L’artista giapponese Azuma Makoto, che alcuni potrebbero ricordare per aver mandato un bonsai in viaggio nello spazio ci presenta la sua versione di un paludario diviso: “Paludarium OSAMU“.
Il paludario è una forma particolare di acquario che comprende sia una zona sommersa sia una zona di piante esterna all’acqua.
L’artista ha deciso di dividere le due parti pur mantenendole strettamente collegate dalla tecnica e permettendo uno scambio di sostanze. I collegamenti fisici sono dati da alcuni tubi che prelevano l’acqua dall’acquario per poi farla piovere sul piccolo bonsai di pino nel box adiacente, quindi l’acqua viene nuovamente raccolta per essere purificata ed immessa nuovamente nell’acquario. Oltre l’acqua anche il computer che regola la temperatura e l’umidità è in comune, come sono simili le luci led che illuminano i diversi luoghi.
Quest’opera è ispirata ai paludari inventati in Inghilterra nel diciannovesimo secolo, piccole scatole di vetro ideate per proteggere piante esotiche le quali venivano trasportate da posti lontani. I paludari avevano il compito di emulare l’ambiente naturale di queste piante, così come facciamo noi oggi con i nostri acquari.
Quest’opera, che cerca di ricreare un ecosistema in miniatura, ci ricorda quindi la dipendenza reciproca fra zone acquatiche e di terra, così come, grazie alla presenza del freddo metallo e della tecnica avanzata ci mostra come natura a tecnica possono essere strettamente connesse. Tutto questo vuole essere una dimostrazione di come l’uomo e la natura dovrebbero vivere insieme in armonia.
30 di queste sculture viventi, esposte alla Chamber Gallery di New York City, sono state vendute per cifre comprese fra 50.000 e 75.000 dollari.
[fonte Advanced Aquarist]