Difficile capire se i pesci stiano male in acquario, noi tendiamo sempre a volerli inserire in spazi molto inferiori al loro spazio minimo vitale. Speriamo che possiate trovare la nostra storia interessante.
La storia
Dopo due anni di alghe incredibilmente aggressive e di tutti i tipi, ho deciso di smontare. L’operazione tocca a molti ed il silenzio in casa che si crea (dopo aver spento per la prima volta dopo anni il maledetto schiumatoio) è pesante, soprattutto la prima notte. Non considero di certo la mia esperienza acquariofila finita ma piuttosto interrotta: avevo iniziato con pochi mezzi, una vecchia vasca da dolce, il mobile autocostruito a risparmio, l’illuminazione inadeguata, che poi si è trasformata in un’accozzaglia di luci l’una sull’altra, niente sump, i timer che continuavano a rompersi, fino a quando non ero passato all’imprecisione (ma affidabilità) di quelli meccanici, per raffreddare una ventola da server, che però faceva davvero il suo lavoro… Se da questa descrizione l’acquario poteva sembrare un disastro, effettivamente però ospitava animali molto carini, che mi seguivano da oltre due anni, principalmente parlo di due Amphiprion ocellaris, un Ecsenius bicolor, un anemone Entacmaea quadricolor cresciuto fino a sdoppiarsi, un Sarcophyton e altri coralli molli.
Fra gli animali che invece ho perso conto varie lumache e paguri (la maggior parte comunque durati oltre un anno), un granchio, una Dolabella (morta appena inserita) qualche piccola talea ed un riccio, che ho ucciso con un cambio d’acqua, a causa della salinità non perfettamente uguale (ed è lì che mi ero deciso a comprare il rifrattometro). Di alcuni mi sento responsabile, di altri proprio non so perché siano morti. Ma tutto sommato ho avuto una buona percentuale di successo. Nelle ultime settimane non pulivo neppure più il bicchiere dello schiumatoio: Con tutte quelle alghe non c’era problema di inquinanti. La mia fortuna è stata quella di tramandare la mia passione per il marino ad un mio caro amico, che ha montato un acquario poco più grande del mio, compatibile quindi con i miei animali. Finita un’abbondante fase di maturazione gli ho passato il mio gioiello: un anemone rosa/arancio con i due pesci pagliaccio. L’inserimento è stato facile per lui, con l’anemone che gli cammina per l’acquario ancora privo di coralli da distruggere, se non una talea di Caulastraea che fortunatamente non ha infastidito.
Dopo una settimana ho quindi acconsentito a passargli tutto il pacchetto. Abbiamo preso acqua dolce e spazzolino da denti per staccare l’anemone, un coltello affilato per il Sarcophyton e tolto tutte le rocce per riuscire ad estrarre il bicolor che troppo bene sa nascondersi. E, quando finalmente con le rocce avevo portato via le alghe, restava l’acqua ferma di un acquario un po’ trascurato ma, in fondo, in buona salute. I cambi d’acqua rarefatti e di grossa percentuale non erano poi una scelta così sbagliata, ho pensato, la gestione che avevo fatto era a livello del contenuto. Però sulla sabbia giacevano i miei scheletri: Carapace di granchio, conchiglie di turbo e conchiglie forse usate dai paguri…
Al mio amico, l’inserimento degli ultimi animali è andato bene e sono sopravvissuti tutti al travaso. Spero che lui non si sia portato dietro anche le mie alghe, gli ho detto di sciacquare tutto con l’acqua del suo acquario dopo aver fatto una bella acclimatazione, spero lo abbia fatto… In ogni caso ho deciso di non passargli Zohantus e Palythoa, dopo aver letto i recenti articoli comparsi qua su DaniReef.com (ad esempio qui).
Le nostre osservazioni sulla convivenza dei pesci a pagina due
Certo, adesso quei due pesci in un volume del 20% staranno meglio, e in che percentuale ? staranno meglio del 20%?
Inoltre non mi è mai chiaro perché le critiche vengano sempre indirizzate a vasche da 100 litri e non 400-500 o anche 600 litri.
Il problema sono sempre i poveri ocellaris in 100 litri, non gli acanturidi in 500.
Quelli si che stanno bene.. Animali da banco tenuti singolarmente tra l’altro, cosa che evidentemente, e convenientemente, di poco conto per voi.
Inutile far ancora critiche di questo tipo soprattutto a chi possiede vasche più piccole, perché voi possessori di vasche da 500-600 litri piene di acanturidi esenti da ogni critica, siete tali e quali a chi mette due ocellaris in 50 litri. Vi piace vedere degli animali (presi in natura tra l’altro e non di allevamento) di quel genere in un salotto qui in Europa, lontani migliaia e migliaia di km dal loro habitat. Lo fate perché siete egoisti come tutti gli altri. Non oserei definire un acquariofilo un animalista o amante degli animali. Chi li ama davvero, o meglio chi ama il loro benessere, li lascia li dove sono, in natura. Un acquariofilo è semplicemente cosi affascinato da questi animali da volerli tenere persino in casa. Ecco qual è la differenza.
Inoltre, vi ricordo che tutti questi animali vengono catturati in natura con metodi ancora piuttosto rozzi. Tempo fa un negoziante mi ha purtroppo riferito che su un ordine di 40 hepatus solo 3 sono arrivati vivi in negozio, tutti gli altri 37 sono passati a miglior vita. Ovviamente voi da questo ne siete esenti, immagino. Almeno, cosi credete. Ma sappiate che ognuno di voi è responsabile anche della morte di questi 37 Hepatus, perché finché c’è richiesta ci sarà offerta di questi animali, costi quel che costi, in questo caso purtroppo, la loro vita.
Pertanto, molto meglio un ocellaris in 50 litri, cari miei, che un hepatus in 500 litri, dato che quest’ultimo ha un costo (di morte) di una decina di suoi simili.
Almeno un ocellaris è di allevamento, e non crea poi tutto questo danno. Nasce in una vasca e morirà in una vasca, inutile fare i moralisti e girare intorno a questa storia ancora nel 2018.
Godetevi il vostro hepatus da 2 cm, al solo costo di 50€, 10 hepatus morti e barriera corallina sempre più intaccata dai metodi rozzi di cattura di questi animali.
Un saluto.
Caro Piero,
in primo luogo questo articolo non nasce per criticare nessuno, bensì dalla mia personale esperienza. Certo se avessi potuto osservare un pesce chirurgo in un acquario di dimensioni non adeguate e poi avessi potuto confrontare lo stesso tipo di pesce in branco nel suo habitat avrei probabilmente criticato acquari molto più grandi, probabilmente questo poi avrebbe richiesto una ricerca di dottorato. Infatti la mia esperienza è su un acquario molto più piccolo e per questo parlo di Ocellaris e Ecsenius Bicolor. Fra l’altro poi la critica alla grandezza dell’acquario non era diretta in primo luogo verso gli Ocellaris, quanto verso il Bicolor che è diventato più esuberante, guardando infatti in rete si nota come l’Ecsenius Bicolor necessiti di più spazio rispetto all’Ocellaris, e poi non è di allevamento.
Anche io concordo sull’importanza dei pesci d’allevamento, rispetto a quelli pescati infatti abbiamo ripetuto più volte dell’importanza della riproduzione in cattività di alcune specie (fra cui anche i pesci chirurgo). Ho anche scritto sulla sostenibilità in acquario e mi sono lamentato della pesca fatta con la dinamite. Quindi sì, la distruzione delle barriere coralline mi sta a cuore.
Trovo comunque importate sottolineare che se un pesce soffre non cambia nulla se sia nato in natura o in cattività, se il singolo individuo vive male in vasca io mi preoccupo anche solo di quell’unico animale. In ogni caso tante di queste domande me le ero già poste qui nel 2015 e quindi non mi pare affatto che noi cerchiamo di fingere che il problema non esista.
In ultimo, è impossibile dire se un acquario del 20% più grande possa davvero migliorare la situazione, ma solo perché non è facile misurare il benessere dovremmo quindi lasciarli in una vasca piccola? Se noto che il mio pesce sembra poco attivo in 100 litri non lo metto volentieri in un 120? Davvero non capisco la tua prima frase.
Ciao Piero.
Il tema che è partito dall’articolo e che poi tu sollevi a più ampia scala è molto interessante e va visto sotto diversi aspetti. Per ogni pesce, che sia esso un acanturide, un angelo, un balestra, un farfalla o qualsiasi altra cosa, si indica un volume minimo per mantenerlo in acquario. In base alle osservazioni. Nel tempo questi valori possono cambiare ed essere aumentati, seguendo la conoscenza specifica sugli specifici esemplari.
Per questo vengono criticati anche coloro che possiedono acanturidi che necessitano di un certo spazio in acquari anche grandi.
Se è visto ad esempio che lo Zebrasoma flavescens, giusto per fare un esempio, si adatta a vivere bene anche in acquari a partire da 300 litri, dove non mostra segni di nervosismo, cresce ed ha un comportamento simile a quello mostrato in natura.
Dal punto di vista etico cerchiamo, come sito, ad indirizzare ad acquistare e tenere pesci che siano compatibili con le dimensioni dell’acquario. Il discorso che fai tu, sul fatto che stiano meglio in mare, è senz’altro giustificato, anche se in cattività gli animali tendono a vivere molto più che in mare per l’assenza di predatori e le migliori condizioni ambientali, anche se dire questo può far sorridere. Inoltre ovviamente non è sempre vero.
Certo che ragionando in questo modo nessun animale sarebbe un animale da tenere in casa, che sia cane, gatto, uccellino, visto che in natura avevano ed hanno altre attitudini, il fatto di averli piegati ai nostri bisogni non contrasta con l’eticità della cosa, a mio modesto modo di vedere le cose.
Grazie del commento.