Gli appassionati tendono a somministrare diete monotone ai loro pesci.
Questo spesso asseconda gli stessi “gusti” dei pesci i quali, essendo “abitudinari“, accettano di buon grado sempre un medesimo cibo e tendono, anzi, a rifiutare alimenti variati. Questo comportamento ha una chiara motivazione evolutiva. Gli animali non conoscono le proprietà e l’eventuale tossicità degli alimenti che possono reperire in natura: rischiano continuamente di rimanere intossicati ingerendo cibi dannosi o velenosi. Quando “imparano” a mangiare un dato cibo possono almeno contare sulla certezza che fino a quel momento l’alimento in questione non abbia prodotto danni fisiologici!
I ricercatori hanno dimostrato che esistono precisi schemi comportamentali che indirizzano pesci ed invertebrati nella scelta di un alimento. Ad esempio sappiamo che gli animali acquatici riescono a riconoscere bene (e quindi ad evitare) gli alimenti tossici presenti nel loro habitat, discriminandoli in base all’odore. Al contrario, essi in genere non riconoscono gli odori delle alghe tossiche presenti in ambienti diversi da quello di origine e quindi rischiano di mangiarle e morire.
Ad esempio, gamberi e molluschi presenti in una prateria di Posidonia riconoscono l’odore delle diatomee tossiche che crescono sulla superficie delle foglie e le evitano, mangiando invece altre microalghe, non tossiche, che pure riconoscono in base all’odore. Al contrario, decapodi e molluschi che vivono in ambienti limitrofi (i quali non hanno contatti diretti con le alghe tossiche in questione) non riconoscono l’odore delle diatomee tossiche che crescono sulle foglie, e ne sono attratti, proprio come un bambino inesperto che, passeggiando per la prima volta in un bosco, sia attratto dall’odore o dal colore dei funghi velenosi e li ingerisca.
Tutto questo ha anche evidenti conseguenze ecologiche. In questo modo infatti si stabilizzano le popolazioni locali e si rende più difficile l’ingresso di specie estranee alla comunità. Insomma, grazie a questo “accordo” evolutivo, gli animali tipici della comunità di Posidonia continuano a vivere bene (perché riconoscono i pericoli e li evitano), anzi, sono difesi dalla competizione degli immigranti provenienti dall’esterno. Parimenti, le alghe tossiche presenti sulle foglie vivono benissimo, perché sono riconosciute e non ingerite. L’ingresso occasionale di un intruso nella comunità provoca una piccola perdita per le alghe (qualcuna di esse viene ingerita) ma poi tutto torna alla normalità. Niente male vero? Sarebbe un bel modello di organizzazione anche per le nostre società umane!
Torniamo però al nostro acquario. Le relazioni appena descritte fanno sì che i pesci siano alquanto sospettosi nei confronti di alimenti nuovi. Appena introdotti in acquario essi rimangono spesso digiuni per giorni, proprio perché non riescono più a reperire il copepode o il mollusco di cui si nutrivano in natura. L’appetito spesso li spinge ad accettare l’alimento somministrato e, dopo qualche giorno, imparano che esso non è dannoso, quindi continuano a mangiarlo, sempre più avidamente (l’appetito vien mangiando!).
Tutto ciò rende felice l’acquariofilo, il quale può finalmente vedere i propri pesci nutrirsi attivamente e riduce anche i suoi sensi di colpa per non aver somministrato una dieta varia, rifugiandosi dietro la solita frase “non accettano nient’altro!”.
In realtà i pesci in natura possono contare su un set di alimenti, generalmente variato, adeguato alle loro esigenze e quanto mangiano in acquario molto spesso è la causa dei maggiori problemi lamentati, quali colorazioni poco appariscenti, comportamento anormale, scarsa resistenza alle malattie, degenerazione grassa di alcuni organi interni ed annullamento delle attività riproduttive.
Senza dubbio possiamo migliorare il loro stato di salute somministrando alimenti naturali, almeno in aggiunta alla scaglia composta, che possiamo considerare base per la loro alimentazione quotidiana. Una volta che i pesci abbiano “imparato” che quell’alimento è innocuo (non velenoso, non mortale!) essi cominceranno ad accettarlo di buon grado, tornando ad abitudini alimentari più simili a quelle che caratterizzavano la loro vita in natura.
In quest’ottica gli alimenti umidi rappresentano una soluzione interessante, essendo simili (o identici) a quelli che i pesci possono reperire in natura, conservando forma e colorazioni delle loro prede originali e potendo garantire un corredo di principi alimentari teoricamente invariato. Insomma, possono essere un’alternativa comoda ai cibi freschi ed, in alcuni casi, essere ancora più utili, poiché non è possibile, per ovvii motivi, fornire ai pesci particolari prede presenti nei loro biotopi originali e ci limitiamo, in genere, a somministrare organismi che vi somigliano (larve di insetti, vermi, ecc.).
Gli alimenti umidi possono offrire invece potenzialità nuove, permettendo di somministrare ai nostri ospiti copepodi oceanici o molluschi tropicali che non potremmo mai reperire vivi e disponibili in commercio.
Essi però hanno anche alcuni lati oscuri. La conservazione di un alimento secco è cosa semplice: l’assenza di acqua permette di evitarne il deterioramento. Alcuni di essi, come i cibi liofilizzati, conservano anche molte proprietà organolettiche e nutritive e sono quindi facili da produrre, da utilizzare e da accettare. Un alimento umido, al contrario, deve fare i conti con batteri ed altri organismi degradatori, che possono sopravvivere nell’acqua che compone gli alimenti stessi. È necessario dunque sviluppare tecniche di preparazione e conservazione idonee. Alcuni produttori aggiungono grandi quantità di sale o di altri conservanti e questo produce da una parte danni alla salute dei pesci, dall’altra scarsa attrattività e nei soggetti che dovrebbero cibarsene.
Altri produttori risolvono il problema riscaldando il prodotto dopo il confezionamento, in modo da annullare la carica batterica, proprio come si fa con alcune conserve alimentari per uso umano. Questo però modifica anche le caratteristiche organolettiche del prodotto e spesso i pesci sono restii a cibarsi di un vermetto “bollito”, preferendo la solita scaglia. Pertanto, gli alimenti umidi possono vantare molti lati positivi ed altrettanto lati negativi.
Abbiamo recentemente provato un alimento umido molto promettente. Si chiama Plankton Pur ed è prodotto da JBL. Si trova nelle “solite” confezioni monodose proposte anche da altre aziende ed è contenuto in una sorta di gelatina nutritiva. Però viene prodotto mediante un processo innovativo che permette di garantire la totale assenza di conservanti.
Come sempre, dopo la somministrazione produce qualche dubbio nei pesci, specialmente se si tratta di specie schizzinose o selvatiche. I pesci si chiedono cosa sia questa strana “cosa” che non somiglia né ad una scaglia né ad un pellet! In genere però, dopo averlo ingerito, lo trovano gustoso ed imparano a mangiarlo. Li vedremo così gustare (nuovamente) copepodi e molluschi, proprio come facevano in natura.
Abbiamo anche notato che qualche pesce, dopo aver assaggiato il prodotto, lo ri-sputa nell’acqua. Questo comportamento indica, in generale, un gusto non confacente alle loro aspettative o, comunque, la presenza di infochimici che avvertono i pesci di un possibile pericolo. Studiando più a fondo il problema abbiamo anche notato che il comportamento suddetto scompare se le bustine di prodotto vengono agitate con vigore prima della somministrazione. Ci siamo resi conto, così, che la lunga permanenza nella bustina produce un ammassamento dei piccoli organismi sul fondo ed un cambiamento nella loro qualità organolettica e fisica. Tale cambiamento appare però reversibile, perché basta agitare prima dell’uso per riportare i copepodi al loro aspetto (e sapore!) originale.
Vi consigliamo quindi di provare questo espediente (apparentemente non considerato dal fabbricante, nelle istruzioni): agitate bene una bustina di Plankton Pur, tagliatela ad un bordo e somministratela subito. Noterete, molto probabilmente, una reazione di grande interesse da parte dei pesci ed osserverete, peraltro, la distribuzione del Plancton nell’acqua, proprio come farebbero degli organismi vivi, a differenza di quanto accade somministrando il prodotto senza agitarlo: in questo caso piccoli ed informi ammassi di invertebrati precipitano verso il fondo, mentre i pesci li osservano scendere, incuriositi ma sospettosi.
Insomma, basta una leggera agitazione per rendere il prodotto interessante e simile al vivo, permettendoci così di godere della vista di pesci che inseguono piccole prede animali nell’acqua, proprio come farebbero in natura.
Inoltre la somministrazione di un tale prodotto, integrando la dieta monotona che generalmente riserviamo a pesci ed invertebrati, potrà riaccendere i loro interessi sessuali e migliorare il loro stato di salute. Suggeriamo pertanto di provare e di comunicare poi le vostre esperienze (positive o negative) sul forum di questo sito, così da permetterci di comprendere qualcosa in più sull’utilità dei mangimi umidi e sugli effetti a lungo termine di un loro uso regolare, di cui sappiamo ancora molto poco.
Potete acquistare Plankton Pur da uno dei nostri sponsor come Tropical Nature o Hobby Acquari a Bologna.
Bellissima recensione, l’introduzione al reale soggetto dell’articolo potra il lettore ad un analisi sospettosa del contenuto stesso di tutto ciò che somministra in vasca.
Di mio posso dire che da sempre nella mangiatoia mescolo vari mangimi e saltuariamente somministro artemie congelate, copepodi e rotiferi vivi e quando ho tempo faccio schiudere cisti e somministro naupli.
Qualche mese fa il mio negoziante mi ha regalato un campioncino di questo prodotto ed ho visto tutti i pinnuti e gli invertebrati in completa fibrillazione all’arrivo di questa pappa.
Da allora continuo a nutrire con la mangiatoia variando la miscela con 5 prodotti che sostituisco con altri di differente tipo quando finiscono, ma una volta a settimana spengo la mangiatoia e faccio divertire gli animali con questo prodotto che continuano ad apprezzare.
Posso quindi confermare la piena soddisfazione per questo prodotto.
Grazie del feedback Federico, a breve proverò anche io… però sottolineo come l’introduzione di Valerio sia davvero bellissima da leggere!
Buongiorno. Volevo sapere se questo prodotto può essere dato come mangime principale. Grazie
Ciao Francesco, per quali pesci? Cmq in generale io consiglierei come base un ottimo granulato oltre al plankton pure.
Non ci sono certo controindicazioni ad usare del plancton come alimento principale per pesci marini, soprattutto se gli stessi sono planctonofagi!. Tuttavia, si tenga presente che un pesce in mare viaggia in aree diverse ed in diverse ore del giorno potrà trovare nell’acqua organismi diversi, dalle larve di pesci alle uova di echinodermi. Ovviamente un prodotto conservato non può contenere “tutto”. Pertanto mi associo al consiglio saggio, di somministrarlo in associazione con un alimento composto. D’altra parte, si suggerisce sempre di abbinare più alimenti per garantire una dieta completa e varia, e questo vale anche per il prodotto in questione.