Dalla rivista Nature uno studio che porta in evidenza una controtendenza rispetto a quello che siamo abituati ad aspettarci della qualità di alcune barriere coralline nel mondo.
Uscito a Luglio su Nature una pubblicazione dell’Arc Centre della James Cook University, con il nome “Bright spots among the world’s coral reefs”, riporta degli inaspettati risultati ottenuti da un team di 39 scienziati internazionali che hanno identificato 15 luoghi in tutto il mondo in cui la prospettiva drammatica alla quale siamo abituati a pensare riguardo lo stato di salute delle barriere coralline non è cosi drammatica.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i “punti luminosi” non erano tutte barriere remote, in cui gli esseri umani erano assenti o dove la pesca è stata vietata, ma al contrario la maggior parte sono la “casa” per molte persone, che fanno molto affidamento sui coralli e al pescato che si può ricavare da esse. Molti di loro sono in luoghi sorprendenti come stati insulari del Pacifico, che non possono avere soldi per la conservazione, ma hanno una stretta connessione sociale con la barriera corallina e una grande attenzione per la salute dei loro oceani.
Viene specificato nell’articolo che questi 15 luoghi non sono le barriere nella migliore condizione, ma sono quelle barriere che hanno una migliore condizione di “salute” rispetto a quello che ci si aspetterebbe tenendo conto dell’impatto antropico e climatico al quale sono soggette.
Il team infatti ha creato dopo oltre 6.500 rilevazioni di barriera in 46 Paesi, un modello matematico che predice quanti pesci un sito avrebbe dovuto avere in base a 18 fattori, tra cui la profondità dell’acqua, dimensioni della popolazione e la crescita, il turismo, la pesca, se le barriere sono state protette, e altro.
I risultati ottenuti da questo modello , hanno identificato 15 punti luminosi e 35 macchie scure. Queste non erano le barriere in miglior o peggior condizione, ma quelle che discostavano dalle aspettative.
I punti luminosi sono stati principalmente nell’Oceano Pacifico, e due terzi di loro sono in luoghi popolati, come le Isole Salomone, parti dell’Indonesia, Papua Nuova Guinea e Kiribati.
Le macchie scure sono distribuite maggiormente a livello globale, e come nel caso dei punti luminosi, non significa che le barriere fossero necessariamente in condizioni terribili – ma solo peggiori di quanto ci si sarebbe aspettato.
Questa indagine preliminare ha mostrato che i punti luminosi (e le loro comunità umane nelle vicinanze) generalmente hanno quattro caratteristiche fondamentali:
1 Forti tradizioni, tra cui i diritti di proprietà e/o prassi consuete come la chiusura periodica della pesca;
2 Alti livelli di partecipazione alla gestione da parte di persone locali;
3 Alti livelli di dipendenza dalla pesca (questo sembra contro-intuitivo, ma la ricerca dimostra che dove i mezzi di sussistenza delle persone dipendono da una risorsa, sono più impegnati a gestirla in modo responsabile);
4 rifugi acque profonde per pesci e coralli;
È importante sottolineare che i primi due sono malleabili (per esempio, i governi possono invitare la popolazione locale a partecipare più attivamente alla direzione della barriera), mentre gli ultimi due lo sono meno (è difficile cambiare i mezzi di sussistenza delle persone, ed è impossibile da cambiare il paesaggio sottomarino in un modo che non avrebbe devastato le barriere nel processo).
Le caratteristiche che sono comuni nelle macchie scure sono:
1 L’uso di particolari tipi di reti da pesca che possono danneggiare l’habitat;
2 accesso diffuso ai congelatori, permettendo di catturare più pesce di quello che serve da consumare;
3 Una storia recente (negli ultimi cinque anni) di disturbo ambientale, come lo sbiancamento dei coralli o un ciclone.
Gli scienziati sperano che i punti luminosi offrano qualche speranza e alcune soluzioni che possano essere applicate nelle barriere coralline di tutto il mondo. In particolare investimenti che favoriscano il coinvolgimento locale e forniscano alle persone diritti di proprietà alle loro risorse marine cosi da spingere le persone a sviluppare soluzioni creative per la loro salvaguardia. Al contrario le macchie scure possono evidenziare i percorsi di sviluppo o di gestione al fine di evitare tali situazione nelle altre barriere, in particolare è importante evitare di investire in tecnologie che permettano una pesca più intensa, specialmente in luoghi con governo debole o dove vi siano già stati shock ambientali come cicloni o sbiancamenti. Il passo successivo sarà quello di scavare più in profondità le dinamiche sociali, istituzionali ed ecologiche nei punti luminosi.
Per maggiori informazioni: Joshua E. Cinner et al, Bright spots among the world’s coral reefs, Nature (2016). DOI: 10.1038/nature18607
Grazie, Cristian, per questa bella notizia!
Speriamo che si possa imparare qualcosa da questi punti, per poter migliorare anche altrove!