Paracanthurus hepatus (Pesce Chirurgo Blu) fotografato allo Zoo di Zurigo
Come se fosse un regalo di compleanno (con tre giorni di anticipo), da parte del Rising Tide Conservation, il 20 luglio 2016 è stata annunciata la prima riproduzione in cattività andata a buon fine del Paracanthurus hepatus, il classico pesce chirurgo blu, conosciuto dagli amanti dei film d’animazione come Dory.
La storia inizia nel 2012, quando il laboratorio di acquacoltura tropicale dell’Università della Florida iniziò a raccogliere migliaia di uova deposte da questo bellissimo pesce blu. Si scoprì così che la raccolta delle uova era davvero facile e queste venivano deposte regolarmente. Il problema parte da qui, dove delle larve di meno di due millimetri devono sopravvivere. La temperatura gioca un ruolo cruciale, come anche altri valori dell’acqua, ma dopo alcuni studi le larve che arrivavano a 4 giorni erano già l’80%. A questo punto, ora che bocca e occhi sono formati arriva il problema dell’alimentazione. Considerate che la bocca è grande appena 40-50 micron, che corrisponde a 0.05 mm. Il cibo che essi mangiano è dunque invisibile ai nostri occhi.
Moltissimi avanotti mangiano cepopodi, troppo grandi per i nostri cuccioli che quindi dovevano essere nutriti con piccoli di cepopodi, detti naupli. Quindi il team doveva allevare migliaia di piccoli napupli. Purtroppo, nonostante piccole scoperte da parte di vari team la durata di vita massima rimaneva 24 giorni.
Grazie agli aiuti dell’università delle Hawaii, che aveva riprodotto con successo il pesce chirurgo giallo, Zebrasoma flavescens (ne abbiamo parlato qui), e grazie a tanto duro lavoro nel produrre cibo vivo, finalmente gli avannotti avevano raggiunto i 40 giorni, assomigliando finalmente ai loro genitori. Al giorno 51 venivano fotografati i primi piccoli di pesce chirurgo blu riprodotto in cattività.
Per ottenere questi risultati, negli ultimi mesi i ricercatori hanno lavorato senza sosta, anche nei weekend, questo perché è stata annunciata l’uscita del film “Alla ricerca di Dori” e se le vendite cresceranno come è stato per Nemo (40% in più di pesci pagliaccio venduti a causa del film) bisognava assolutamente trovare un modo per evitare che la barriera corallina venisse rovinata ancora di più dalla pesca di questo pesce, che avviene spesso con metodi poco civili e poco rispettosi. Inoltre, nonostante l’hepatus non sia attualmente in via d’estinzione, una grande crescita della pesca può sempre creare problemi, anche solo a livello locale.
Il lavoro però è ancora lungo, infatti bisogna capire come ripetere il successo e come rendere il processo il più semplice possibile ed accessibile ai produttori commerciali, in modo che presto si possano acquistare hepatus riprodotti in cattività. Non ci resta che sperare che ciò avvenga il prima possibile. Intanto ci congratuliamo con Eric Cassiano e Kevin Barden, ma anche con tutto il loro team per questo importante successo.