Per chi non sia pratico di acquari è facile stimare male il volume della vasca che ci troviamo davanti, di solito le vasche piccole sembrano tendenzialmente più grandi, e le grandi sembrano più piccole.
Questo perché se noi ingrandissimo l’acquario del doppio per ognuna delle tre dimensioni, lunghezza, larghezza ed altezza, il volume diventerebbe otto volte maggiore. Un acquario minuscolo (25x20x20) contiene 10l, un acquario che abbia tutte le misure raddoppiate (50x40x40) contiene invece già 80 litri!
Per raddoppiare il volume dobbiamo moltiplicare le grandezze solo per la terza radice di due, ossia circa 1.26.
Infatti un acquario da 63×50,4×50,4 (le misure precedenti moltiplicate, appunto, per 1,26) contiene già 160 litri.
Ancora più interessante potrebbe essere il discorso applicato alle aree (che crescono col quadrato della distanza), ammettendo di guardare solo dal vetro frontale di un acquario: l’area che noi osserviamo è pari alla lunghezza dell’acquario per l’altezza. In questo caso un acquario da 100x50x50 (250 litri) ci offre un area di mezzo metro quadrato, un acquario da 80x30x40 (meno di 100litri) ci offre già un area di 0,32 metri quadrati, ossia quasi due terzi dell’acquario precedente, pur avendo meno della metà dei litri.
La stessa cosa vale per l’area del fondo, su cui mettere sabbia e rocce. Usando gli acquari precedenti il 250 litri ha una superficie sul fondo (e quindi anche della superficie dell’acqua) sempre di mezzo metro quadro, l’altro acquario ha invece la metà della superficie. Contando la superficie totale (tutti e sei i lati) e mantenendo le proporzioni dell’acquario uguali raddoppiare le misure significa quadruplicare l’area. Ciò vuol dire che con proporzioni costanti gli acquari più piccoli hanno un area maggiore rispetto al volume.
Anche a parità di volume possiamo influenzare l’area. La forma perfettamente cubica consente di minimizzare l’area totale dell’acquario: con 250 litri avremo un lato di 63 cm e un area totale di 2,38 m². Con una parete frontale di soli 0,4 m². Acquari lunghi e stretti permettono invece di massimizzare l’area del vetro frontale, arrivando, ad esempio, ad un area di 0,625 m² per un acquario (sempre da 250 litri) delle dimensioni di 125x40x50. Otteniamo così una superficie da cui guardare del 50% maggiore rispetto al cubo. E con 143x35x50 arriveremmo addirittura a 0,715 m², avvicinandoci al doppio della superficie del cubo per il lato frontale e 2,78 m² totali: un incremento del 17%.
Nel caso di acquari molto bassi, chiamati spesso shallow reef, che possono essere guardati dall’alto, possiamo massimizzare la superficie dell’acqua e del fondale grazie ad una forma particolarmente appiattita (per tenere i 250 litri, con un acquario da 90x90x31), ottenendo 0,8 m². Questa è una superficie notevole che ci permette anche una interessante disposizione delle rocce e dei coralli, dando l’idea di un fondale davvero ampio. Quest’area corrisponde infatti al doppio di quella che avremmo avuto con un cubo.
Le tre misure e le varie aree sono tutte importanti nell’acquario marino: il fondo, come detto, per poter posizionare rocce e coralli, la superficie (se non viene usata per osservare) è importante per l’illuminazione e lo scambio gassoso, il vetro frontale (e spesso i laterali) sono importanti per la nostra osservazione e la lunghezza per permettere ai pesci di nuotare in una direzione per una distanza abbastanza lunga (più è lungo l’acquario più potremo inserire pesci di grosse dimensioni, dal volume invece dipenderanno le quantità).
Dato che non esiste una soluzione univoca si trovano sempre accorgimenti diversi, dal cubo agli acquari superpiatti (l’acquario a parete).
Gli acquari molto piatti o con colonna d’acqua relativamente alta (oltre i 60-70cm) sono sconsigliabili per il marino, di difficile arredamento e manutenzione.