Tutti gli studi condotti fino ad oggi hanno messo in luce come i pesci potrebbero soffrire della crescente acidificazione degli oceani.
Un nuovo studio condotto da Michael D. Jarrold, Craig Humphrey, Mark I. McCormick e Philip L. Munday della James Cook University e con la collaborazione dell’Australian Institute of Marine Science, pubblicato su Nature, ha invece messo in luce un comportamento diverso da parte dei pesci marini.
Fino ad oggi infatti gli esperimenti erano stati condotti con un valore stabile di CO2 in acqua. Valore che portava ovviamente ad una maggiore acidificazione dell’acqua di riferimento. In questo esperimento invece è stato studiato il comportamento di Acanthochromis polyacanthus e di Amphiprion percula. Pesci damigella e pesci pagliaccio molto giovani. Questi pesci sono stati sottoposti a livelli stabili di CO2 in acqua in una serie di esperimenti ed a livelli variabili che simulassero le fluttuazioni che avvengono in natura.
Il comportamento nei due casi è stato molto differente.
Il Risultato dell’esperimento dell’acidificazione dell’acqua sul comportamento dei pesci
I pesci sottoposti infatti ad una concentrazione di CO2 pari a 750 µatm hanno mostrato un forte cambiamento del proprio comportamento. Andando a far emergere una lateralizzazione marcata sugli Acanthochromis polyacanthus e smorzando l’istinto predatorio degli Amphiprion percula.
Però, aumentando la concentrazione di CO2 fino a 750+300 µatm, ma facendone fluttuare il valore durante la giornata, il comportamento delle due specie di pesci si è altamente normalizzato.
I pesci oggetto dello studio sono stati scelti perché sono pesci lagunari, dove la fluttuazione di CO2 è maggiore in base ai cicli di alta e bassa marea.
Le conclusioni di questo studio mostrano come l’impatto del riscaldamento globale quale fenomeno principale dell’acidificazione degli oceani potrebbe non avere conseguenze così nefaste come si era pensato in un primo momento. Infatti la fluttuazione naturale fra i livelli di CO2 possono si modificare il comportamento nei pesci, ma anche in presenza di una forte acidità i pesci possono continuare a comportarsi normalmente se appunto in presenza di variazioni giornaliere.
Questa è una grande speranza per il futuro delle specie marine.
Inoltre giova sottolineare che spesso in acquario il livello del pH potrebbe essere piuttosto basso. Questo a causa di molteplici fattori, come il reattore di calcio, l’illuminazione o la sovrappopolazione, ad esempio. Ma la fluttuazione fra giorno e notte dovuta all’alternanza dell’illuminazione porta questo fattore a non essere così pericoloso.
Riferimenti
Ringraziamo Reefs.com per la puntuale scoperta di questi interessanti approfondimenti.