L’ozono, la cui formula chimica è O3, è una forma allotropica dell’ossigeno, dal caratteristico odore agliaceo. Le sue molecole, come si evince dalla formula chimica, sono formate da tre atomi di ossigeno. E allora perché se ne parla in acquariofilia? Parliamone assieme per analizzare pregi e difetti del suo uso in acquario.
Inizio con le parole del famoso acquariologo marino Anthony Rosario Calfo che nel suo libro Book of Coral Propagation scrisse a proposito dell’ozono:
L’eccesso di ozono può ferire od uccidere qualsiasi organismo ospitato nel vostro acquario. Ma questo non deve fermarvi nel considerare di usare o meno l’ozono. Ci sono molte cose che possono uccidere o ferire gli organismi in acquario. La stupidità è il primo killer di organismi viventi. Noi possiamo chiamarla errore umano se ci fa stare meglio, ma è ancora ignoranza da mancanza di informazioni, disinformazione non verificata o il fallimento nel comprendere le informazioni corrette.
Anthony Rosario Calfo – Book of Coral Propagation – pagina 119
Questa probabilmente è una citazione che dovremmo usare molto spesso. Ma torniamo all’ozono.
La molecola di ozono è molto meno stabile dell’ossigeno e tende a trasformarsi in ossigeno con liberazione di uno ione O-. In acquario questa semplice trasformazione porta a un aumento della capacità ossidativa del sistema e quindi a un aumento del potenziale Redox [ORP]. L’aumento del potenziale Redox porta a una maggiore capacità dell’acquario di ossidare le sostanze presenti accelerando tutta una serie di processi, come per esempio il ciclo biologico dell’azoto. Semplificando NH3>NO2>NO3 .
Misurando il potenziale Redox ci si può regolare per rimanere al di sotto della soglia dei 375-400 mV, che non è dannoso per nessun organismo, e neppure per l’uomo. In assenza di un ozonizzatore, misurare nel proprio acquario un valore compreso fra 300 e 400 mV significa che l’acquario stesso sia ottimamente bilanciato.
A cosa serve l’ozono in acquario?
La prima cosa che si noterà in concomitanza dell’utilizzo dell’ozono in acquario è la sua capacità di rendere incredibilmente cristallina l’acqua dell’acquario e a decolorarla tramite l’ossidazione di composti organici permettendoci di ottenere una efficacia maggiore da parte delle nostre luci, che trovano un’acqua più facile da penetrare. La seconda cosa, meno appariscente, è la riduzione dei batteri più sensibili, che vi vengono a contatto, e di alcuni, ma non tutti, gli agenti patogeni.
E allora perché non si utilizza sempre e comunque?
L’ozono non è mai stato molto popolare in acquariofilia essenzialmente per due motivi specifici.
Il primo motivo è la mancanza di una percezione di utilità assicurata da risultati documentati. Mancano infatti in letteratura dei dati, con i quali si riesca a collegare l’ozono alla riuscita del mantenimento di un acquario marino di barriera, dato che il sapere che mio “cuggino” ha un acquario stratosferico perché usa l’ozono non è una casistica da considerare per tanti motivi che non stiamo qui ad elencare. Inoltre dobbiamo considerare, e ce lo ripete anche Calfo nel suo libro, che i benefici dell’ozono possono essere ottenuti anche con altri metodi. Ad esempio l’uso del carbone attivo, ci porta ad avere un’acqua molto cristallina ed incolore, se poi volessimo avere acqua ancora più cristallina potremmo utilizzare la zeolite. Per l’aumento di ossidazione potremmo aumentare la potenza dei LED, e così via.
Il secondo motivo è che l’ozono, ad alte concentrazioni, può essere tossico sia per gli animali contenuti in acquario, come abbiamo già detto, sia per le persone che vivono nell’ambiente dove venga installato l’acquario stesso, la qual cosa genera quindi paura e diffidenza verso l’utilizzo di questo gas.
L’ozono va usato sempre assieme al carbone attivo, utilizzato sia in acqua che in aria
Le controindicazioni possono essere riassunte con la formazione di composti alogenati quali BrOH e BrO3– che, se non adeguatamente rimossi dal carbone attivo, potrebbero avere ripercussioni fortemente negative sugli organismi più sensibili contenuti in acquario, quali gamberetti, pesci molto piccoli o ancora allo stato larvale e qualche corallo molto particolare e delicato.
In qualsiasi caso si operi è opportuno collegare lo ionizzatore a uno schiumatoio costruito in acrilico o comunque garantito per la somministrazione di ozono, avendo cura di filtrare con carbone attivo ogni apertura presente sul bicchiere dello schiumatoio, per evitare che l’ozono non filtrato possa finire nell’aria. Inoltre è fondamentale monitorare il livello di ORP, chiamato anche potenziale Redox, presente in acquario, per fare in modo che, anche somministrando ozono, questo non superi il valore di 375/400 mV, per evitare potenziali problemi in vasca e fuori.
I vantaggi con l’utilizzo dell’ozono sono innegabili, ma altrettanto innegabile è il fatto che si possano ottenere quasi gli stessi vantaggi operando diversamente. L’unico utilizzo che mi sentirei di consigliare a mani basse, è l’utilizzo di ozono in acquari di soli pesci, per prevenirne le patologie, patologie che in un acquario di barriera hanno molte meno probabilità di emergere dato l’alto numero di coralli contenuto ed il minor stress.
A voi la parola.