La Grande Barriera Corallina a causa dei recenti eventi di sbiancamento dei coralli (argomento da approfondire qui) si trova in una situazione di grande sofferenza. Con un piccolo aiuto la risposta a una parte della sua guarigione potrebbe trovarsi nella barriera corallina stessa.
In un recente articolo “New interventions are needed to save coral reefs” pubblicato su Nature da un team di ricercatori coordinati da Ken Anthony ricercatore dell’Australian Institute of Marine Science, viene esposta una controversa proposta per salvaguardare la grande barriera corallina, basata su due interventi principali: il flusso genico assistito e l’evoluzione assistita.
Entrambe le tecniche utilizzano materiale genetico esistente sul reef e non implicano l’ingegneria genetica.
Situazione della grande barriera corallina
Gli eventi di sbiancamento dei coralli nel 2016 e nel 2017 hanno provocato il più grande danno alla grande barriera corallina avvenuto fino ad oggi. Nel 2016 è morto circa il 30% di tutti i coralli sulla barriera corallina e nel 2017 il Prof Terry Hughes della James Cook University ha stimato la morte di un altro 19%.
E tutto questo mentre il riscaldamento globale ha raggiunto “solo” 1°C. Cosa succederebbe alle barriere coralline ad un aumento medio globale di 1.5 ° C, aumento equivalente all’obiettivo fissato dall’accordo sul clima di Parigi? O ad una valore ancora più alto?
Il parere dei ricercatori
Nell’articolo viene affermato che ridurre le emissioni di gas serra, ridurrebbe certamente il rischio di eventi di sbiancamento dei coralli, ma che questo avrebbe un effetto a lungo termine e di certo non impedirebbe i futuri eventi di sbiancamento che con molta probabilità accadranno nei prossimi anni. Viene anche sostenuto che gli approcci di conservazione esistenti, come il miglioramento della qualità dell’acqua intorno alle barriere coralline, il controllo della stella marina corona di spine e l’imposizione di restrizioni o divieti di pesca, non funzionano.
Pertanto, viene sostenuto che mentre le riduzioni delle emissioni sono essenziali per il futuro della barriera corallina, ora sono necessarie anche altre azioni.
“Nuovi e potenzialmente più rischiosi interventi devono essere implementati insieme agli sforzi di gestione convenzionali e una forte azione per frenare il riscaldamento globale“.
La loro proposta
Ken Anthony e il suo team ritengono che anche nel futuro più ottimista, i coralli che costruiscono le barriere devono diventare più resistenti, lo stress continuo dovuto ai cambiamenti climatici, in termini di frequenza e intensità, travolge sempre più la naturale capacità di ripresa dei coralli, nonostante i migliori sforzi di gestione convenzionale che si stanno attuando.
E sebbene i processi naturali di adattamento e acclimatazione siano in gioco, è improbabile che siano abbastanza veloci da tenere il passo con qualsiasi tasso di riscaldamento globale.
Quindi, per aumentare la resilienza della barriera corallina di fronte ai cambiamenti climatici, ritengono sia necessario prendere in considerazione nuovi interventi, e con la massima urgenza.
Essi affermano che il flusso genico assistito e l’evoluzione assistita possano aiutare la barriera corallina ora, ritardare il loro sviluppo potrebbe significare un degrado irreparabile del reef.
Flusso genico assistito
Il flusso genetico assistito è un intervento diretto sulla grande barriera corallina che si traduce nello spostare i coralli meglio adattati al caldo, alle zone più fredde della barriera corallina. I coralli nell’estremo nord sono naturalmente adattati a temperature estive più alte, da 1° a 2° C rispetto ai coralli situati più a sud.
Nell’articolo i ricercatori affermano che con tale intervento esiste l’effettiva opportunità di “costruire” la resistenza al riscaldamento futuro dell’acqua dell’oceano nella parte sud della grande barriera corallina.
“C’è già una connettività genetica naturale delle popolazioni di coralli su gran parte della barriera corallina. Ma il tasso del flusso larvale dalla parte nord alla parte sud della grande barriera è limitato, in parte a causa della corrente equatoriale meridionale che scorre ad ovest attraverso il Pacifico.”
In sostanza ritengono che spostare manualmente alcuni dei coralli settentrionali verso sud potrebbe aiutare a superare quella limitazione fisica del flusso larvale naturale nord-sud e che se si riuscisse a spostare abbastanza coralli, si potrebbe aiutare il recupero delle barriere danneggiate, da aumenti medi di temperatura dell’oceano, attraverso i coralli adattati naturalmente a temperature più elevate.
L’articolo continua con l’Evoluzione assistita, i commenti alle due proposte da parte di studiosi e professori ed i riferimenti a pagina due.