Abbandono per questa volta gli scritti grotteschi degli ultimi tempi per dedicare qualche riflessione ad un argomento che mi sta a cuore e, con sempre maggior frequenza, mi disturba: sia come acquariofilo sia come semplice persona pensante.
Non seguo molto la televisione e, quando lo faccio, preferisco i canali tematici o, nel caso delle reti generaliste, scelgo i documentari.
Ebbene, rispetto a qualche tempo fa, noto uno scadimento notevole nella divulgazione scientifica e naturalistica.
Mi pare si strizzi troppo facilmente l’occhio al sensazionalismo, all’effetto speciale, alla morbosa voglia di violenza che dilaga tra il pubblico, non più incuriosito dalle meraviglie del Pianeta, bensì desideroso di azione e gratuita cattiveria.
I documentari sul mondo marino, purtroppo, raramente sfuggono alla nuova tendenza.
La voce del narratore non è più credibilmente didattica; adesso il tono è incalzante e di atmosfera thrilling.
Abbondano le ore dedicate a squali, orche, barracuda e predatori assortiti. Non vi troverei nulla di male se la descrizione fosse approfondita e corretta; invece si infarcisce il commento con un frasario volto ad esaltare l’aspetto crudele della natura (che pur è insito in essa) come se operasse la mano occulta di un regista horror.
Lo squalo è irrimediabilmente un feroce assassino, avido e sanguinario. Una macchina per uccidere.
Le orche sono creature spietate, la cui intelligenza è volta allo sterminio di prede.
I barracuda sono cinici profittatori, branchi di famelici distruttori.
Non si trascurano meduse diaboliche e letali; piovre divoratrici e spaventose murene.
No! Questa non è divulgazione! Certo, Madre Natura sa essere spietata, ma com’è sbagliato trasmettere l’idea che esistano esseri cattivi, quasi consapevoli di incarnare prevaricazione e forza bruta.
Parlare di catena alimentare, ecosistema, ciclo della vita, probabilmente non fa audience ed al bambino obeso, abbandonato sul divano con il sacchetto di patatine, è meglio propinare informazioni inquietanti. Là sotto c’è un mondo fantasy, non un paradiso sommerso.
Il pulsare di un polipo di Xenia non sarebbe altrettanto affascinante?
Poi non manca mai lo pseudo ricercatore di turno che eroicamente s’immerge tra mille insidie (reali o presunte) infastidendo in ogni modo ambiente ed animali; purtroppo i terribili mostri, in questi casi, sono sin troppo tolleranti.
Un altro odioso frutto di pessima tv è quella trasmissione che pretenderebbe di affrontare la disciplina acquariofila; mi pare si chiami “Acquari di famiglia” o qualcosa del genere.
Ammetto di averne seguito soltanto un mezzo episodio, tuttavia più che sufficiente per giocarmi il fegato.
D’accordo, posso capire tutto, basta che il gioco sia pulito. Ammantare un programma di serietà, quando il messaggio che passa è opposto, stridente con lo spirito di chi ama davvero l’argomento, può creare seri danni.
Non ci si stupisca, poi, se un genitore ignorante entra in negozio col rampollo chiedendo di comprare una boccia con dentro Nemo!
Che tristezza vedere cosiddetti documentari in cui capricciosi miliardari, ben serviti da presunti esperti, allestiscono vasche bizzarre, volgarmente appariscenti, con assoluto disinteresse per le povere creature che andranno immolate.
Conoscenza e studio? Che roba sono?
Si può mettere in piedi un acquario di portata oceanica in un paio di giorni. Se poi ci si sbattono dentro coralli di coloratissimo silicone il tempo sprecato è ancor meno.
Sarebbe bello se esistesse anche un programma dal titolo “Acquari di famiglia, un mese dopo”.
Mi pare che dilaghi la superficialità; quasi che l’illimitato accesso all’informazione sia inversamente proporzionale allo sviluppo del senso critico, del desiderio di ricerca.
Purtroppo l’approfondimento si tralascia ed il risultato deve essere immediato, sicuro, automatico.
Perché mai ci si dovrebbe dilungare con i tempi dilatati di maturazione d’un dsb? Lo schiumatoio pulisce, cosa importa capire come e perché? Il ciclo dell’azoto ha qualcosa a che vedere con la fertilità femminile?
“The answer, my friend, is blowin’ in the wind,
the answer is blowin’ in the wind”.
(Bob Dylan).
Ciao Flavio, hai toccato un argomento davvero interessante. Sono più che d’accordo sulla prima parte, sul sensazionalismo a tutti i costi, anche se alcuni documentari, soprattutto della BBC sono davvero ben fatti, e se ascoltati in lingua originale davvero da brividi sulla schiena.
Sulla seconda parte invece sono un po’ meno d’accordo. Capisco che la visione dei documentari sugli acquari sia lontana dal nostro ambiente, fatto di biologia, coralli vivi, ed armonia, ma la realtà è probabilmente anche un’altra, che parla della maggior parte di acquariofili, chiamiamoli comunque così, che non avendo mezzi, tempo, voglia, cultura allestiscono o si fanno allestire ambienti belli da vedere, costosi, anzi costosissimi, e sono comunque contenti. Ho personalmente conosciuto Francis Yupangco di Re degli acquari, a Miami al Macna del 2013 e devo dire che, oltre ad essere una persona squisita, era molto ricercato e conosciuto da tutti, voglio dire, alla fine il mondo degli acquari può ricevere del bene, sottoforma di notorietà e voglia di fare acquari, anche da questi personaggi, per non parlare della folla che ha cercato di fare la fotografia con Wayde e Brett di Acquari di Famiglia, durante l’ultimo Interzoo… e per la cronaca no… li ho cercati più e più volte ma non sono riuscito ad incontrarli e fotografarli 🙁
Per altro ho anche visto degli acquari allestiti da loro, o perlomeno così sono pubblicizzati nel programma, in una nota catena di ristorazione americana, ed erano come quello riportato come prima foto nell’articolo. Belli, falsi, ma comunque belli da vedere, quindi presumo che il filtraggio chimico abnorme che viene fatto comunque tenga gli acquari in un bello stato da vedere.
Che ne pensi?
Danilo
Pienamente d’accordo con flavio..credo che sia giusto insegnare sopratutto ai più piccoli il rispetto per la natura per avere un mondo migliore domani e i programmi televisivi purtroppo,nella maggior parte,fanno l’esatto opposto.oggi si punta molto sullo show ma poi non bisogna lamentarsi se questo ha delle conseguenze negative…
Caro Dani,
anzitutto nota di demerito per non essere riuscito a fotografare Wayde e Brett, non è da te ;-).
Non discuto sull’estetica, essendo un’opinione molto soggettiva, e neppure sul buon funzionamento di quelle vasche.
Ok anche all’idea che, comunque, si permetta a tutti (con i soldi) di avvicinarsi all’acquariofilia.
Tuttavia temo che ciò vada a disincentivare la voglia di studio, di capire cosa sia un ecosistema e cosa ospitiamo nel nostro acquario. A lungo termine non penso avremo buoni frutti, ma emiri ricchi sfondati pronti a pagare qualsiasi cifra per strappare alla natura l’ultimo esemplare di una specie pur di averlo in salotto.
Il mercato asseconderà la domanda ovviamente, così noi e natura saremo più poveri.
Credimi ci ho provato, più e più volte… ma non sono riuscito ad incrociarli!
Io penso che chi vuole approfondire lo fa e lo farà a prescindere, chi non vuole approfondire non lo farà, e non cambia la sostanza se l’acquario sia semplice o meno, se bisogna avere il “patentino” o meno.
Purtroppo gli “emiri” ci sono già, e sono anche fra di noi… e mi riferisco a tutti quelli che, potendo, applicano il metodo euro invece del metodo balling o del reattore di calcio… 🙂
In fondo però io la vedo un po’ più ottimisticamente, non è detto che alla fine saremo più poveri. D’altronde la cultura non va da nessuna parte se non c’è qualcuno che la foraggi… e questo è sempre stato vero nella storia… Leonardo da Vinci andava da chi lo finanziava…
Danilo
Chiaro che per “emiri” non mi riferivo solo ai ricchi petrolieri, ma a chi compra senza conoscere.
Verissimo, Leonardo andava dai mecenati; lo stesso Galileo (padre della scienza moderna) arrotondava scrivendo oroscopi per la corte dei Medici.
Ma lì c’erano sensibilità ad incontrarsi, tenendo viva la cultura.
Oggi, basta volerlo, e la massa d’informazioni disponibile non offre alibi: bastano la curiosità ed il senso critico per verificare le fonti.
Eccomi, finalmente trovo il tempo di rispondere.
Complimenti Flavio per questo tuo scritto che mi permette di esprimere un opinione che da un po’ coltivo.
E’ da qualche anno che noto questa tendenza al sensazionalismo. Ovunque traspare una volontà di evidenziare il lato crudo e macabro delle notizie.
Personalmente guardo poca televisione ma questa tendenza ad evidenziare il lato feroce degli animali traspare già dai trailer che pubblicizzano la trasmissione. Ricordo ancora la reclame della trasmissione sul megalodonte (che non ho visto) che alludeva all’attuale esistenza di tali giganti solo per creare sensazionalismo.
Al giorno d’oggi il normale ha stufato, il pubblico vuole lo straordinario altrimenti sono si appaga. La radio che ascolto ha pubblicizzato per giorni una cosa chiamata “House of Max” il cui slogan era Max Party Zero Information. Ovvero la festa “al buio” dove l’inaspettato è di casa. Questo per me è indice di come il pubblico ricerchi qualcosa fuori dal comune, essendo disposta anche a gettarsi nel buio.
Per quanto riguarda “acquari di famiglia” mi sono spesso chiesto che tipo di filtraggio ci fosse dietro a quei vasconi fino a quando in un episodio mi è anche sembrato di vedere una immensa zona tecnica. Nella mia ignoranza ho riconosciuto un gigantesco skimmer affiancato da una vasta vasca piena di (credo visto che siamo in America) siporax. Questo mi fa pensare che davanti alla “facciata” da televisione ci sia anche un adeguata “tecnica” alle spalle. Mi sono sempre chiesto però se il sembrar tutto assemblato in un giorno è solo un montaggio televisivo o se veramente accade.
Ultima piccola (). Io sono il classico genitore ignorante che un giorno di festa è entrato con moglie e bimba in un negozio per cercare una vaschetta per un pesciolino rosso, ma che una settimana dopo si è ritrovato con un 26 litri chiuso con filtro biologico in cui poco dopo solo arrivati Lysmata, paguro, Occellaris e anche Synchiropus.
Questa vendita, che alcuni hanno definito “criminale”, nel mio caso ha però fatto nascere una passione che mi ha portato a documentarmi su libri, riviste e forum. Questa vaschetta da 26 litri mi ha permesso innanzitutto di conoscere questo meraviglioso mondo, tramite il quale ho conosciuto meravigliose persone (a partire da Flavio e Danilo) e a distanza di 9 nove mesi mi ritrovo a dispensare basilari consigli a neofiti, a portare avanti esperimenti (Bryopsis e Magnesio) e a gestire (in modo ancora zoppicante) due vasche degne di questo nome. Questa mia esperienza mi fa sperare che in qualcuno degli “emiri” possa nascere la passione così come è nata in me.
Grazie Federico per l’accurato commento.
Vedi, la differenza tra un capriccio ed il sorgere di una passione l’hai ben descritta. Non sono i litri d’acqua, ma i neuroni di curiosità che contano.
A presto.
Ciao Federico, grazie per i complimenti.
Io credo che dietro a quegli acquari vi sia un filtraggio esagerato, skimmer, biologico e tanta tanta chimica, quindi carboni attivi, resine e zeoliti. Un’acqua alla fine quasi sterile per evitare problemi visivi.
Io per altro ho visto dei loro acquari in funzione nella catena di ristoranti più volte da loro pubblicizzati e di cui mi sfugge il nome, e a parte il ribrezzo per i coralli finti, che ricordiamoci sono gli stessi, anzi molto più belli, di quelli usati in tutti gli acquari pubblici, Genova per prima, l’acquario sembrava girare proprio bene.
E si, penso che installino tutto in un giorno, ma non è nulla di diverso di quello che ho fatto e faccio anche io. Voglio dire, se le rocce hanno già fatto un mese di buio altrove, se l’acqua gira già da tempo, che problema c’è a mettere dentro rocce, acqua ed animali? Alla fine è come se fosse un travaso da un acquario allo stesso più grande, certo tutto deve essere fatto con cura e meticolosità, tutte caratteristiche che, per quello che si fanno pagare, non mancano di sicuro.
Danilo
Nel precedente commento ho dimenticato un appunto moooolto OT.
In uno dei pescivendoli di Torino che frequento, ho visto un bellissimo espositore con i prodotti della ATM. Quando li ho visti, li ho fissati distrattamente per un po’, poi ho guardato il pescivendolo e lui ha alzato gli occhi al cielo.
La cosa “brutta” è che una settimana dopo ho visto parecchi flaconi mancanti da quell’espositore, quindi, una volta in più ho avuto la riprova che la tivvù vende 😉