I coralli possono sbiancare per tantissimi motivi. Lo sbiancamento è, tecnicamente, la perdita delle zooxanthellae.
Questa perdita, o espulsione, abbiamo visto che può avvenire per tantissimi motivi diversi. Da una “botta” di calore, da una esagerata illuminazione, da reazione a somministrazioni chimiche.
E’ ovvio che evitare le cause che portano allo sbiancamento è il nostro primo obiettivo. Ma a volte lo sbiancamento avviene e non possiamo farci nulla.Quello che è importante da sapere è che un corallo anche completamente sbiancato non è morto. Non manca in effetti molto, e possiamo vedere lo sbiancamento come l’anticamera della morte dell’animale. Ma non è morto. Ed il processo è reversibile, anche se può impiegare diversi mesi, e fino ad un anno di tempo. Certo siamo parlando soprattutto di coralli in natura.
Lo studio sulle conseguenze dello sbiancamento per i coralli
In questo contesto si insinua uno degli ultimi studi portati avanti e pubblicato all’inizio di giugno su Nature, da parte di Pia Bessell-Browne, Andrew P. Negri, Rebecca Fisher, Peta L. Clode e Ross Jones.
Questi studiosi hanno osservato soprattutto tre specie di coralli, Acropora millepora, Porites Sp. e Turbinaria Reniformis.
L’osservazione si è incentrata su questi tre coralli per comprendere le tre maggiori tipologie di coralli che abitano i nostri mari. Ovvero coralli a braccio, massivi e a foglie.
Sono stati quindi portati ad una temperatura di 31 gradi per indurre loro lo sbiancamento.
I coralli, sia quelli sbiancati che quelli normalmente pigmentati, sono stati quindi ricoperti in vario modo da detrito. Le quattro modalità diverse sono state ricoprirli di 0, 11, 22 e 40 mg cm−2 d−1. Ovvero una serie di coralli non hanno subito nessun ricoprimento, e gli altri via via 11, 22 e 40 mg per centimetro al giorno.
Poi è stata misurata la capacità di espellere il sedimento per tutte le tipologie di corallo dopo 1 e 7 giorni.
Il risultato è che i coralli sbiancati, rispetto a quelli normalmente pigmentati, non riescono a rimuovere efficacemente il sedimento. Quindi si ritrovano con uno strato di sedimento che è da 3 a 4 volte quello degli animali in buona salute. E questo può portarli in breve alla sofferenza ed alla morte a seguito del primo processo di sbiancamento.
Fra i tre coralli non è sorprendente scoprire che l’Acropora millepora sia quella che ha avuto i risultati peggiori. Una volta sbiancata il detrito accumulato sopra di lei arrivava a 15 volte il detrito accumulato su un esemplare sano.
Conclusioni
Le conclusioni, che tiriamo noi, e che ha tirato Leonard Ho di Advanced Aquarist, è che è necessario aumentare il movimento per contrastare gli effetti dello sbiancamento.
Infatti i meccanismi di rimozione dei detriti da parte dei coralli sono incentrati sulla secrezione di muco e sulla pulsazione del tessuto vivo. Entrambe caratteristiche che un corallo sbiancato non possiede. E lo studio ce lo conferma. Per cui l’unico modo per aiutare i coralli è aumentare significativamente il movimento nel caso di sbiancamento accidentale. Anche magari in modalità preventiva.
Si è sempre sostenuto che il movimento, in caso di coralli duri, sarebbe dovuto essere almeno di 20 volte il volume dell’acquario per gruppo di pompe. Quindi in un acquario da 120x60x60cm ovvero da 432 litri, vorrebbe dire due pompe da circa 8600 l/h. Probabilmente alla luce di questi ed altri fattori, si potrebbe pensare di arrivare a circa 30 volte, per cui nell’esempio di cui sopra almeno 2 pompe (o gruppi di pompe) da 13.000 litri.
Si lo so cosa stiate pensando… che magari lo fate già… ma… c’è un ma… quello dovrebbe essere il movimento medio… non quello massimo.
Che ne pensate?
Riferimenti: