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Espansione del Vermocane nel Mediterraneo: Rischi e Difese

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Il vermocane nel mediterraneo

Il Vermocane, un invertebrato originariamente presente solo nelle regioni meridionali e orientali del Mediterraneo, sta ora proliferando in modo molto preoccupante.

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L’innalzamento delle temperature globali ha un impatto significativo sugli ecosistemi marini, favorendo l’espansione di specie precedentemente confinate. Il Vermocane, un invertebrato originariamente presente solo nelle regioni meridionali e orientali del Mediterraneo, sta ora proliferando in modo preoccupante, causando gravi problemi alla biodiversità. Un animale presente nel nostro mare ma molto conosciuto da chi ha un acquario marino per la sua invadenza. Ma vediamo in questo articolo cosa comporta una sua eccessiva distribuzione nel nostro mare.

Il Vermocane e la sua proliferazione nel bacino mediterraneo

Il Vermocane (Hermodice carunculata), appartenente alla famiglia dei policheti, è noto per la sua voracità e capacità di predare una vasta gamma di organismi marini. Originariamente limitato alle acque più calde e poco profonde del Mediterraneo, il Vermocane sta ora estendendo il suo territorio verso nord, fino alle coste tirreniche centro-settentrionali. Questa espansione è attribuita principalmente all’aumento delle temperature delle acque, che ha reso le aree una volta inaccessibili ora adatte al Vermocane. Spesso inserito tra i parassiti o gli organismi che disturbano la flora e la fauna degli acquari marini.

Vermocane nel mediterraneo

Biologia del Vermocane: un pericolo in crescita

Il Vermocane è dotato di setole urticanti lungo il suo corpo (da 8 a 50 cm di lunghezza), che utilizza per immobilizzare le prede e difendersi dai predatori. La sua dieta include stelle marine, coralli, gorgonie, anemoni, spugne, molluschi, crostacei, ricci e persino meduse. Questa voracità lo rende un serio disturbo per gli ecosistemi marini, con il potenziale di stravolgere interi habitat e influenzare negativamente le popolazioni di altre specie. Non è l’unico animale a creare danno in un acquario se comincia a diffondersi. Per l’appunto noi di danireef.com abbiamo dedicato diversi articoli ai suoi pessimi amici.

Vermocane nel mediterraneo
Un immagine da wikipedia di vermocani in un fondale marino

Crisi climatica: il contesto dell’espansione del Vermocane

La crescente presenza del Vermocane nel Mediterraneo è strettamente legata alla crisi climatica globale. Le temperature più elevate delle acque consentono a questa specie subtropicale-tropicale di sopravvivere e proliferare in nuove aree. Inoltre, la mancanza di predatori naturali nel Mediterraneo favorisce ulteriormente la sua diffusione.

Precauzioni contro il Vermocane

Data la sua urticante natura, è fondamentale evitare il contatto diretto con il Vermocane. In caso di avvistamento, è consigliabile indossare dei guanti in silicone o utilizzare delle pinze. Per coloro che lavorano o frequentano le acque infestate dal Vermocane, è importante seguire rigorosamente le precauzioni per evitare incidenti.

Strategie di monitoraggio e contenimento

Strategie di controllo del Vermocane possono includere la raccolta manuale degli individui, l’implementazione di barriere fisiche per limitarne la diffusione e l’uso di metodi biologici come un loro predatore il Granchio freccia (Stenorhynchus seticornis) per ridurne la popolazione. Tuttavia, è fondamentale adottare approcci sostenibili che non danneggino gli altri organismi marini o gli habitat circostanti.

Predazione del vermocane ad opera dello Stenorinchus seticornsi
Lo Stenorinchus seticornis puo’ predare giovani vermocani riducendo la loro diffusione in acquario e in mare.

La gestione dell’invasione del Vermocane richiede un approccio multi-livello. Gli sforzi di monitoraggio e controllo devono essere intensificati per comprendere meglio la diffusione e l’ecologia di questa specie invasiva.

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Riferimenti

RIGHI, S., PREVEDELLI, D., & SIMONINI, R. (2020). Ecology, distribution and expansion of a Mediterranean native invader, the fireworm Hermodice carunculata (Annelida). Mediterranean Marine Science, 21(3), 558-574. doi: https://doi.org/10.12681/mms.23117

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