalleria! Diversivo ai fianchi! Ciò mi darà il tempo di cercare il Calcinus elegans che non vedo in giro da ieri.
La manovra del mio decimato esercito nero è respinta. Ripiego con la regina facendo fuori un paio di pedoni. Il Kh al test di questa mattina era altino; è il caso che intervenga sul dosaggio del Balling.
Nel frattempo il bianco interviene sugli angoli del quadrato, occupandone tre su quattro.
Faccio muro con i superstiti, non senza compiacermi del fatto che la Montipora foliosa non è più marroncina bensì verde brillante.
Non c’è che dire, i colori sono notevolmente migliorati integrando gli oligoelementi.
Sono sotto la minaccia di parecchi pezzi, il re è in pericolo… tuttavia la “triade” è bilanciata, anche se ho faticato un po’ con il Mg.
Bene che mi vada sarà partita patta.
Approfitto del massimo momento di sforzo avversario per pulire il vetro. C’è sempre una goccia, un alone ad impedirmi l’ottimale visione d’insieme!
Cadono gli ultimi soldati neri. Ammucchio i cadaveri nel sacchetto di velluto e mi consolo con lo Pseudocheilinus hexataenia che lavora alla grande. Plana sui parassiti dei coralli (semmai ce ne siano) come un caccia sull’artiglieria contraerea!
Non ugualmente positivi sono gli eventi sul fronte scacchistico. Situazione critica. Assedio incessante.
La Scolymia sfoggia una gamma cromatica spettacolare. Sono rapito dal violetto che sfuma nel rosso vermiglio.
Mi scuote un perentorio annuncio: “Scacco matto!”.
Guardo il campo di gioco… effettivamente non c’è più nulla da fare.
L’amico vincitore commenta: “Ma dove stavi con la testa? Non hai giocato affatto bene”.
Mi complimento con lui e replico: “Hai ragione; anche i Chromis viridis non sono poi così male!”.