Massimo Lo Cascio ha creato dapprima un piccolissimo sistema da soli 6,5 litri, e poi un enorme sistema da 22 litri. Il tutto con una tecnica minima. Vale la pena approfondire il discorso.
Lasciamo quindi la parola a Massimo che ci racconta come è nata questa passione del mondo in piccolo.
Un picoreef da 6,5 litri
Oggi giorno grazie alle conoscenze acquisite, all’esperienza di molti appassionati e all’evoluzione della tecnica specifica è possibile realizzare vasche fantastiche dove coralli, fino a qualche anno fa ‘impossibili‘ crescono rigogliosi. In questi angoli di paradiso molto spesso si possono osservare pesci meravigliosi, anche numerosissimi, che sfrecciano magari in litraggi non proprio idonei ma comunque sostenibili da un punto di vista biologico grazie ad apparati in supporto al reef.
Ma con le conoscenze odierne è possibile rinunciare all’aiuto fornitoci dalla tecnica? È possibile godere di una vasca ricca e rigogliosa di vita rinunciando a tutte o a parte delle attrezzature specifiche? Se si, a cosa si deve rinunciare?
Per cercare una risposta a questo dubbio ho iniziato un esperimento partendo da un picoreef di soli 6.5 litri per poi spingermi ad un litraggio più importante anche se sempre nell’ottica dei pico di 22 litri netti.
L’obiettivo era quello di gestire un acquario marino senza l’ausilio di una tecnica specifica quindi senza sump, schiumatoio, pompe dosometriche, pompe di movimento ad ampio raggio, luci dimmerabili e programmabili, senza un progetto di linea (classici dsb o berlinese) e senza nessun protocollo di gestione classico.
Tecnica del picoreef da 6,5 litri
- Miniplafoniera da 5 watt led bianchi/blu (poi sostituita da una lumini asta 20)
- Ministriscia led blu da 3 watt
- Pompa da 400 litri ora con minifiltro caricato a lana di perlon sostituita ogni settimana per filtrazione meccanica
- Termoriscaldatore da 25 watt
- Temporizzatore collegato alle luci
- 600 gr di rocce vive
- Termometro
Maturazione del picoreef da 6,5 litri
Ho scelto rocce vive molto leggere e porose, da mesi presenti in altra vasca, senza incrostazioni algali. Il trasporto è stato veloce e quindi in pochissimo tempo erano all’interno del mio Pico. Fin da subito ho impostato un fotoperiodo di 10 ore e ho tenuto la mini plafoniera blu accesa 24 ore. Consapevole del fatto che la flora batterica se pur danneggiata era ben presente in questo tipo di rocce non ho aggiunto batteri. Ho deciso di non lasciar collassare e il sistema quindi ho iniziato a sifonare lo spurgo delle rocce fin da subito ributtando l’acqua filtrata in vasca. In questo modo ho evitato il classico collasso e ripristino del sistema batterico (che per litraggi così bassi può essere deleterio) e dopo un mese con una leggerissima fase algale alle spalle e valori di nitriti e nitrati non misurabili (test non precisi mi davano valore 0) ho iniziato l’inserimento dei coralli.
Nei seguenti 3 mesi mi sono concentrato sulla gestione del carico organico. Ho deciso di non inserire animali mobili, questo mi ha permesso di seguire con attenzione le esigenze dei coralli e in generale della vasca. Nello specifico prestavo attenzione alla pulizia estrema di tutte le superfici di vetro compreso il fondo sifonando e pulendo tutto 2 volte la settimana. Sempre bisettimanale anche la somministrazione diretta di cibo ai coralli LPS (congelato), settimanalmente invece amminoacidi e alimentazione in colonna per le esigenze di tutta la vaschetta.
Da subito ho notato un discreto consumo di kh (integrato giornalmente) di Ca e Mg integrati 2 volte la settimana. Ho deciso di avere una triade (kh tra 8.5 e 9.5) su livelli elevati in modo da rendere famelici i coralli ed aiutarmi nella gestione del carico organico. I cambi settimanali del 20% con un sale molto carico (tra l’altro kh 10.5) mi hanno aiutato a mantenere il range dei valori. Quotidianamente rabboccavo l’acqua evaporata. Devo dire che i coralli reggono molto meglio di quanto pensavo le variazioni di salinità e kh a patto di rimanere comunque nel range a loro gradito. Nel pico ho allevato coralli SPS, LPS e molli contemporaneamente non avendo perdite e notando una crescita in tutte le talee. La corrente sui coralli posso catalogarla moderata, fondamentale per lo scambio gassoso e per evitare patine organiche è che smuova energicamente la superficie dell’acqua. I test li ho fatti giornalmente (kh) e ogni 3/4 giorni (NO3, NO2, Mg, Ca). Non ho mai misurati i fosfati.
Per questioni di poco spazio e per la volontà di portare l’esperimento a litraggi più interessanti ho traslocato gli abitanti del pico 6.5 in una vasca 27x27x27. Ho aggiunto una roccia morta da 1.8 kg e ho iniziato una nuova fase dell’esperimento.
Il picoreef da 22 litri
A questo punto inizia la storia del picoreef da 22 litri. Prima di lasciare nuovamente la parola a Massimo, vi facciamo vedere un piccolo video.
La storia completa la potete leggere a pagina due, dove potrete vedere anche un reportage fotografico completo.