Ecco come gli scienziati stanno mappando il declino della grande barriera corallina con l’ausilio di droni e AI.
Spesso noi di DaniReef abbiamo descritto la situazione critica in cui versa la Grande Barriera Corallina a causa degli ampi eventi di sbiancamento che si stanno verificando negli ultimi anni. Nonostante ciò la barriera corallina non è effettivamente morta e si deve ancora monitorare cosa stia accadendo da vicino per cercare di interrompere il danno, ove possibile.
Ecco perché una team di scienziati, dell’Università di Tecnologia del Queensland (QUT) e dell’Istituto australiano per la scienza marina (AIMS), sta lavorando allo sviluppo di una gamma di tecnologie per mappare, monitorare e tenere d’occhio la salute della Grande Barriera Corallina.
I droni come strumento
Il QUT ha lavorato molto nel corso degli anni per realizzare efficienti sistemi di guida aerea senza pilota (Unmanned Aerial Vehicles, aka drones), sistemi che adesso istallati sui droni e programmati per monitorare rapidamente ed efficacemente la barriera corallina, possono tornare molto utili alla conservazione ambientale.
“Prendendo le letture dall’aria e verificandole con i dati AIMS (Australian Institute of Marine Science) presi da sotto la superficie, stiamo insegnando al sistema come vedere e classificare i livelli di sbiancamento“, ha detto uno dei ricercatori del QUT, Felipe Gonzalez.
“Volare a 60 metri sopra la superfice dell’acqua ci dà una risoluzione spaziale di 9,2 centimetri per pixel, più che sufficiente come dettaglio per individuare e monitorare i coralli i e il loro livello di sbiancamento“.
La grande barriera corallina australiana
La grande barriera corallina australiana con le sue generose dimensioni e con le oltre 2.900 barriere coralline singole che si estendono su 2.300 chilometri, rende l’individuazione delle aree sbiancate o danneggiate un compito molto arduo per gli scienziati.
“I droni a bassa quota in un giorno possono coprire un’area molto più grande rispetto alle indagini fatte in acqua e non sono ostacolati dalla copertura nuvolosa come succede agli aeromobili e ai satelliti, un sistema come questo ha il reale potenziale per aumentare in modo economico la frequenza delle attività di monitoraggio“, ha dichiarato Gonzalez.
“Più scienziati avranno a portata di mano i dati degli eventi di sbiancamento, meglio si potranno affrontare. Tutto questo attraverso piccoli droni con fotocamere iperspettrali che agiranno come strumento di risposta rapida agli eventi di sbiancamento“.
Ai – intelligenza artificiale
Ma la parte più importante e interessante di questo progetto e l’intelligenza artificiale che c’è dietro. Poiché i droni riescono a produrre molti dati, è stato progettato un software AI per sfrondare le informazioni e identificare e classificare le barriere coralline.
“Stiamo costruendo un sistema di intelligenza artificiale che elabora i dati identificando e classificando le diverse impronte digitali iperspettrali per gli oggetti contenuti nel filmato“, ha dichiarato sempre Gonzalez.
“Ogni oggetto offre una firma iperspettrale unica, come un’impronta digitale… Una singola colonia di coralli darà diverse firme iperspettrali come diversa e unica sarà la “firma” data dalle barriere coralline “sbiancate”, e l’analisi di queste firme spettrali sarà fondamentale per monitorare i cambiamenti nel corso del tempo dei singoli coralli“.
Il team ha rilasciato un video, che potete vedere qui di seguito, per mostrare come funziona questa nuova tecnologia.