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Le malattie dell’acquariofilo

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Qui di seguito, sono elencate alcune delle principali patologie che colpiscono l’acquariofilo, fornendone inoltre una breve descrizione e indicando eventuali rimedi.

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Morbo della Sirena

Il soggetto colpito mostra una scarsa, a volte nulla, resistenza alle tentazioni. Contrariamente ad Ulisse che si fece legare all’albero della nave per non cedere vittima del canto ammaliatore, l’acquariofilo si tuffa per nuotare con le Sirene. Se entra in un negozio per comprare un barattolo di mangime, può uscirne con cinque Acropore, una nuova plafoniera e l’intento di allestire una terza vasca… magari di meduse.

La malattia cronicizza. Può essere contenuta tramite blocco del conto corrente.

Sindrome del falso test

Si manifesta tramite l’accumulo di kit, provette, reagenti e scale colorimetriche. Il disturbo tende alla zonazione. All’esordio, sarà occupato solamente il mobile dell’acquario poi, con l’aumento dei dubbi del malato circa il test Mg più affidabile, verranno via via invasi gli scaffali della casa. Nella fase terminale, quando sarà tentata anche la misurazione di oligoelementi quali il Vanadio ed il Berillio, il paziente non crederà più neppure all’orologio e, sconfortato, si dedicherà alla cura dei criceti.

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Possibile rimedio: truccare abilmente i kit.

Ritenzione osmotica

Essendo il bagno occupato per la produzione di barili d’acqua d’osmosi, il soggetto negherà, a sé ed agli altri, la necessità di espletare qualsiasi bisogno fisiologico.

Le prolungate trattenute potranno provocare fughe ai servizi dei vicini o corse al bar sotto casa.

La malattia conduce talvolta a separazioni o divorzi.

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Non esistendo cura, si raccomanda la prevenzione precoce, informandosi sull’hobby del futuro coniuge.

Disturbo del tiraggio

A differenza di una analoga disfunzione curabile con pillole blu di metilene, il disturbo del tiraggio condurrà la persona affetta a repentine levate notturne ed improvvise accensioni delle luci sulla vasca.

La “Tricolor” dovrà spolipare! La sottile linea bianca alla base dell’animale scatenerà crisi d’ansia ed attacchi di panico.

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Patologia subdola e invalidante, controllabile soltanto con l’adozione di placebo consistenti in coralli di silicone.

Monomania prolissa

Il malato attaccherà bottone con tutti: passanti, vigili urbani, statue equestri, con la missione di spiegare il fotoperiodo in un ambiente per lps, il processo di ossidoriduzione, l’inoculo in un dsb.

Sarà estremamente intollerante, sino all’aggressione, nei confronti di chi oserà chiamare “piante” i coralli. Proseguirà nella predicazione del metodo berlinese e delle sonde ORP.

Molti soggetti colpiti da tale patologia, terminano i loro giorni in completa solitudine; abbandonati da parenti, amici e conoscenti.

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Rimedio palliativo: impacchi, rigorosamente d’acqua dolce.

Spasmo del pagliaccio

Gli attacchi colpiscono appena la persona è coricata. Una serie di contrazioni, rotolamenti, strusciamenti tra cuscini e coperte, assalirà il malcapitato, ricordando il comportamento degli Amphiprion nel loro anemone.

Nei casi più gravi, il soggetto arriva alla deposizione di uova sul vetro del comodino.

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Cura: Artemia, Spirulina e, se accetta, granulare secco.

Rifrattometrosi acuta

Mutazione della “Sindrome del falso test”, si manifesta nella convinzione, da parte del malato, di non avere mai la giusta densità dell’acqua.

La persona si doterà d’innumerevoli set di rifrattometri al punto d’allarmare le forze dell’ordine.

Ogni raggio di sole che sbucherà tra le nubi causerà un prelievo dall’acquario con il contagocce e la corsa a porre il vetrino sotto adeguata luce.

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Terapia: oscuramento totale.

Taleite virale

Chi ne è colpito sosterrà di essere il miglior conoscitore di sps; il più grande acroporista dell’universo e zone limitrofe; il precursore del metodo cioccolata; il primo ad aver sussurrato all’orecchio di una Montipora foliosa.

Eseguirà talee dal proprio acquario (dei pezzi più malandati e marroni) omaggiando gli amici come stesse regalando un pezzo del proprio fegato. Effettuerà controlli a sorpresa presso la vasca del beneficiato accusandolo di aver lasciato scurire la meravigliosa talea.

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Unico rimedio l’evitamento, prima che il malato faccia notare che il microframmento non era gratis.

Quanto detto è solo minimamente rappresentativo dei rischi a cui un appassionato è esposto. Mille e mille altri disturbi possono covare sotto la sabbia.

E’ tuttavia doveroso avvertire che l’acquariofilia risulta altamente contagiosa. Ogni portatore sano trasmette il proprio patrimonio genetico modificato ad un considerevole numero di nuovi casi.

La notizia rassicurante è che non esiste, e mai esisterà, un vaccino in grado di debellare questa splendida, incontrollabile, salutare epidemia.

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3 COMMENTS

  1. Ciao Daniele, davvero simpatico l’articolo sulle patologie dell’acquariofilo, anche se dolciofilo mi sono riconosciuto come sindromi varie nei primi anni di acquariologia.
    Poi devo avere sviluppato degli anticorpi, poco efficaci dato ogni tanto ho delle ricadute.

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