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Riproduzione di Amphiprion frenatus al Sea Life di Jesolo – reportage e storia

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Il primo input per portare avanti la riproduzione di qualsiasi pesce pagliaccio è la formazione di una coppia.

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La storia degli Amphiprion frenatus a Jesolo

Quando alcuni membri del team Aquarist del Sea Life Jesolo si sono accorti di due Amphiprion frenatus diventati particolarmente territoriali, hanno iniziato a tenerli d’occhio. I due avevano ben presto ripulito l’interno di un’anfora decorativa per deporvi le uova!

Quando le piccole larve all’interno delle uova hanno mostrato distintamente i bulbi oculari (dopo circa 8 giorni dalla deposizione), l’anfora è stata spostata in una piccola vasca contenente la stessa acqua della vasca principale. In questo caso la fortuna ha voluto che le uova fossero deposte su un elemento rimovibile!

La vasca di schiusa era senza filtraggio, ma veniva effettuato un cambio d’acqua giornaliero del 20% con acqua del sistema principale. L’acqua veniva sifonata con un tubicino molto fino utilizzato per la rimozione di eventuali residui organici sul fondo della vasca. Qui l’anfora veniva riposta in modo tale che un aeratore erogasse una grossa bolla d’aria ogni tot che “accarezzasse” le uova, così da svolgere la funzione di ventilamento naturalmente intrapresa dal maschio della coppia.

Per mantenere la temperatura stabile, la vaschetta di schiusa era posta a bagnomaria in una vasca più grande contenente un termoriscaldatore. In questo modo si potevano evitare sbalzi di temperatura potenzialmente fatali per le larve appena schiuse.

La schiusa avveniva uno o due giorni dopo, solitamente di notte, ovvero la mattina appena arrivati a lavoro si trovavano tante piccole larve trasparenti nuotare nella vaschetta. Alcune delle uova non riuscivano a schiudersi, iniziando a decomporsi. Alcune larve morivano immediatamente dopo la schiusa, ma la percentuale di schiusa era comunque alta. Dopo essersi assicurati che la maggior parte delle uova fosse schiusa, l’anfora veniva rimossa. Eventuali larve morte venivano sifonate prestando particolare attenzione a non risucchiare quelle vive, che spesso riposavano sul fondo appesantite dal sacco vitellino ancora pieno.

L’alimentazione delle larve

Le larve non venivano alimentate per le prime 48 ore dalla schiusa. Per l’alimentazione venivano poi utilizzati nauplii di artemia appena schiusi. La scelta di non utilizzare i rotiferi fu inizialmente forzata: la prima schiusa di frenatus era infatti avvenuta mentre la coltura di rotiferi era stata appena avviata, e con gran sorpresa si scoprì che i frenatus in particolare possono essere allevati direttamente con l’artemia, probabilmente per le dimensioni delle larve appena schiuse leggermente superiori a quelle, per esempio, di Amphiprion ocellaris.

Per dare un’idea della quantità di nauplii utilizzata, si guardi la foto seguente: le larve non devono fare un gran sforzo per trovarne uno a portata di bocca!

Ogni giorno si procedeva con il cambio d’acqua, e reintegrazione di nauplii. In questo caso è molto importante sifonare i nauplii morti sul fondo. Ricordiamoci che l’acqua del sistema è matura ma la vasca non ha filtro!

Dopo circa una settimana dalla schiusa, le larve mostravano i primi segni di metamorfosi, e da trasparenti iniziavano a mostrare una lieve colorazione ed un maggior controllo del nuoto. Fino a questo punto la vasca rimaneva spoglia, per poi iniziare ad inserire un minimo di barriere visive e nascondigli, proporzionale alla quantità di larve presenti.

Si è notato che durante il processo di metamorfosi la mortalità era molto alta, solo una piccola percentuale delle larve riusciva a completare il processo. Questa percentuale è andata aumentando di schiusa in schiusa, con la maggiore esperienza del team si è passati da 4 esemplari a 15-20 per schiusa in pochissimo tempo!

L’organizzazione degli acquari

La coppia adulta continuava nel frattempo a deporre, veniva quindi estratta la vaschetta con i piccoli pesci dal bagnomaria per riporre al suo interno l’anfora nuovamente colma di uova. Durante le varie fasi di accrescimento i piccoli non venivano mai pescati e spostati, ma tutta la vasca si spostava. Ovviamente questo era reso possibile dalla disponibilità di vasche da utilizzare.

Solo una volta raggiunto il mezzo centimetro i piccoli A. frenatus venivano spostati in una vasca più grande stavolta con una piccola riserva con filtro biologico. Nella foto qui sotto potete notare le varie fasi di accrescimento. Nella vasca più in alto i frenatus ormai cresciuti erano alimentati 3 volte al giorno, una delle quali con nauplii di artemia, le altre due con cibo congelato e secco.

Questo procedimento è stato reso possibile dalla disponibilità di materiale di un centro come il Sea Life, ma ritengo che possa essere replicato da qualsiasi acquariofilo che abbia un minimo di dimestichezza con la tecnica e, ovviamente, tempo e materiale disponibili. La difficoltà maggiore nell’allevare i pesci pagliaccio, di solito, è la disponibilità di rotiferi. In questo caso abbiamo potuto bypassare il loro utilizzo, che invece è ancora necessario nell’allevamento di Amphiprion ocellaris.

La storia continua con gli Amphiprion ocellaris

Durante questa esperienza, anche una coppia di ocellaris ha iniziato a deporre in un’altra vasca. Qui però, inizialmente le uova erano deposte su una roccia viva sotto all’anemone, impossibile da rimuovere. Il team ha allora posizionato un pezzo di ceramica proprio al di sotto dell’amata anemone, e dopo poco….

 

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