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Il fitoplancton in acquario – specie di alghe, loro allevamento e risultati

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Tetraselmis - thanks to ReefSnow
Tetraselmis – thanks to ReefSnow

Nella precedente esposizione (che puoi rileggere qui) sono stati illustrati i benefici che l’apporto del fitoplancton e dello zooplancton possono avere in un acquario di barriera e di come poter incrementare questi all’interno del nostro sistema.

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Oggi ti illustrerò alcune caratteristiche del fitoplancton che possono essere utili per valutare quale specie coltivare e somministrare regolarmente.  Prima però bisogna conoscere i vari costituenti che possono essere presenti e familiarizzare con le concentrazioni. Con l’aumentare dell’informazione sull’alimentazione umana conosciamo tutti molto bene i tre composti fondamentali: grassi, fibre e proteine, per cui non mi dilungherò oltre alla loro presentazione.

Gli aminoacidi, oltre ad essere fondamentali per noi come per molti organismi, possono essere sintetizzati o assunti tramite gli alimenti. Non tutti gli aminoacidi possono essere sintetizzati e quelli che l’organismo non può produrre da sé diventano i cosiddetti aminoacidi essenziali, senza i quali si possono riscontrare carenze nutrizionali anche patologiche.

L’altra categoria di nutrienti essenziali sono gli acidi grassi a lunga catena (link a https://it.wikipedia.org/wiki/Acidi_grassi_a_catena_lunga), grassi saturi o insaturi che hanno effetti benefici sull’organismo. Famosi negli ultimi anni sono gli acidi grassi omega 3 e 6 che hanno effetti sul colesterolo e sull’apparato circolatorio. Il pesce è consigliato per l’assunzione di questi acidi grassi, ma se considerassimo tutta la catena nutrizionale che li “accumula” nelle carni del pesce, vedremmo come questi si originano dal fitoplancton che ne può essere più o meno ricco.

I carotenoidi (link a https://it.wikipedia.org/wiki/Carotenoidi) e i vari pigmenti foto sintetizzanti o accessori, che sono necessari agli animali in quanto incapaci di sintetizzarli in proprio.

Le concentrazioni a cui mi riferivo sono molto semplici e di utilizzo pratico. Se la nostra coltura di fitoplancton ha poche cellule per unità di volume  (userò gli ml per semplicità) si dovranno somministrare molti più millilitri per ottenere lo stesso effetto se ne usassimo uno con una concentrazione più elevata. Un esempio pratico: se dosiamo 50 ml con una concentrazione di 5 milioni di cellule vegetali per ml potremmo dosare 10 ml di uno con 25 milioni a ml! La concentrazione di cellule non è facilmente misurabile, ma un bel colore verde solido che lascia passare poca  luce è molto vicina a questo valore.

Mentre il valutare la concentrazione di cellule vegetali ha un senso pratico ed un riscontro, non è altrettanto possibile sviluppare un semplice sistema che ci garantisca che l’arricchitore sia scomparso. Benché con il termine “maturo” faccia riferimento a questa seconda possibilità, ha più senso riferirsi con questo termine alla concentrazione elevata.

Poiché la coltivazione di micro-alghe marine e non solo, fa ormai parte delle biotecnologie in campi sempre più ampi, si possono ritrovare sul mercato moltissime specie con varie caratteristiche ed una scheda molto tecnica. Vista la cosmo politicità delle alghe, queste presentano caratteristiche differenti ma anche necessità nutrizionali differenti.

Le specie di alghe

Tra i molti Generi che si possono reperire sul mercato e disponibili anche a livello acquaristico la più diffusa è sicuramente la Nannochloropsis salina poiché presente in un prodotto commerciale di fine anni ’90. Del Genere Nannochloropsis, si possono trovare altre due specie: N. oculatae N. gaditana.

Il Genere è quello migliore per iniziare la coltivazione di fitoplancton in proprio benché le caratteristiche di N. salina non siano molto rilevanti, non ha particolari esigenze di accrescimento e può sopportare egregiamente anche errori di salinità o considerevoli evaporazioni.

  1. gaditana, è molto simile a N. salina, viene però prodotta in quantità elevate per l’alimentazione umana ed animale come anche N. oculata.

Appartenente allo stesso Genere, ma con un profilo nutrizionale migliore di N. salina, N. oculata, alga utilizzata in maricoltura che presenta gli stessi vantaggi di N. salina ma una composizione migliore.

Altro Genere reperibile con una certa facilità è Chlorella a cui appartengono molte specie di acqua dolce. La C. vulgaris è quella maggiormente prodotta per alimentazione umana mentre per l’uso acquaristico o professionale si usano varie specie ricondotte poi sotto al solo nome di Chlorella. Questa alga è inserita in alcuni mangimi di produzione industriale come surrogato di Spirulina(Athrospira).

Nannochloropsis - thanks to ReefSnow
Nannochloropsis – thanks to ReefSnow

Il Genere Tetraselmispresenta un elevato utilizzo in acquacoltura sia per la facilità di produzione sia perché complementare a Nannochloropsis oculata. Di questo Genere si utilizza T. suecica.

L’ultimo Genere è Isochrysis con la specie I. galbana, la più utile ed utilizzata sia in acquacoltura che maricoltura, ma anche la più difficile da accrescere. Tutti le volte che ho mantenuto quest’alga sono rimasti vitali  al massimo 6-8 mesi e poi li ho persi per contaminazioni o altre problematiche di allevamento. Questa è l’alga che presenta un profilo nutrizionale molto valido poiché ha entrambi gli acidi grassi polinsaturi DHA ed EPA in un’unica cellula il che la rende ideale per l’accrescimento di tutte le specie di larve siano di pesci che di molluschi o gamberi.

Caratteristiche delle alghe a confronto

  N. oculata Chlorella spp. T. suecica Isochrysis spp.
Misura dell’alga: 2-6 µm 4 x 4 µm  8-16 µm 4×6 µm
Tipo di alga: Verde Verde Verde alga bruna
Calorie: 48,4 Kcal/100g s.s. 326 Kcal/100g s.s. 48,2 Kcal/100g s.s.  
Vitamina C: 0,85% 0,85% 0,25% 0,29 pg/cell
Clorofilla A: 0,89% 0,89% 1,42% 6,8 pg/cell
Proteine: 52,11% 57,5% 54,66% 21,93-25,47 %
Carboidrati  12,32% 17,3% 18,31% 9,38-11,02 %
Grassi  27,64% 12,4% 14,27% 55,21-58,39%
EPA  25% 9,3% 0,08 %
ARA  5,26% 0,4%
DHA  0-0,1% 0,79 %

Esistono molte altre alghe che si possono allevare, come molte diatomee tra cui ricordo velocemente Pavlova spp. e Chaetoceros spp. che hanno delle caratteristiche molto differenti da quelle illustrate in precedenza, ma presentano anche dei maggiori problemi di produzione in ambito casalingo.

L’allevamento

L’allevamento in ambito domestico non rappresenta grande impegno o richiede particolari attrezzature, una coppia di contenitori sterilizzabili, una fonte luminosa e un piccolo aeratore con accessori sono le attrezzature utili ad avviare una piccola produzione sufficiente al fabbisogno del nostro acquario.

L’accortezza maggiore va posta sull’acquisto del prodotto da allevare (il cosiddetto starter) e sul tipo di arricchitore da scegliere. Ogni alga ha esigenze nutritive differenti ed avere a disposizione l’arricchitore  più idoneo, o già utilizzato per quello starter, può fare la differenza tra successo o fallimento.

La coltivazione, se non correttamente eseguita, può portare ad una produzione scarsa o di bassa qualità fino a perdere l’intera produzione, ma non ho mai riscontrato la crescita di altri organismi potenzialmente pericolosi.

L’utilizzo di starter algali di elevata qualità, non ci mette però al riparo da questi problemi, se le condizioni di allevamento replicate non sono corrette.

La metodologia che consiglio ormai da anni a molti appassionati, è quella del raddoppio del volume. Questa, oltre a tamponare errori di salinità o temperatura, permette di “raccogliere” una quantità idonea al nostro acquario, o alla produzione di zooplancton.

Il volume da coltivare varia in proporzione alle dimensioni dell’acquario, considerando un acquario di 100 litri si possono dosare settimanalmente 500 ml ed averne per avviare piccole colture di zooplancton. Se utilizzi il metodo sopra riportato, quello del raddoppio del volume, con la messa in produzione di  1 litro avrai ciò che ti serve per il tuo acquario.

La somministrazione del fitoplancton in acquario, se ben allevato, non ha controindicazioni, ma non si possono indicare con esattezza delle quantità, poiché la concentrazione non sarà mai nota. Il prodotto “fai da te” che puoi farti in casa avrà due fondamentali caratteristiche: sarà vivo e vitale.

Vivo, cioè non ha tamponi che mantengono inalterato l’aspetto e l’integrità della cellula, e sarà vitale, cioè capace di moltiplicarsi come farebbe in mare.

L’altro aspetto fondamentale è che lo potrai allevare alle medesime condizioni di salinità dell’acquario che stai gestendo. Questo fa si che il fitoplancton somministrato rimanga vivo e vitale anche in acquario.

Gli effetti visibili del fitoplancton in acquario

Gli effetti che potrai valutare somministrato il fitoplancton: dopo pochi giorni sarà  una maggiore trasparenza dell’acqua poiché lo schiumatoio lavorerà utilizzando ogni singola cellula per aggregare i composti disciolti. Successivamente noterai, sul medio-lungo periodo, un’aumentare delle spugne e degli organismi filtratori che contribuiranno ad eliminare le sostanze disciolte in acquario.

Piccoli possibili problemi si possono comunque sempre verificare anche utilizzando starter validi e sicuri. Per esempio non si può utilizzare l’acqua dei cambi parziali, poiché molto ricca di batteri. I batteri possono assume parte dell’arricchitore e moltiplicarsi sopraffacendo l’alga che non crescerà in modo idoneo. Inoltre nella coltura si possono presentare alghe indesiderate presenti in acquario, oppure si possono sviluppare dei ciliati (che possiamo comunque usare come zooplancton) che consumano tutta l’alga anche in solo un giorno.

Per conservare il prodotto al meglio nella settimana in cui lo somministrerai dovrai solo mantenerlo nelle medesime condizioni in cui lo hai accresciuto. La conservazione tramite stoccaggio del prodotto da somministrare in acquario in frigorifero non è consigliabile. Nella mia esperienza questa procedura è da sconsigliare poiché se la concentrazione di cellule algali è elevata, potrebbero aggregarsi ed iniziare a depositarsi cosa che successivamente le farebbe marcire. Quindi se quando riprendete il contenitore lo vedete più chiaro di quando lo avete riposto o dovete addirittura agitarlo per rimettere in sospensione il fitoplancton, l’unico posto dove mi sento di consigliarvi di versarlo è il lavandino!

N.B.:quanto sopra riportato non è assolutamente idoneo per produzioni destinate all’alimentazione umana.

[Testo di Davide Mascazzini]

Fanno parte della stessa serie:

  1. Il trasferimento globale di nutrienti in mare per capire meglio come funziona un acquario
  2. Il plancton – zooplancton e fitoplancton – andiamo a conoscerlo assieme
  3. Il Plancton in acquario e lo sbaglio sul fitoplancton come alimentazione
  4. Il fitoplancton in acquario – specie di alghe, loro allevamento e risultati
  5. Il plancton – zooplancton e fitoplancton – andiamo a conoscerlo assieme
  6. Lo zooplancton per nutrire SPS, LPS e pesci – rotiferi e copepodi
  7. Lo zooplancton meno pregiato da utilizzare in acquario: specie e caratteristiche

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