Spesso l’attenzione dell’acquariofilo è concentrata sulle forme di vita più appariscenti in vasca; quasi sempre pesci e coralli. E’ tuttavia altrettanto appassionante, oltre che doveroso, curare, osservare e conoscere l’intera, enorme, massa di vita che si manifesta dentro il sistema nel suo complesso.
Là dove l’occhio non potrà arrivare, dovrà giungere lo studio, l’intuito e, perché no, la fantasia.
Innumerevoli accadimenti si susseguono e ciascuno di essi meriterebbe la massima considerazione.
A tal proposito, voglio raccontarvi una curiosa esperienza che sto attualmente vivendo al cospetto dell’acquario dedicato a lps ed sps.
Qualche settimana fa ho introdotto un paguro (precisamente un Calcinus elegans) allo scopo di tener pulite rocce e sabbia senza disturbare eccessivamente il substrato.
Diogene, questo è il suo nome in omaggio al filosofo che si portava appresso la botte come casa, è un tipo pigro e può rimanere intere ore, soprattutto se diurne, fermo e ritirato nei suoi appartamenti. Credo soffra molto il complesso di vulnerabilità, dimostrato dal fatto che se cade da un appiglio accidentalmente, rimanendo con le zampe rivolte alla superficie, attende l’oscurità per compiere la manovra di raddrizzamento.
Poi scompare per giorni, chissà… forse in ritiro ascetico.
Per due volte, in equilibrio lungo i cavi delle pompe, è uscito dall’acqua, ignaro di non approdare ad una spiaggia tropicale, ma sul pavimento di una stanza. Salvato in un paio di occasioni, Diogene ha sfoggiato un’ottima memoria, evitando di ripetere rischiose escursioni.
Talvolta, di notte, trovandomi al computer nella stanza accanto, riesco a sentire il “toc toc” della sua conchiglia contro i vetri della vasca.
Non c’è che dire: il paguro è un tipo che ama le ore piccole. Non mi stupirei di trovarlo con cappuccino e cornetto, facendo colazione dopo baldorie da nottambulo.
Ma eccomi al fatto che, pur non pretendendo di possedere requisiti di scientificità, rappresenta comunque un’occasione di riflessione.
Non è stato facile rintracciarlo in quel particolare posto dove si era cacciato. Un Calcinus lo cerchi tra gli anfratti, sui tetti della rocciata, dentro grotte delle strutture calcaree.
Diogene no! Lui stava placidamente sistemato tra i rami di una Acropora nobilis.
Per un po’ non sono intervenuto poi, temendo che disturbasse troppo il corallo, l’ho spostato (fatto spostare) sulla sabbia.
Mi sono occupato d’altro ma, passando a dare la consueta occhiata alla vasca, cosa vedo? Diogene, tornato sulla stessa Acropora (notare che non è l’unica nobilis presente).
Ripetendo l’azione più volte, il risultato non cambiava; il Calcinus si arrampicava ai soliti rami.
Non c’erano né alghe né marcescenze sull’antozoo ed era evidente che Diogene non stesse pasteggiando.
A questo punto la mia curiosità era però stuzzicata. Ho trasportato il paziente paguro nell’angolo più distante dalla “sua” Acropora e lui, sotto i miei occhi, in breve tempo è rientrato alla base.
Ho rifatto l’esperimento nei giorni successivi, collocando la bestiola in svariate zone dell’acquario e, con mia meraviglia, Diogene tornava da lei.
Non contento, ho deciso di proseguire lo “studio”. Questa volta ho spostato l’Acropora nobilis scambiandola di posizione con un’altra Acropora nobilis. Ebbene, Diogene riconosceva l’originale e continuava a salire sulla medesima, pur trovandola in tutt’altra parte dell’ambiente!
Capisco che esista una spiegazione, probabilmente banale, da me ignorata e so che, altrettanto probabilmente, è stato Diogene a compiere dei test etologici con me, non viceversa.
Al di là di tali piccole prove, com’è bello registrare le mille cose che accadono nel nostro liquido microcosmo e, forse ancor più affascinante, è pensare a tutto ciò che avviene senza la nostra osservazione, oltre la ristretta conoscenza, nel fluire del tempo indipendentemente della nostra presenza.
Adesso, il Calcinus elegans, con le sue splendide zampe blu elettrico, sale e scende dal suo rifugio sull’albero.
Per quanto mi riguarda, il dubbio mi accompagna: “Non sarà che, inavvertitamente, ho introdotto nel reef un koala con il suo eucalipto preferito?”.
Ciao Flavio,
sono stato partecipe di un attaccamento simile, un mio paguro (ne ho parecchi nel mio piccolo cubo) si è affezionato ad una Seriatopora Caliendrum e pur avendo più e più volte spostato sia il paguro che il corallo ho assistito ad una scena come quella da te descritta.
Poi tutto d’un tratto la passione è sfumata e ora vivono vite indipendenti. Chissà se anche nel tuo caso si verificherà questo divorzio inspiegabile ?